giovedì 6 giugno 2019

Il Papa riceve per la terza volta Putin in Vaticano il 4 luglio

@ - La “questione ucraina” al centro dell’udienza del Pontefice al leader del Cremlino, alla vigilia dell’incontro del 5-6 luglio con i membri della Chiesa greco-cattolica in Ucraina.

Per la terza volta Papa Francesco riceverà in udienza in Vaticano il presidente russo Vladimir Putin. L’incontro si terrà il prossimo 4 luglio come annuncia il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti, confermando notizie già circolate nelle scorse ore.

L’ambasciatore italiano a Mosca, Pasquale Terracciano, aveva annunciato ieri la visita del leader russo in Italia. E oggi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha confermato l’arrivo del presidente e la preparazione dell’udienza in Vaticano, sottolineando tuttavia che è da escludere ogni ipotesi - avanzata da alcune agenzie - che Putin possa invitare il Papa in Russia. Un passo che non avrebbe precedenti nella storia. «È vero - ha detto Peskov - che il viaggio di Putin e i contatti a Roma si stanno preparando. Putin dovrebbe essere ricevuto in udienza dal Papa durante la visita. Si curano gli aspetti tecnici. Rilasceremo dopo una dichiarazione sul tema».

Come detto sarà la terza volta che il Pontefice accoglie Putin nel Palazzo Apostolico dall’inizio del pontificato: la prima udienza si era svolta il 25 novembre 2013, la seconda il 10 giugno 2015. In quella occasione il colloquio tra i due era durato circa 50 minuti. 

Con una particolare coincidenza, l’appuntamento avviene alla vigilia del grande incontro del Papa con l’arcivescovo maggiore, i membri del Sinodo permanente e i metropoliti della Chiesa greco-cattolica in Ucraina che si terrà nei giorni 5-6 luglio in Vaticano per riflettere sulla «delicata e complessa situazione» in cui si trova il Paese est-europeo.

La questione «Ucraina» - insieme alla dura situazione in Medio Oriente - sarà sicuramente uno dei temi principali al centro del colloquio tra Francesco e Putin, tenendo conto delle tensioni con la Russia a livello geopolitico ed ecclesiale. Queste ultime esplose sette mesi fa con la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, separatasi quindi dal Patriarcato di Mosca che interrotto quindi i rapporti con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Uno scontro che ha fatto paventare il rischio di uno “scisma” interno alla Chiesa ortodossa. 

All’inizio di maggio, inoltre, gli attriti tra Ucraina e Russia hanno raggiunto un nuovo picco con l’annuncio di Putin della concessione della cittadinanza russa alla popolazione filo-russa delle regioni di Donetsk e Lugansk, nell’Ucraina orientale. Misura, questa, fortemente respinta dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, e bollata dal segretario generale della Nato, Volodimir Zelensky, come un tentativo di Mosca di «destabilizzare la situazione nell’Ucraina orientale». Ovvero la zona del Paese già piagata dalla sanguinosa guerra nel Donbass che dal 2014 ad oggi ha provocato circa 10mila morti.

Già nella succitata udienza del 2015, Francesco aveva chiesto a Putin «un grande sforzo per realizzare la pace» in Ucraina, «essenziale» come riposta alla «grave situazione umanitaria». I due - riferiva l’allora portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, convenivano «sull’importanza di ricostruire un clima di dialogo» e che tutte le parti si impegnassero «per attuare gli accordi di Minsk». 

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