lunedì 6 novembre 2017

In Arabia Saudita è successa una cosa grossa, vediamo di capirla - Il Post

In Arabia Saudita è successa una cosa grossa, vediamo di capirla - Il Post: "Fra sabato e domenica sono arrivate diverse notizie inusuali dall’Arabia Saudita, una ricchissima e potente monarchia assoluta in cui il potere è concentrato nelle mani della famiglia reale e del clero islamico wahabita, che pratica un Islam molto conservatore. Qualcuno ha paragonato i fatti dei giorni scorsi all’episodio delle “nozze rosse” della popolare serie tv fantasy Game of Thrones, in cui una delle famiglie più importanti viene eliminata con un rapidissimo agguato, scombinando la lotta politica e militare per il dominio del regno. I principali osservatori internazionali, in effetti, hanno interpretato i fatti di questi giorni come un regolamento di conti che potrebbe avere conseguenze significative in tutto il Medio Oriente.
Sabato sera undici principi, quattro ministri e “decine” di ex ministri sono stati arrestati da una “commissione anti-corruzione” nata appena poche ore prima. In mattinata si era dimesso il primo ministro del Libano, appoggiato da tempo dall’Arabia Saudita. Domenica il figlio dell’ex principe ereditario è morto insieme ad altri funzionari di stato in un misterioso incidente in elicottero, di cui al momento si sa molto poco. La persona attorno a cui ruotano tutte queste notizie è Mohammed bin Salman, figlio del re, ministro della Difesa e principe ereditario dalle idee innovative e radicali.
Bin Salman (o MbS, come viene chiamato spesso dai giornali) ha 32 anni e si era guadagnato una certa visibilità già l’anno scorso. Fu lui a studiare e presentare il documento “Vision 2030”, un imponente progetto per ridurre progressivamente la dipendenza dell’economia saudita dall’estrazione del petrolio, di cui detiene circa un quinto delle riserve mondiali. Il Financial Times lo definì «il più importante piano di riforme della storia dell’Arabia Saudita». Il re Salman, che ha 81 anni, è sempre meno coinvolto nelle decisioni della monarchia; MbS è considerato da molti già ora il leader di fatto del paese.
Negli ultimi mesi l’applicazione del piano, che prevede anche una maggiore apertura del paese, aveva subìto un’accelerata: per esempio si sono tenuti alcuni eventi prima proibiti, come concerti e proiezioni di film, ed è stata annunciata l’abolizione del divieto delle donne di guidare e ad assistere a eventi sportivi dal vivo. Dieci giorni fa, partecipando a un importante summit economico, MbS ha annunciato l’intenzione di reintrodurre «un Islam tollerante e moderato, che sia aperto al mondo e a tutte le religioni».
Gli arresti di sabato sono considerati da molti una “purga” compiuta da MbS nei confronti di oppositori e possibili avversari per il trono, il passaggio finale per assicurarsi sia l’applicazione di “Vision 2030” sia l’ascesa al trono: niente insomma che abbia davvero a che fare con la corruzione. Chas W. Freeman, ambasciatore statunitense in Arabia Saudita fra il 1990 e il 1992, l’ha definito «un colpo di grazia al vecchio sistema». Ma gli arresti di sabato vanno inseriti in una cornice più ampia, che coinvolge altri paesi dell’area.
Due giorni fa il primo ministro del Libano Saad Hariri ha annunciato le sue dimissioni. Ha motivato la sua decisione dicendo che teme di essere assassinato e ha criticato l’Iran, storico rivale dell’Arabia Saudita e sostenitore del movimento estremista sciita Hezbollah, per le sue intromissioni nella vita politica del Libano (uno dei pochi paesi arabi a maggioranza sciita). Oltre a essere primo ministro, Hariri è il capo del movimento politico sunnita “Il Futuro” ed era apertamente sostenuto dall’Arabia Saudita. In molti hanno notato che Hariri si è dimesso durante una visita di stato in Arabia Saudita, nel corso di un’intervista alla televisione saudita al Jadeed. SEGUE >>>


'via Blog this'

Nessun commento: