mercoledì 6 febbraio 2019

L’Iraq: “Se gli Usa vogliono restare devono chiedere il permesso”

Le dichiarazioni di Donald Trump hanno irritato le autorità irachene. Il presidente americano ha detto in una intervista alla Cbs che le truppe americane resteranno in Iraq anche dopo il ritiro dalla Siria «per tenere d’occhio l’Iran». Oggi il presidente iracheno Barham Saleh ha replicato che gli Stati Uniti «non hanno chiesto il permesso per farlo» e che le priorità dell’Iraq è «combattere il terrorismo» e non «seguire l’agenda di qualcun altro», cioè appoggiare gli Usa nella lotta contro l’Iran.

Le truppe americane si sono ritirate dall’Iraq nel 2011 ma sono tornate nell’agosto del 2014 per assistere le forze di sicurezza irachene contro l’Isis.

Oggi ci sono ufficialmente 5 mila militari in 31 basi, ma la cifra complessiva sarebbe di 8 mila uomini. Nell’intervista alla Cbs Trump intendeva soprattutto ribattere alle critiche, sia dei democratici che dei repubblicani, per il suo ritiro dalla Siria, visto che restava la minaccia di cellule dell’Isis e quella dell’influenza iraniana nella regione. Il presidente ha precisato che le forze presenti in Iraq potranno fronteggiare tutte e due le minacce.

L’idea della Casa Bianca è di concentrare le forze nella grande base di Al-Asad nella provincia dell’Anbar, non lontano dal confine con la Siria. Ma gli Usa devono fronteggiare la crescente ostilità delle milizie sciite, le Hashd al-Shaabi, Forze di mobilitazione popolare. Domenica, a un posto di blocco alla periferia di Mosul, hanno bloccato una pattuglia americana e le hanno impedito di proseguire verso il centro della città, mentre il principale leader delle milizie pro-Iran, Qais al-Khazali, ha lanciato una mozione in Parlamento, vincolante nei confronti del governo, per chiedere il ritiro delle forze americane dall’Iraq.

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