lunedì 14 gennaio 2019

La moral suasion di Viganò a McCarrick: “Si penta pubblicamente dei suoi crimini”

Nel rinfocolarsi dello scandalo e mentre proseguono le indagini in Usa, l’ex nunzio pubblica una lettera in cui invoca una conversione «per il bene della Chiesa» dell’arcivescovo emerito di Washington “sporporato” da Papa Francesco per abusi su minori.

L’ultima volta che si era fatto vivo era il 3 dicembre 2018 quando, con un nuovo “comunicato”, faceva chiarezza sulla bagarre giudiziaria che lo vedeva condannato a risarcire di quasi due milioni uno dei fratelli e minacciava anche querele a chiunque lo diffamasse. Quella, però, è un’altra storia. 
Adesso l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio negli Usa divenuto famoso per il lungo dossier condito da accuse dettagliate e significativi omissis in cui chiedeva le dimissioni del Papa per la gestione del caso McCarrick, torna a ritagliarsi un ruolo da protagonista della vita della Chiesa e pubblica una lettera di moral suasion indirizzata proprio all’ex cardinale Theodore McCarrick, “sporporato” (con un provvedimento che non si verificava da oltre 90 anni nella Chiesa) da Francesco la scorsa estate appena comprovato l’abuso compiuto su un minore. Nel documento Viganò, con toni perentori, quasi drammatici, domanda a McCarrick di pentirsi «pubblicamente dei suoi peccati», così che - si legge - «la Chiesa ne gioisca e lei abbia a presentarsi davanti al tribunale di Nostro Signore purificato dal Suo sangue».
La missiva - diffusa, come nei precedenti casi, dal circuito politico-mediatico antipapale con base in Italia e negli Usa - giunge in un momento in cui sembra che l’indagine su McCarrick, ex potente arcivescovo della Capitale federale Usa, sia giunta ad un punto di svolta. Sembra infatti che James Grein, l’uomo della Virginia che sostiene di essere stato abusato a 11 anni dall’ex porporato in confessionale, dopo aver deposto il 27 dicembre scorso per oltre un’ora dinanzi al vicario giudiziale dell’arcidiocesi di New York in rappresentanza della Santa Sede, abbia incontrato l’assistente del Procuratore distrettuale di Manhattan per collaborare alle indagini in corso sui crimini di pedofilia del clero e i loro insabbiamenti. 

Alcuni media statunitensi, Washington Post in testa, insistono pure nell’affermare che sia in dirittura d’arrivo l’investigazione previa disposta dal Papa sul caso McCarrick che prevede uno studio accurato dell’intera documentazione presente negli archivi dei Dicasteri e degli uffici della Santa Sede. E chiedono al Papa di compiere un altro gesto forte e ridurre McCarrick allo stato laicale, in vista anche del summit di febbraio sugli abusi in Vaticano.

Torna quindi a rinfocolarsi uno scandalo che, insieme al report Pennysilvania (recentemente messo in discussione dalla prestigiosa rivista cattolica Commoweal) ha provocato una forte crisi nelle diocesi del Nord America lungo tutto lo scorso anno. E questo anche a motivo delle recenti notizie provenienti dagli Usa secondo cui il successore di McCarrick a Washington, il cardinale Donald Wuerl - dimissionario nell’ottobre 2018 proprio per la mala gestione di episodi di pedofilia a Washington e Pittsburgh - avrebbe saputo delle accuse di cattiva condotta sessuale nei confronti di giovani seminaristi del cosiddetto «zio Ted» sin dal 2004. Un’accusa, questa, resa credibile da una inchiesta interna dell’Arcidiocesi di New York ma rifiutata dallo stesso Wuerl.

In attesa che la giustizia giunga ad un verdetto, monsignor Viganò si è sentito quindi in dovere di intervenire personalmente con la lettera in questione, firmata ieri 13 novembre, in cui invoca una conversione ed una presa di coscienza da parte di colui che fu pastore di Washington, ideatore della “Papal Foundation”, nonché una delle figure più influenti dell’intero panorama ecclesiale statunitense. 
«Come è stato riferito da notizie dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, le accuse contro di lei per crimini contro minori e per abusi contro seminaristi saranno esaminate e giudicate molto presto con procedura amministrativa», si legge nella lettera diffusa in inglese e in italiano. «Qualsiasi sia la decisione presa dall’autorità suprema della Chiesa, quello che davvero importa e che ha addolorato quelli che le vogliono bene e pregano per lei, è il fatto che durante questi mesi lei non abbia mai dato alcun segno di pentimento. Io sono tra quelli che pregano per la sua conversione, perché lei si penta e chieda perdono alle vittime e alla Chiesa», scrive l’ex nunzio.
«Il tempo sta per finire», annuncia categorico, «ma lei può ancora confessare e pentirsi dei suoi peccati, crimini e sacrilegi, e farlo pubblicamente, dato che essi sono diventati pubblici. La sua salvezza eterna è a rischio». Per Viganò «qualcos’altro di estrema importanza è anche in gioco» e McCarrick «è in una condizione in cui può fare per la Chiesa qualcosa più importante di tutte le buone opere che lei abbia mai fatto durante tutta la sua vita. Un pentimento pubblico da parte sua procurerebbe una misura straordinaria di guarigione ad una Chiesa gravemente ferita e sofferente». «Il bene che lei è in grado di fare adesso è di offrire alla Chiesa il suo sincero e pubblico pentimento. Farà questo dono alla Chiesa?»
Viganò conclude con una implorazione all’ex cardinale: «Si penta pubblicamente dei suoi peccati, così che la Chiesa ne gioisca e lei abbia a presentarsi davanti al tribunale di Nostro Signore purificato dal Suo sangue. La prego, non renda vano per lei il Suo sacrificio sulla croce».

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