Anche sui social intanto è corsa alla solidarietà attraverso l'hashtag #facciamoliscendere. Fermo invece il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "In Italia si entra rispettando leggi e regole, per gli scafisti e i loro complici i porti italiani sono e resteranno chiusi". Per Silvio Berlusconi, invece, "47 migranti non sono il problema del paese". La Conferenza episcopale italiana aveva sbloccato la situazione anche la scorsa estate, quando ferma in mare era la nave Diciotti.
La Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini è pronta a ospitare i minori a bordo della nave Sea Watch 3, ormeggiata al largo del porto di Siracusa. L’associazione, secondo quanto si apprende, ha segnalato la propria disponibilità al Viminale, “con cui abbiamo collaborato per i cordoni umanitari e, lo scorso agosto, per la nave Diciotti”. Anche l’Olanda si è espressa dicendo di voler collaborare, ma solo accogliendo chi ha diritto a protezione internazionale. Fermo, invece, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha ribadito di voler tenere chiuso il porto. Per il momento, intanto, secondo quanto deciso dalla riunione urgente presso la Capitaneria di porto, i minori non accompagnati che si trovano sulla nave non sbarcheranno sulla terraferma. A confermarlo all’AdnKronos è la garante per l’infanzia Carla Trommino, presente all’incontro.
La Cei si offre di accogliere chi ha meno di 18 anni – La disponibilità della Cei potrebbe sbloccare la situazione ferma ormai da otto giorni. A bordo ci sono infatti 13 minori di cui 8 non accompagnati. Già ieri la procura dei minori di Catania aveva chiesto al governo di far scendere dall’imbarcazione chi non ha ancora compiuto 18 anni. Una richiesta che il Viminale aveva subito respinto. La scorsa estate era stata la stessa Conferenza episcopale italiana ad accogliere gran parte degli eritrei a bordo della Diciotti, rimasta bloccata in mare, davanti al porto di Catania, per diversi giorni. “Abbiamo 201 case famiglia in Italia in cui accogliamo disabili e orfani e siamo disposti ad accogliere i ragazzi”, fanno sapere ancora dalla Cei. Paolo Ramonda, come riporta Repubblica, presidente della Papa Giovanni, ha aggiunto che per i 13 ragazzi saranno aperte le porte della casa “Annunziata” di Reggio Calabria.
Olanda: “Respingete gli irregolari e collaboriamo” – Anche il governo di Amsterdam ha aperto a una collaborazione ma solo quando i migranti saranno scesi e solo quando sarà fatta distinzione tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi no. “I Paesi Bassi sono a favore di una soluzione strutturale tramite la quale, immediatamente in seguito allo sbarco, venga fatta distinzione tra coloro che hanno diritto alla protezione internazionale e coloro che non hanno questo diritto. Coloro i quali non dovessero avere diritto, dovranno essere rifiutati e rispediti indietro immediatamente dopo l’arrivo alla frontiera esterna europea. Senza una concreta prospettiva di una tale soluzione strutturale, i Paesi Bassi non parteciperanno a misure ad hoc con riguardo allo sbarco”, ha detto il ministro per l’Immigrazione, Mark Harbers, intervistato dal Corriere della Sera. Per Harbers “i Paesi Bassi, in quanto stato di bandiera, non sono neppure obbligati” a partecipare alla ricerca di una soluzione, perché la Ong tedesca che gestisce l’attività di salvataggio della Sea Watch 3 nel Mediterraneo centrale “si è mossa nuovamente di sua iniziativa. È compito del capitano della Sea Watch 3 – conclude – trovare un porto sicuro nelle vicinanze per sbarcare i 47 migranti da lui presi a bordo”.
Da Salvini a Berlusconi, il parere della politica – Resta fermo sulle sue posizioni il ministro dell’Interno. “Possono indagarmi e minacciarmi, ma io non cambio idea. In Italia si entra rispettando leggi e regole, per gli scafisti e i loro complici i porti italiani sono e resteranno chiusi. Nave olandese di Ong tedesca? Amsterdam o Berlino vi aspettano”, ha detto il leader leghista. Secondo il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in visita all’Aquila per le elezioni Regionali, “47 migranti non sono un problema”. “Si continua a far credere che l’immigrazione sia il primo problema del Paese. Io non vedo francamente che cosa possa svilupparsi con la discesa di 47 altri migranti che sono in una situazione precaria su una nave con un tempo non buono di fronte alla presenza di oltre 600mila clandestini che sono ancora in Italia che si dovevano inviare al loro Paese”, ha dichiarato il leader di FI. “Io li farei sbarcare. Poi sono d’accordo con Salvini che l’Italia ha fatto più di altri, ma prevale l’obbligo di dare soccorso in mare, rispettando le leggi del mare”, ha detto invece Carlo Calenda, intervistato a SkyTg24. “Io non penso – ha aggiunto – che possiamo dire ‘le frontiere aperte a tutti’, o dire all’Africa ‘chi vuole venire venga’, i confini vanno difesi. Ma se c’è un disastro marittimo e va una nave di una Ong, proprio perché c’è una emergenza e il diritto del mare lo prevede, la si soccorre. Poi queste iniziative di Salvini sui numeri valgono meno di zero. Non risolve ma fa campagna elettorale”.
Unhcr, Oim e le altre associazioni: “Fateli scendere subito” – “Esprimiamo grave preoccupazione per la situazione dei 47 migranti e rifugiati soccorsi lo scorso sabato dalla nave SeaWatch3, ai quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro”, si legge in una nota diffusa dall‘Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), dall’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e dall’Unicef . “La nave si trova adesso in acque italiane dove ha potuto cercare riparo dalle difficili condizioni meteo che stanno interessando il Mediterraneo in questi giorni – continua il documento – La situazione a bordo è critica in quanto, non essendoci abbastanza posto all’interno dell’imbarcazione, alcune delle persone sono obbligate a restare all’esterno, sul ponte. Questa situazione non può essere protratta a lungo, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con basse temperature e mare mosso”. In particolare, si legge ancora, è la condizione dei minori per i quali “è d’obbligo attivare quanto prima misure di protezione e tutela adeguate, in linea con le convenzioni internazionali” a preoccupare. Le associazioni, poi, ricordano anche i numeri delle tragedie in mare di questo primo mese del 2019. “Dall’inizio dell’anno sono morte quasi 200 persone nel Mediterraneo, di cui almeno 130 nelle acque che separano la Libia dall’Europa, e la priorità assoluta resta quella di salvare vite umane e garantire un porto di sbarco sicuro e un’assistenza adeguata a persone che hanno già rischiato la vita a bordo di imbarcazioni fatiscenti. È allo stesso tempo necessario che, fino a quando la Libia non sarà considerata un porto sicuro, tutti gli Stati europei dimostrino finalmente senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati che rischiano di morire in mare e che quindi l’attuale approccio ‘nave per navè venga superato e sia sostituito da un meccanismo di sbarco sicuro e ordinato nel Mediterraneo Centrale”, conclude la nota. “Non possono essere ostaggi in mare dell’indifferenza. Ostaggi dei governi europei che non riescono a mettersi d’accordo”, aggiunge poi, parlando con l’AdnKronos, il portavoce italiano dell’associazione che difende i diritti dei bambini, Andrea Iacomini.
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