@ - "Non esistono solo i migranti, ma anche gli italiani poveri". La lezione a Papa Francesco e al suo elemosiniere Konrad Krajewski arriva da monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio e rappresenta al meglio il malumore che si respira in Vaticano e nella chiesa "di base" per il gesto di "Don Corrado", che si è calato nel pozzetto di un palazzo occupato abusivamente a Roma per riallacciare l'elettricità sospesa a causa di 300mila euro di bollette non pagate.
"Noi non possiamo avere come unico problema, e neanche come argomento determinante, quello dei migranti. Dobbiamo pensare a tutto l'uomo, a tutti gli uomini, a ogni situazione - spiega in una intervista a La Stampa -. Siamo chiamati a essere solidali con ogni persona che viene al mondo, a cui abbiamo il dovere di proporre Cristo". "La Chiesa - spiega ancora il monsignore - deve concentrarsi sull'educazione di un popolo per renderlo consapevole della sua anima e capace di vivere generosamente la sua missione, senza presunzione e senza depressione. Benedetto XVI quando venne in visita nel Montefeltro, nella diocesi che reggevo io, invocò laici vivi, attivi e intraprendenti". L'obiettivo, spiega ancora, è quello di creare una umanità nuova. La distanza con la missione sociale del "qui e ora" di Bergoglio è totale: "Ogni prossimo è in difficoltà, non solo qualcuno. E la prima difficoltà è che la maggior parte non conosce Cristo. Perciò il primo modo di assumersi la sfida della povertà del mondo è annunciare Gesù". Un ritorno al Vangelo che spesso è stato oscurato da gesti e parole eclatanti. "Non è possibile evangelizzare senza accettare l'obbedienza alla realtà così com'è, che non dipende da noi ma che ci ritroviamo attraverso la storia. Cercare di imporre una visione astratta, artificiosa e ideologica costituisce un gravissimo errore. E se lo fanno uomini di Chiesa diventa un tradimento alla nostra missione".
Nessun commento:
Posta un commento