domenica 31 marzo 2019

Profughi, il Papa in Marocco: “Basta espulsioni di massa”

@ - A Rabat il monito del pontefice: «Barriere e respingimenti non sono soluzioni». E firma un appello con re Mohammed VI: Gerusalemme patrimonio comune.

Il «no» è forte e chiaro: le espulsioni di migranti in massa non possono e «non devono essere accettate». Un motivo su tutti: «Non permettono una corretta gestione dei casi particolari».


Nel primo giorno della visita in Marocco papa Francesco pronuncia il suo monito - mai lanciato prima in questi termini - davanti a una sessantina di immigrati, ospitati dalla Caritas di Rabat. E firma con il re Mohammed VI un appello per «preservare la Città santa di Gerusalemme come patrimonio comune dell’umanità».

Ventiquattro anni dopo san Giovanni Paolo II, un altro Papa arriva in questo Paese a maggioranza musulmana, simbolo dell’islam moderato e dialogante. È un nuovo passo, dice sull’aereo Bergoglio, dopo il punto di svolta del «Documento sulla fratellanza umana», siglato ad Abu Dhabi con il grande imam di Al-Azhar per mettere fine a terrorismo e guerre.

Breve e bagnata dalla pioggia la cerimonia di accoglienza all’aeroporto, dove Francesco riceve il benvenuto dal re. Poi entrambi, su due auto diverse vanno in un unico corteo alla grande spianata della Torre Hassan, che domina Rabat, per l’incontro con il popolo marocchino e le autorità. Migliaia le persone che lo salutano lungo i viali di una Rabat che ha fatto della liberalizzazione economica la sua bandiera, costellata di gru e cantieri. Tra le colonne dell’antico minareto, crollate per il terremoto del 1755 e restaurate negli Anni 60 lo attendono in più di 12mila. Qui Francesco ribadisce che i problemi legati alle migrazioni non si risolvono con le barriere e la diffusione della paura. Serve invece attuare gli impegni del Global compact.

Il Papa si dice «lieto di poter visitare l’Istituto per imam». È la prima volta per un pontefice. A Rabat è stata fondata una scuola per la formazione di imam, predicatori e predicatrici - sì, anche donne, altro elemento di apertura dell’islam marocchino - voluta nel 2015 proprio dal Re, guida politica e religiosa del Paese che, soprattutto dopo gli attacchi terroristici a Casablanca nel 2003, ha promosso iniziative per stemperare le tendenze radicali.

La Città Santa
Il Papa e il re firmano una richiesta particolare: «Riconoscendo l’unicità e la sacralità di Gerusalemme e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace», ritengono «importante preservare la Città santa di Gerusalemme come patrimonio comune dell’umanità» e soprattutto per i fedeli «delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica». Si augurano che «siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto».

Ai 60 migranti dell’Africa sub-sahariana scelti per rappresentare i circa 100mila che vivono oggi in Marocco, il Papa dice: «Voi affrontate una ferita grave, che grida al cielo. Non vogliamo che l’indifferenza e il silenzio siano la nostra parola». Francesco invoca più canali migratori regolari, e un «impegno comune» per non lasciare «nuovi spazi ai “mercanti di carne umana”». Finché questo non sarà realizzato, si dovranno affrontare i «flussi irregolari con giustizia, solidarietà e misericordia». Le forme di «espulsione collettiva, che non permettono una corretta gestione dei casi particolari, non devono essere accettate». Mentre i «percorsi di regolarizzazione straordinari», in particolare nei casi «di famiglie e minori, devono essere incoraggiati». E anche «semplificati»

Nessun commento: