martedì 19 febbraio 2019

Vaticano, regole segrete per i sacerdoti padri

@ - La Chiesa conferma l'esistenza di linee guida interne per i preti che devono lasciare il ministero. Da giovedì un summit con 190 rappresentanti in Vaticano sulla pedofilia.

NEW YORK - Per i sacerdoti padri il Vaticano ha delle regole segrete interne. "Posso confermare che queste linee guida esistono", ha detto al New York Times il portavoce vaticano Alessandro Gisotti. "Si tratta di un documento interno", ha aggiunto Gisotti, precisando che ai preti padri si chiede di lasciare il sacerdozio "per assumersi la responsabilità di genitore dedicandosi esclusivamente al figlio". Il Nyt è venuto a conoscenza di queste linee guida da Vincent Doyle, figlio di un prete che ha creato un gruppo di sostegno denominato 'Coping International'.

Doyle segnala che la sua organizzazione ha 50.000 utenti di 175 diversi Paesi. Doyle ha detto al Nyt di essere venuto a conoscenza di queste linee guida nell'ottobre del 2017 quando gli sono state mostrate dall'arcivescovo Ivan Jurkovic, l'inviato vaticano all'Onu a Ginevra. "Si viene veramente chiamati 'figli degli ordinatì - ha detto Doyle - sono rimasto scioccato per il fatto che abbiano un'espressione per questo". La conferma arriva alla vigilia del summit Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa in calendario dal 21 al 24 febbraio. Una riunione di quattro giorni che prevede relazioni, confronti, video e testimonianze con i presidenti di tutte le conferenze episcopali di ogni parte del mondo. L'iniziativa dell'incontro in Vaticano assolutamente inedita, fortemente voluta da papa Francesco, vedrà sul tavolo il delicatissimo tema della pedofilia, degli abusi sessuali sui minori. Il work-shop sarà inaugurato dallo stesso Bergoglio che terrà una breve introduzione nel primo giorno di confronto.

L'incontro, dal titolo "La protezione dei minori nella chiesa", è stato presentato nella sala stampa vaticana, mentre proprio davanti, in via della Conciliazione, alcuni rappresentanti delle associazioni delle vittime degli abusi lanciavano un appello al papa. "Chiediamo si metta in pratica la tolleranza zero - le loro parole -: ogni prete colpevole deve essere dimesso dallo stato clericale e anche i vescovi che hanno coperto devono essere espulsi dalla Chiesa". Da giovedì dunque sorgerà una "nuova alba", come è stato sottolineato più volte questa mattina durante la presentazione.

Tutte le relazioni, nove in tutto, saranno inoltre trasmesse in diretta streaming sul sito del Vaticano, nel segno della trasparenza, uno dei punti cardine sul quale è incentrato l'incontro. "I vescovi devono assumersi le proprie responsabilità - ha spiegato in conferenza stampa l'arcivescovo di Chicago, card. Blase Cupich -. Questo è un punto di svolta. Non posso assicurare che da oggi in poi non ci saranno più abusi, ma le persone dovranno rispondere di quello che fanno".

"Dobbiamo spezzare questo codice del silenzio", le parole dell'arcivescovo Malta, mons. Charles Scicluna, da anni in prima linea contro la pedofilia nella Chiesa, che, a chi gli chiede se questo incontro possa trasformarsi in un buco nell'acqua replica: "Non smetteremo mai di sperare che sia la volta giusta. Non bisogna mollare sulla protezione dell'innocenza dei nostri figli, dei nostri giovani".

Durante la quattro giorni dei lavori, saranno organizzati anche incontri privati con le vittime degli abusi. I video delle loro testimonianze saranno trasmessi anche prima delle relazioni. Alcuni, inoltre, saranno pubblicati online sul sito che seguirà passo passo l'evolversi dell'incontro (www.pbc2019.org) e dove sono già disponibili numerosi documenti che accompagnano quello che lo stesso papa Francesco ha definito un "atto di forte responsabilità pastorale" per affrontare la piaga della pedofilia, "una sfida urgente del nostro tempo".

I problemi per la Chiesa sono complessi, come dimostra anche la vicenda del nunzio a Parigi, mons. Luigi Ventura, che ricevuto una denuncia per molestie sessuali e che oggi ha visto arrivare una seconda accusa dello stesso tenore: la seconda vittima, anche in questo caso un dipendente del comune di Parigi, ha definito quanto fatto da Ventura il "gesto abituale di un predatore". Un'altra vittima ha fatto un appello al Vaticano per revocare l'immunità diplomatica che protegge il nunzio".

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