domenica 3 febbraio 2019

Il Papa negli Emirati: ponte con l'Islam, ma pesano le accuse sui diritti umani

Repubblica.it - Il viaggio di tre giorni nella Penisola araba per partecipare all'incontro interreligioso sulla Fratellanza umana. Le organizzazioni umanitarie avvertono: rischio di strumentalizzazione per coprire violazioni e la sanguinosa guerra in Yemen.

ABU DHABI - Inizia oggi un viaggio storico, la prima volta di un Papa negli Emirati Arabi. Francesco vola alla volta di Abu Dhabi, capitale del Paese, petromonarchia fra le più ricche di tutta la penisola arabica con una minoranza significativa di immigrati cattolici, soprattutto indiani e filippini. Ad attenderlo il principe ereditario, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, ma anche alcune critiche - provenienti in particolare da Amnesty International - per il sospetto che il governo locale usi del viaggio per offrire un'immagine di sé come Paese tollerante e aperto che non sempre corrisponde al vero.

Francesco partecipa domani all'incontro interreligioso sulla Fratellanza umana, insieme ad altri 700 leader di varie religioni, alla presenza del grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Dopodomani, invece, l'incontro con la comunità cattolica locale, nella messa pubblica alla Zayed Sports City, la prima celebrata in pubblico e a questi livelli, con 135 mila fedeli previsti.

Per il Vaticano, gli Emirati Arabi sono considerati ponte importante fra Occidente e Oriente, ed anche fra tradizioni religiose diverse. Su questo, non a caso, ha insistito in queste ore il segretario di Stato Pietro Parolin. Il viaggio, fra l'altro, avviene mentre su scala internazionale si riaccendono le tensioni sul tema del nucleare, con la Russia che sospende la propria partecipazione al Trattato antimissili Inf - che vieta i razzi a breve e media gittata - dopo il passo indietro degli Stati Uniti dall'accordo del 1987. Un tema toccato ieri da Francesco che a una delegazione del Consiglio Nazionale del Principato di Monaco ha ricordato il discorso di Paolo VI all'Onu: "Il pericolo vero sta nell'uomo, padrone di sempre più potenti strumenti, atti alla rovina e alle più alte conquiste!", ha detto.

Secondo diversi osservatori internazionali, così anche per Amnesty International, l'arrivo del Papa può essere usato dal governo emiratino come photo opportunity per mostrare una tolleranza religiosa non sempre reale, seppure le minoranze abbiano diritto di esistenza come non avviene in altri Paesi musulmani. Amnesty International, in particolare, parla di "sistematica repressione di ogni forma di dissenso e di critica", e chiede al Papa di "segnalare alle autorità emiratine i casi dei difensori dei diritti umani in carcere".

Critiche sono arrivate anche per il fatto che gli Emirati fanno parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita in Yemen che combatte contro il movimento armato degli Houthi attaccando indiscriminatamente i civili, e provocando quella che l'Onu ha definito "la peggiore attuale crisi umanitaria provocata dall'uomo". Francesco si è espresso "più volte sulla necessità della pace, sottolineando le gravissime sofferenze del popolo yemenita e incoraggiando il negoziato", dice il portavoce vaticano Alessandro Gisotti.

Il tema della pace è in cima all'agenda del viaggio. "Fa' di me uno strumento della tua pace" è il motto, tratto dalla preghiera attribuita a Francesco d'Assisi, ricordando anche gli 800 anni del suo incontro col sultano Al-Malik Al-Kamil a Damietta, in Egitto.

Il viaggio punta a dare impulso al rapporto con l'Islam, in particolare quello più "dialogante". La volontà è di provare a mettere all'angolo i fondamentalismi, di promuovere il valore unificante delle religioni pur nelle loro diversità, di aiutare quanti vogliono liberare l'Islam dalle connotazioni violente. "Che questa visita sia un passo importante nel dialogo tra musulmani e cristiani e contribuisca alla comprensione reciproca e alla pacificazione nella regione del Medio Oriente", dice infatti Paul Hinder, vicario apostolico dell'Arabia Meridionale.

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