venerdì 14 dicembre 2018

Il Senato statunitense contro Donald Trump

La maggioranza dei senatori ha votato per chiedere di togliere l'appoggio all'Arabia Saudita nella guerra in Yemen, in parte come gesto di protesta per l'uccisione di Khashoggi.
Il Senato statunitense ha approvato giovedì sera una risoluzione che chiede il ritiro dell’assistenza militare degli Stati Uniti verso l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen. La risoluzione, approvata con 56 voti a favore e 41 contrari, ha raccolto l’appoggio di senatori sia Democratici che Repubblicani (il Senato è a maggioranza Repubblicana), mostrando una volontà bipartisan di un pezzo del Congresso di rivedere le politiche del presidente Donald Trump nei confronti del governo saudita. L’appoggio statunitense all’intervento saudita in Yemen era già stato messo in discussione in passato, ma era diventato tema di più urgente dibattito dopo l’omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita a Istanbul lo scorso 2 ottobre.

Khashoggi abitava nello stato americano della Virginia da diversi anni ed era opinionista fisso del Washington Post. L’intelligence statunitense e diverse ricostruzioni giornalistiche hanno concluso che il mandante dell’omicidio di Khashoggi è il potente principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che il presidente Trump ha difeso in maniera sistematica e molto goffa nelle ultime settimane. Oltre a bloccare l’appoggio statunitense all’intervento saudita in Yemen, il Senato ha anche approvato una seconda risoluzione che considera il principe bin Salman «personalmente responsabile» dell’uccisione di Khashoggi.

Il voto sulla prima risoluzione è stato definito dal New York Times come «una rara mossa del Senato per limitare i poteri di guerra del presidente e per mandare un potente messaggio di disapprovazione nei confronti della guerra iniziata quasi quattro anni fa che ha ucciso migliaia di civili e provocato una carestia in Yemen».

Secondo diversi osservatori, però, l’approvazione da parte del Senato della risoluzione rimarrà un atto simbolico, anche se importante: per diventare legge, la risoluzione dovrebbe essere approvata anche dalla Camera dei Rappresentanti, che per un altro mese sarà ampiamente controllata dai Repubblicani, visto che i nuovi deputati eletti alle elezioni di metà mandato, a maggioranza Democratica, prenderanno possesso del loro seggio solo a gennaio. Anche se dovesse passare alla Camera, la strada sarebbe complicata: Trump potrebbe esercitare il veto presidenziale, che a quel punto potrebbe essere superato solo dai due terzi dei voti in entrambe le Camere.

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