mercoledì 12 dicembre 2018

Papa su nuove congregazioni: in alcune, casi impressionanti di corruzione interna

I dubbi di Bergoglio nascono dai trionfalismi di alcuni pastori molto "attrattivi". "Questa non è la fecondità del Vangelo"
Una evangelizzazione troppo “pop” e piuttosto lontana dal messaggio di Cristo. Che appare protagonista e trionfalista. C’è più di una riserva da parte di Papa Francesco sul modo di agire delle congregazioni di “ultima generazione”.

Un vero e proprio campanello d’allarme che Bergoglio fa risuonare in “La forza della mia vocazione” (Dehoniane).
«Lo Spirito Santo – premette -indubbiamente soffia dove vuole e quando vuole. Su questo non c’è nulla da obiettare. Dio è padrone di chiamare quelli che vuole, quando vuole e come vuole. Tuttavia, personalmente mi impressiona il fatto che questo fenomeno, a volte, sia accompagnato da un certo trionfalismo (…). Diffido di queste manifestazioni di fecondità quasi “in vitro” o di queste manifestazioni o messaggi trionfalistici secondo i quali la salvezza è qui o lì».

“Salvezza della vita consacrata”
Papa Francesco sentenzia: «Alcune congregazioni si sono presentate come la salvezza della vita consacrata, tanto della vita consacrata apostolica quanto di quella contemplativa. Le si doveva ammirare. Erano il nuovo modello. Sono riuscite persino a convincere molti pastori, che le hanno favorite. Alcuni hanno trovato addirittura il modo di appoggiarle economicamente«.
Pastori “impuri”
«Alcuni pastori – rincara – ne ho conosciuti vari, erano impressionati dalla loro capacità di attrazione o dalla vita devota esemplare che sembravano vivere. Erano la nuova vita consacrata, che sarebbe servita da soluzione e modello per gli ordini e le congregazioni antichi e invecchiati… e poi alla fine si è visto che in alcune di esse sono esplosi casi impressionanti di corruzione interna».

Alla ricerca di una identità
Il Papa ammette di sentirsi «diffidente» da questo tipo di «”salvatori”». «Questa – bacchetta – non è la fecondità del vangelo. Quando c’è trionfalismo, non c’è Gesù (…). Il trionfo di Gesù, quello vero, è sempre sulla croce».
«Penso – aggiunge Bergoglio – che queste nuove forme di vita consacrata oggi hanno bisogno di continuare ad approfondire e a chiarire la propria identità. È necessario che divenga più chiara la novità che apportano. Io direi che occorre cercarla, ma con discernimento. È necessario che queste forme siano accompagnate, che abbiano al fianco persone che le accompagnino e le aiutino a chiarire, a discernere… Infatti potrebbero anche stare vivendo una qualche illusione. La cosa certa è che si tratta di una realtà ancora molto recente, che richiede tempo per la maturazione e la riflessione».

Il criterio delle “3P”
Alcune di queste nuove congregazioni, osserva il Papa «sono un pò restaurazioniste, tendono a restaurare costumi antichi e cose che si dovrebbero verificare meglio e studiare con maggiore discernimento, sempre nell’ambito della Chiesa e del tempo in cui viviamo».

«Per me – conclude – il criterio di base per giudicare una comunità sono quelle “tre P” delle quali ho parlato in un incontro con persone consacrate. Mi riferisco alla “P” della povertà, alla “P” della preghiera e alla “P” della pazienza».

La “buona” preghiera
Il Papa chiosa puntando l’indice sulla preghiera. «Deve essere vera. Se non si prega bene, la cosa non va avanti. Saper pregare, imparare a pregare è importantissimo. La vita consacrata deve avere una vita di orazione seria».

Pregare bene «significa porsi bene davanti a Dio, adorarlo, sentire di avere bisogno di lui, con umiltà, sapendosi peccatore, figlio, fratello degli altri, soprattutto dei più deboli».



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