mercoledì 16 gennaio 2019

Brexit, stasera il voto sulla fiducia a May Corbyn: “Si dimetta, governo è zombie” Premier: “Elezioni sono strada peggiore”

"Il governo ha fallito, restituisca la parola al Paese", ha detto il capo del Labour nell’intervento di apertura del dibattito al Comuni, sollecitando la strada del voto anticipato nel caso dovesse passare questa sera la sua mozione di sfiducia. Ma l'eventualità viene considerata poco probabile dagli osservatori. Intanto il fronte favorevole a un secondo referendum fa la prima mossa in Parlamento.

Il voto di ieri con cui la Camera dei Comuni ha bocciato l’accordo sulla Brexit dimostra che il governo Tory di Theresa May non ha una maggioranza sulla “questione più vitale che è di fronte” al Regno Unito e non è in grado di controllare la Camera dei Comuni. E’ l’affondo portato dal leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn nell’intervento di apertura del dibattito della sua mozione di sfiducia, chiedendo alla premier conservatrice di dimettersi “Il governo ha fallito, restituisca la parola al Paese”, ha detto il capo del Labour, sollecitando l’approvazione della mozione e la strada di elezioni anticipate.

“Qualsiasi altro premier si sarebbe dimesso“, dopo “la storica, umiliante sconfitta” incassata ieri con la bocciatura dell’accordo per la Brexit, ha attaccato Corbyn, secondo cui May “ha perso il controllo” ed è ormai alla guida di “un governo zombie” che “non può governare”. “La primo ministro ha costantemente affermato che il suo accordo, che è stato bocciato in modo deciso, era positivo per i lavoratori ed il business britannico, non dovrebbe avere niente da temere nel rimettersi al popolo”, ha poi aggiunto riferendosi alle elezioni anticipate a cui il leader laburista spera si vada nel caso dovesse passare questa sera la sua mozione di sfiducia, eventualità che viene considerata poco probabile dagli osservatori.

Nella replica May ha chiesto ai Comuni di respingere la mozione, definendo le elezioni anticipate dopo la bocciatura ieri del suo accordo sulla Brexit come “la peggiore strada possibile“. Le elezioni – ha detto la premier Tory – non sono nell’interesse nazionale: porterebbero divisione mentre il Paese ha bisogno di unità, incertezza quando servono certezze e un ulteriore rinvio mentre il popolo britannico vuole guardare avanti”.

Intanto il fronte favorevole a un secondo referendum fa la prima mossa in Parlamento. La firma è quella di Dominic Grieve, ex ministro e capofila del drappello di dissidenti Tory filo-Ue che ha presentato oggi alla Camera dei Comuni una doppia proposta di legge necessaria a definire il quadro normativo. L’iter inizierà lunedì, lo stesso giorno in cui la premier Theresa May – se non sarà sfiduciata stasera – dovrà tornare in aula per presentare nuove idee dopo la bocciatura di ieri del suo accordo sul divorzio dall’Ue. E’ tuttavia inverosimile che il progetto possa andare in porto senza il sostegno del governo.

Intanto 71 deputati laburisti hanno a loro volta firmato un appello per un referendum bis, portando a 100 (su oltre 260) il totale dei favorevoli dichiarati nel loro gruppo. Un numero al momento insufficiente e che rischia di rimanere tale anche se raddoppiasse e avesse l’appoggio ufficiale di Corbyn, data la quota limitata di conservatori moderati come Grieve disposti a fare per ora sponda: almeno pubblicamente.

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