venerdì 15 dicembre 2017

Le associazioni e la nuova legge: no al diritto alla morte

Le associazioni e la nuova legge: no al diritto alla morte: "Tra le associazioni del mondo cattolico, seppure con diverse sfumature, prevale la preoccupazione per il pericoloso concetto di “diritto alla morte” che la legge sul fine vita potrebbe introdurre in modo implicito ed esplicito nell’ordinamento nazionale. Più in generale, i commenti esprimono “profonda amarezza” per la scelta di dare priorità ad una norma che ha anche significati politici e di lasciare alla prossima legislatura, invece, provvedimenti più incisivi sul fronte del sostegno alle famiglie che accudiscono malati gravi. Non mancano riflessioni più ampie sulla difficoltà che il mondo cattolico ha avuto nello spiegare le proprie ragioni al Paese, alle altre culture e alle parti politiche.

“Per secoli si è tenuto in piedi il rapporto medico-paziente con la formula 'secondo scienza e coscienza'. Il medico deve
avere la libertà di dire di non essere d'accordo. Questa legge toglie dignità alla professione medica. La vita non si norma", ha detto poco dopo il varo della legge don Massimo Angelelli, direttore dell’ufficio per la Pastorale della salute della Cei, interpellato
dalle agenzie di stampa. Prima e dopo di lui, tante realtà laicali hanno detto la loro opinione.

IL PARERE NEGATIVO DEI MEDICI
Particolarmente rilevante la posizione dei Medici cattolici: “Manifestiamo preoccupazione e in alcuni punti anche contrarietà”, ripetono in un comunicato congiunto Filippo Maria Boscia e Giuseppe Battimelli, presidente e vicepresidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci). “Paventiamo – proseguono - soprattutto che il principio dell’indisponibilita’ della vita da assoluto possa essere ora in qualche modo relativo, prevalendo un’autodeterminazione del paziente, svincolata da un proficuo rapporto di cura con il medico, come si evince anche dall’utilizzo del termine ‘disposizioni’ al posto di ‘dichiarazioni’”. Pertanto, si prosegue, “anche l’obiezione di coscienza non sembra esplicitamente enunciata nel testo come anche si evidenzia l’esclusione della possibilità di sottrarsi all’applicazione della legge da parte di strutture sanitarie private accreditate che hanno un codice etico difforme dai principi della legge stessa, costringendole a un’obbligatorietà che appare francamente incostituzionale”. Infine, conclude l’Amci, “desta notevole difficoltà la definizione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale come trattamenti sanitari che si possono rifiutare o sospendere sempre e comunque e senza giustificazione alcuna, non tenendo conto delle
condizioni cliniche dell’ammalato e se risultino utili ai benefici attesi. Perciò riteniamo che tutta la classe medica italiana debba in questo momento rinnovare il suo impegno, riaffermando la “prossimita’ responsabile” del buon Samaritano che è quella
di accompagnamento, empatia e di non abbandono dell’uomo fragile ed ammalato”.

Va detto, tuttavia, che la sezione milanese dell’Amci, attraverso il dottore Alberto Cozzi, ha assunto una posizione diversa: “La legge è un onorevole compromesso che rispetta i dettami della Costituzione e la carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea, rispetta l'autonomia decisionale del malato e al contempo l'autonomia professionale e responsabilità del medico e valorizza la relazione di cura nella forte alleanza terapeutica medico-paziente e familiari. Garantisce inoltre la libertà del malato, dice un no chiaro all'eutanasia e va ben oltre l'accanimento terapeutico. L'obiezione del medico non si pone perché il medico
può disattendere le Dat quando sono palesemente incongrue". A stretto giro di posta l'Amci nazionale risponde ai medici milanesi: "Prendiamo atto con rammarico della loro soddisfazione. Tuttavia la sezione Amci di Milano, con il suo numero esiguo di iscritti, rappresenta una condizione di marginalità".

LE PREOCCUPAZIONI DELL'ASSOCIAZIONISMO
Uscendo dall’ambito più strettamente medico, anche il Forum delle associazioni familiari, con poche righe abbastanza secche nel contenuto, condanna la scelta del Parlamento: “Si è fatta la scelta più semplice, confondendo cura del malato con accanimento terapeutico e introducendo di fatto l’eutanasia omissiva. Ben più utile ed efficace sarebbe stato offrire alle famiglie un aiuto nell’assistenza ai malati terminali. Ma come sempre le famiglie vengono abbandonate a se stesse nel gestire situazioni di dolore e di sofferenza con l’aggravante che l’impossibilità di obiezione di coscienza da parte dei medici mina, invece di favorire, il rapporto con il malato e con i familiari”." SEGUE >>>


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