lunedì 29 aprile 2019

Giù gli ordini di robot. Le aziende: chiarezza sul superammortamento

@ - Male in Italia, male anche all’estero. Confermando le sensazioni delle ultime settimane, il primo trimestre per i produttori di macchine utensili evidenzia un calo significativo degli ordini, frenata in media stimata nell’8,5%.


Nelle analisi dell’associazione di categoria Ucimu-Sistemi per produrre si tratta di un arretramento corale, più marcato sul mercato interno (-9,8%) ma visibile anche all’estero, dove il calo è dell’8,2%.

Frenata interna fisiologica, dopo la corsa dell’ultimo biennio, e che pure tra i costruttori attiva un primo segnale di allerta da non trascurare.

«Ce lo aspettavamo - spiega il presidente di Ucimu-Sistemi per produrre Massimo Carboniero - e osservando l'andamento del 2018 e di questa prima frazione del 2019 possiamo affermare che i valori si stanno riportando sui livelli di normalità tipici del mercato italiano. Detto ciò, occorre però considerare che l'industria manifatturiera del paese ha ancora necessità di investire in nuovi macchinari e in nuove tecnologie di produzione. Per questo è indispensabile che le autorità di governo confermino al più presto le tecnicalità relative al ripristino del superammortamento, così come presentato nel Decreto Crescita».

Se infatti l’impianto globale dell’iperammortamento è stato confermato (salvo la rimodulazione delle aliquote, a scalare al crescere dell’importo), la novità negativa del 2019 è stata finora l’assenza dell’incentivo “standard”, la maggiorazione del 30% della quota da ammortizzare in precedenza disponibile per i beni di investimento “semplici”, non necessariamente connessi come richiesto dagli schemi di Industria 4.0.

«Perle Pmi - aggiunge Carboniero - il superammortamento rappresenta lo strumento più semplice per favorire la sostituzione e l'aggiornamento dei macchinari industriali e per questo ben si combina con l'iperammortamento, che favorisce e stimola invece la diffusione dell'innovazione in chiave digitale. L'industria manifatturiera italiana, e con essa il Paese, ha avviato, da qualche anno, un progressivo processo di rinnovamento e trasformazione volto a incrementare la competitività dell'offerta di made in Italy; interrompere questo percorso a metà del guado sarebbe rischioso, anche e soprattutto in ottica occupazionale».

Se sul piano interno la frenata degli investimenti è comunque visibile in più comparti ed è forse l’elemento più “pesante” nell’indebolimento del tasso di crescita italiano, la novità poco gradita è il segno meno anche oltreconfine, storicamente il mercato che compensava con la propria crescita la debolezza nazionale della domanda.

«Clima di instabilità politica, la concomitanza con le elezioni europee, la staticità di alcuni mercati come la Germania e di alcuni settori di sbocco particolarmente rilevanti per la macchina utensile italiana come l'automotive, così come la chiusura protezionistica di alcuni importanti mercati, rendono l'attività dei costruttori italiani oltreconfine certamente meno agevole. Per questa ragione chiediamo alle autorità di governo di ragionare sul potenziamento degli incentivi fiscali per le imprese italiane che partecipano alle fiere di riferimento per il settore che si svolgono fuori dalla Ue, poiché la presenza alle manifestazioni espositive, soprattutto in mercati lontani, rappresenta il miglior strumento di marketing per una Pmi. Alla più importante fiera organizzata in Cina, che si è svolta a metà aprile, sono, infatti, oltre 50 le imprese italiane che hanno esposto la propria tecnologia con l'obiettivo di intercettare la domanda di utilizzatori locali e dei paesi limitrofi, di certo tra le più vivaci nel panorama internazionale».

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