@ - Se affronterà la questione dei preti sposati per Burke si tratterà di una disciplina che "riguarderà inevitabilmente la Chiesa universale".
Il cardinale Raymond Burke sfida gli organizzatori del Sinodo vaticano sull'Amazzonia, svelandone alcune trame. Secondo il porporato americano "non è onesto" suggerire che l'incontro, che si terrà il prossimo autunno (dal 6 al 27 ottobre) presso la Città del Vaticano, tratterà la questione del celibato clericale solo per quella regione brasiliana.
Per l’alto prelato se il sinodo affronterà la questione ("che non penso sia giusto che faccia") si tratterà di una disciplina che "riguarderà inevitabilmente la Chiesa universale". Così ha dichiarato Sua Eminenza al sito nordamericano LifeSiteNews.
A proposito del cardinale iper-progressista tedesco Walter Kasper, che ha formulato l’ipotesi secondo la quale, nel caso lo richiederanno i presuli partecipanti al Sinodo, il Papa sarebbe disposto ad accettare la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani con un nucleo familiare ancora esistente ("rispettati e accettati dalla loro comunità"), il cardinal Burke, considerato dagli osservatori di cose vaticane il punto di riferimento dell’ala non progressista della Chiesa Cattolica, ha risposto smascherandone le trame: "già un certo vescovo in Germania ha annunciato che, se il Santo Padre concederà un allentamento dell'obbligo di continenza perfetta per il clero nella regione amazzonica, i Vescovi della Germania chiederanno lo stesso rilassamento".
Il cardinal Burke ha tenuto a spiegare che la perfetta continenza per il clero "ha certamente un'origine apostolica, come dimostra lo studio classico del padre gesuita Christian Cochini, Les origines apostoliques du célibat sacerdotal".
L'ex prefetto della Segnatura apostolica ha voluto anche ricordare un santo lombardo, il Papa Paolo VI e la sua Enciclica Sacerdotalis Caelibatus in materia, datata 24 giugno 1967, ed ha dichiarato che "la Chiesa ha capito che, quando Nostro Signore chiama qualcuno al sacerdozio, lo chiama anche alla perfetta continenza come un'espressione essenziale dell'identità sacerdotale" questo perché a "coloro che chiama Egli dà anche la grazia di rispondere alla sua chiamata".
Il cardinale Burke ha concluso i suoi commenti osservando che la questione del celibato nella Regione amazzonica è "confusa" e si tratta di "una falsa nozione di evangelizzazione", che finirebbe per accettare le pratiche indigene. In secondo luogo ha aggiunto che fare riferimento ai casi degli anglicani o dei protestanti sposati ordinati, che sono stati accettati nella piena comunione con la Chiesa cattolica romana, è sbagliato. "Per quanto riguarda il celibato clericale sono richiesti degli studi e dei chiarimenti maggiori".
La possibilità che la mossa di permettere preti sposati in Amazzonia diventi il cavallo di Troia per introdurre anche nel cattolicesimo occidentale il presbiterato da sposati preoccupa diversi cattolici. Recentemente anche un altro cardinale ha fatto sentire la sua voce in materia. Si tratta di un ministro del Papa, il Prefetto della Congregazione Vaticana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il guineano Robert Sarah.
Il porporato africano, attraverso un’intervista concessa al periodico francese Valeurs actuelles ha difeso il celibato nel sacerdozio cattolico, definendolo una delle "più grandi ricchezze della Chiesa". Per Sarah "l'abbandono del celibato aggraverebbe ulteriormente la crisi della Chiesa e ridurrebbe la posizione del sacerdote, che è chiamato a essere non solo un altro Cristo, ma Cristo stesso, povero, umile e single".
Dal punto di vista laico ha espresso i suoi malumori contro il Sinodo, per altri motivi, anche il presidente brasiliano, il cattolico Jair Bolsonaro. Rispondendo ad una domanda della stampa brasiliana sul sinodo amazzonico, Bolsonaro si è detto preoccupato per le decisioni che verranno prese e ha dichiarato che "vogliono sottrarre l'Amazzonia" al Brasile. "È logico che sia preoccupato. Stanno cercando di creare, nel nome della salvaguardia dell'ambiente, un nuovo paese qui in Brasile, una grande striscia, di 136 milioni di ettari, che sarà sotto la giurisdizione del mondo. Ci vogliono rubare la nostra Amazzonia e le persone ancora non si svegliano".
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