martedì 25 dicembre 2018

Libia, esplosione al ministero degli Esteri: almeno otto morti

Cinque vittime sarebbero i terroristi subsahariani entrati in azione. Ucciso un diplomatico e due funzionari governativi. Una decina i feriti, sentiti anche diversi colpi d'arma da fuoco.

TRIPOLI - Un attentato è avvenuto nella sede del ministero degli Esteri libico a Tripoli, sul lungomare della città, a 500 metri dall’ambasciata d’Italia, una zona considerata sicura. Cinque terroristi, molto probabilmente legati a una cellula dell’Isis presente nella città, intorno alle 9 (ora italiana) hanno provato a entrare nel ministero, sparando contro i militari della Guardia presidenziale. I soldati hanno risposto al fuoco, bloccando l’assalto, ma dopo pochi minuti si sono sentite due esplosioni. Due terroristi si sono fatti saltare in aria, senza riuscire però ad aprire la strada ai loro compagni per entrare nell’edificio.Gli altri tre sono stati uccisi dalle forze di sicurezza

Secondo fonti dell'Intelligence, altre tre sarebbero le vittime dell'attacco: Hibraim Shibani, diplomatico e direttore generale del Dipartimento relazioni islamiche del Ministero degli Esteri libico, e due dipendenti civili libici. I cinque terroristi sarebbero di origine subsahariana come quelli dell'attacco condotto contro la sede della Noc (National oil corporation) lo scorso settembre.
Alcuni testimoni hanno raccontato che l'esplosione è stata accompagnata da colpi d'arma da fuoco e hanno parlato di "vari uomini in azione". Le immagini diffuse dai siti libici mostrano una densa colonna di fumo sprigionarsi dall'edificio del ministero. Gli aggressori hanno aperto il fuoco sull'edificio prima che due di loro riuscissero a entrare e saltare in aria.

La Libia è nel caos dalla caduta del regime Gheddafi nel 2011. Il paese è diviso tra diverse tribù rivali. A Tripoli è presente un governo di unità nazionale (GNA), sostenuto dalla comunità internazionale e in Oriente, un gabinetto parallelo sostenuto dall'esercito nazionale libico (NLA), auto-proclamato dal maresciallo Khalifa Haftar. Questo caos politico e di sicurezza ha favorito l'emergere di gruppi jihadisti, che hanno compiuto numerosi attacchi negli ultimi anni.

A settembre l'Isis - che per un certo periodo è riuscito a creare un quartier generale nella regione di Sirte - ha rivendicato la responsabilità di un attacco suicida nella capitale contro sede della National Petroleum Company (NOC). Due persone sono morte. Alcuni mesi prima, all'inizio di maggio, due attentatori suicidi hanno ucciso 14 persone in un attacco alla sede della Commissione elettorale a Tripoli. La capitale libica è stata anche teatro di violenze tra gruppi armati rivali, dal 27 agosto al 4 settembre, che hanno causato la morte di oltre 60 persone.

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