lunedì 4 marzo 2019

La morte dell’innovazione, la fine della crescita

@ - Nel 1900 si viaggiava con un calesse aperto. Non c’era riscaldamento nè aria condizionata. Il cavallo trainava all’1% della velocità del suono, e la strada sterrata piena di buche si trasforma in un pantano di fango ogni volta che pioveva.

Solamente 60 anni dopo abbiamo il Boeing 707, viaggia all’80% della velocità del suono e può trasportare pesi che non riuscirebbero a sostenere nemmeno tutti i cavalli del mondo.

Perciò, ho iniziato chiedermi: forse la crescita economica è quasi finita? A dire la verità, alcuni motivi per credere che siamo alla fine di un’era ci sono. Prendiamo ad esempio l’economia americana, la più sviluppata dei paesi industrializzati.

Ci sono quattro tipi di vento contrario che stanno colpendo l’economia americana in faccia. Sono la demografia, l’istruzione, il debito e l’ineguaglianza. Il primo vento contrario è la demografia. È una verità lapalissiana che il nostro standard di vita aumenta più velocemente della produzione. E non abbiamo più metà della popolazione da inserire nel mondo del lavoro, come è successo negli anni ’70 e ’80 quando le donne sono entrate nella forza lavoro. Il prossimo vento contrario è l’educazione. Ci sono problemi in ogni parte del nostro sistema educativo. All’università c’è un’inflazione nel costo dell’educazione superiore che in breve tempo sarà superiore al costo delle cure mediche.

In America c’è un debito da parte degli studenti che ammonta ad un trilione di dollari.

In tutti i paesi occidentali sta avvenendo la stessa cosa. Con pochi posti di lavoro disponibili e una offerta di lavoratori incredibili, gli unici ad avere più chance sono quelli con il curriculum migliore. Questo fa schizzare le quote delle università e master più prestigiosi. Di conseguenza tutto il comparto formativo aumenta i prezzi. Poi c’è l’ineguaglianza. Abbiamo pochi ricchi e tutti gli altri poveri. Un mondo fatto di agiati che vivono in luoghi da sogno e il resto del pianeta che vive in povertà. Questo accade oggi, non è un film su un futuro distopico.

Ora. per crescere come abbiamo fatto, dobbiamo inventare cose altrettanto grandi? Ce la faremo?

Oggi siamo abituati a molte delle cose che ci circondano, non ci rendiamo conto che impatto hanno avuto nelle nostre vite e come hanno contribuito alla crescita. Se volevate leggere di notte nel 1875, vi occorreva una lampada ad olio o a petrolio. Erano difficili da controllare, la luce era debole, e potevano rappresentare un pericolo d’incendio. Entro il 1929, ormai la luce elettrica si era diffusa dappertutto. Nacque la città verticale grazie all’invenzione dell’ascensore. Gli attrezzi manuali furono sostituiti da enormi strumenti elettrici azionati a mano, tutto grazie all’elettricità.

L’elettricità è stata molto importante anche per l’emancipazione femminile. Le donne, alla fine dell’ottocento, spendevano due giorni alla settimana a fare il bucato. Poi è arrivata la lavatrice elettrica che entro il 1950, si è diffusa dappertutto. Però le donne dovevano ancora andare a fare la spesa ogni giorno, ma poi l’elettricità ci ha portato il frigorifero elettrico. Alla fine dell’Ottocento, l’unica fonte di calore nella maggior parte delle case era un grande caminetto nella cucina che era usato per cucinare e per riscaldare. Le camere da letto erano fredde. Non erano riscaldate. Ma entro il 1950, c’era il riscaldamento centralizzato dappertutto.

Poi ci fu il motore a combustione interna, inventato nel 1879. Prima dei veicoli a motore, il trasporto dipendeva interamente dal cavallo urbano, che nelle strade scaricava dagli 11 ai 22 chili di letame al giorno oltre a 3 litri e mezzo di urina. Ne risulta che ne venivano riversate in città dalle 2 alle 4 tonnellate al giorno per chilometro quadrato. Inoltre, quei cavalli mangiavano fino ad un quarto di terreno agricolo. Quando i veicoli a motore furono inventati, e divennero quasi onnipresenti entro il 1929, quel terreno agricolo fu usato per il consumo umano o per l’esportazione.

I tubi per le fognature, messi sottoterra eliminarono una delle grandi piaghe della fine dell’Ottocento, ovvero le malattie trasmesse attraverso l’acqua come il colera.

Poi ci fu la rivoluzione elettronica con i computer e con Internet. Cambiarono tutto, ma lo sappiamo, lo stiamo vivendo ancora.

Il problema che dobbiamo affrontare è che tutte queste grandi invenzioni, le dobbiamo eguagliare in futuro, e questo è un bel problema. Perché se non riusciremo a farlo, vuol dire che dobbiamo cambiare modelli economici. E non parlo di redistribuzione, parlo proprio di un vero cambio del modello di economia.

Quindi la domanda è: possiamo eguagliare quello che è stato raggiunto finora? Possiamo fare di meglio o dobbiamo farlo diversamente?

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