Cosa sta succedendo tra Libano e Arabia Saudita, spiegato - Il Post: "Ieri mattina l’aereo privato del primo ministro libanese è atterrato a Beirut, la capitale del Libano, una settimana dopo essere partito per un viaggio in Arabia Saudita. A bordo però non c’era il capo del governo libanese Saad Hariri, che sabato scorso ha inaspettatamente annunciato le sue dimissioni da Riyad, la capitale saudita, creando confusione e incredulità tra i suoi alleati e molti esperti di Medio Oriente. Di Hariri, che è il capo del movimento politico sunnita “Il Futuro”, non si hanno molte notizie recenti: alcuni sostengono che sia tenuto praticamente in ostaggio dalla famiglia reale saudita e diversi diplomatici stranieri che lo hanno incontrato a Riyad hanno raccontato in via anonima di avere avuto l’impressione che non parlasse liberamente. Nel suo discorso di sabato scorso, Hariri aveva denunciato la creazione in Libano di uno “stato nello stato”, riferendosi alla potente presenza del movimento sciita Hezbollah, considerato un gruppo terroristico da diversi paesi occidentali, oltre che da Israele e dall’Arabia Saudita. Hezbollah è anche il principale alleato del governo Hariri.
Quello che sta succedendo in Libano è una storia molto grossa: da sei giorni la politica libanese è diventata il centro di una crisi regionale più grande, che molti considerano pericolosa e che riguarda la competizione tra due degli stati più potenti e aggressivi del Medio Oriente, Arabia Saudita e Iran. È una storia che va avanti da molto tempo ma che ha raggiunto il suo punto critico una settimana fa, con le dimissioni di Hariri e gli arresti di decine di funzionari e imprenditori decisi dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (o MbS, come viene chiamato spesso dai giornali). Partiamo dall’inizio.
Che diavolo sta succedendo in Arabia Saudita?
Tra sabato e domenica della scorsa settimana 11 principi, 4 ministri e decine di ex ministri sauditi sono stati arrestati da una “commissione anticorruzione” messa in piedi da Mohammed bin Salman, 32 anni, figlio di re Salman, ministro della Difesa e principe ereditario dalle idee innovative e radicali. MbS è considerato l’uomo più potente del paese. Di lui si è cominciato a parlare sulla stampa internazionale nell’aprile 2016, quando in Arabia Saudita fu presentato “Vision 2030”, un suo progetto, il più importante piano di riforme della storia del paese. Negli ultimi mesi l’applicazione del piano di riforme ha subìto un’accelerata: per esempio si sono tenuti alcuni eventi prima proibiti, come concerti e proiezioni di film, era stata annunciata l’abolizione del divieto delle donne di guidare e di assistere a eventi sportivi dal vivo, e si è cominciato a parlare di reintrodurre «un Islam tollerante e moderato». Il promotore di tutti questi cambiamenti – probabilmente funzionali a creare un’immagine diversa dell’Arabia Saudita all’estero, tra le altre cose per attirare investimenti stranieri – era stato proprio MbS.
Ieri il governo saudita ha detto che le persone arrestate per corruzione sono state più di 200, accusate di avere usato in maniera illegale almeno 100 miliardi di dollari durante gli ultimi decenni. La lista delle persone arrestate e le incriminazioni a loro carico non sono ancora state diffuse, ma si sa che tra loro ci sono il principe Mutai bin Abdullah, figlio del re Abdullah morto nel 2015, e Alwaleed bin Talal, uno degli uomini più ricchi al mondo. Il New York Times ha scritto che gli uomini arrestati stanno dormendo in alcune stanze del Ritz-Carlton, hotel di lusso di Riyad che è stato trasformato in una specie di carcere temporaneo.
Nonostante le dichiarazioni saudite, la stragrande maggioranza degli analisti non crede che dietro agli arresti ci sia davvero una campagna anticorruzione del governo. L’idea prevalente è che MbS abbia avviato una “purga” per rafforzare il suo potere e spianarsi la strada per il futuro. Gli arresti dei giorni scorsi hanno consolidato il potere di MbS sui militari, sulla sicurezza interna e sui settori nazionali che si occupano di questioni sociali ed economiche. Sono sostenuti da molti giovani sauditi e anche da parte del clero waahabita, il più minacciato e preoccupato dal piano di riforme annunciato e avviato da MbS. E soprattutto servono al principe ereditario per avere più libertà in politica estera, dove da qualche tempo ha iniziato una campagna dura e aggressiva contro l’Iran, nemico numero uno dei sauditi.
E cosa c’entra il Libano?
Ci sono diversi paesi in Medio Oriente dove Iran e Arabia Saudita si contendono il potere. Per esempio c’è la Siria: nella guerra siriana, iniziata nel 2011, gli iraniani si sono schierati dalla parte del presidente Bashar al Assad, mentre i sauditi dalla parte dei ribelli, i principali nemici di Assad. C’è lo Yemen, dove gli iraniani stanno dalla parte dei ribelli Houthi e i sauditi da quella dell’ex presidente sunnita Abdrabbuh Mansur Hadi. C’è l’Iraq, paese nel quale il governo saudita sta cercando di limitare l’enorme influenza raggiunta dall’Iran nel corso degli ultimi anni, grazie soprattutto alle conseguenze della guerra contro lo Stato Islamico. C’è il Qatar, isolato diplomaticamente dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati soprattutto per il suo appoggio semi-tacito ad alcune politiche iraniane. E poi c’è il Libano, un paese con una storia recente travagliata, fatta da un susseguirsi di occupazioni militari e ingombranti influenze esterne." SEGUE >>>
Quello che sta succedendo in Libano è una storia molto grossa: da sei giorni la politica libanese è diventata il centro di una crisi regionale più grande, che molti considerano pericolosa e che riguarda la competizione tra due degli stati più potenti e aggressivi del Medio Oriente, Arabia Saudita e Iran. È una storia che va avanti da molto tempo ma che ha raggiunto il suo punto critico una settimana fa, con le dimissioni di Hariri e gli arresti di decine di funzionari e imprenditori decisi dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (o MbS, come viene chiamato spesso dai giornali). Partiamo dall’inizio.
Che diavolo sta succedendo in Arabia Saudita?
Tra sabato e domenica della scorsa settimana 11 principi, 4 ministri e decine di ex ministri sauditi sono stati arrestati da una “commissione anticorruzione” messa in piedi da Mohammed bin Salman, 32 anni, figlio di re Salman, ministro della Difesa e principe ereditario dalle idee innovative e radicali. MbS è considerato l’uomo più potente del paese. Di lui si è cominciato a parlare sulla stampa internazionale nell’aprile 2016, quando in Arabia Saudita fu presentato “Vision 2030”, un suo progetto, il più importante piano di riforme della storia del paese. Negli ultimi mesi l’applicazione del piano di riforme ha subìto un’accelerata: per esempio si sono tenuti alcuni eventi prima proibiti, come concerti e proiezioni di film, era stata annunciata l’abolizione del divieto delle donne di guidare e di assistere a eventi sportivi dal vivo, e si è cominciato a parlare di reintrodurre «un Islam tollerante e moderato». Il promotore di tutti questi cambiamenti – probabilmente funzionali a creare un’immagine diversa dell’Arabia Saudita all’estero, tra le altre cose per attirare investimenti stranieri – era stato proprio MbS.
Ieri il governo saudita ha detto che le persone arrestate per corruzione sono state più di 200, accusate di avere usato in maniera illegale almeno 100 miliardi di dollari durante gli ultimi decenni. La lista delle persone arrestate e le incriminazioni a loro carico non sono ancora state diffuse, ma si sa che tra loro ci sono il principe Mutai bin Abdullah, figlio del re Abdullah morto nel 2015, e Alwaleed bin Talal, uno degli uomini più ricchi al mondo. Il New York Times ha scritto che gli uomini arrestati stanno dormendo in alcune stanze del Ritz-Carlton, hotel di lusso di Riyad che è stato trasformato in una specie di carcere temporaneo.
Nonostante le dichiarazioni saudite, la stragrande maggioranza degli analisti non crede che dietro agli arresti ci sia davvero una campagna anticorruzione del governo. L’idea prevalente è che MbS abbia avviato una “purga” per rafforzare il suo potere e spianarsi la strada per il futuro. Gli arresti dei giorni scorsi hanno consolidato il potere di MbS sui militari, sulla sicurezza interna e sui settori nazionali che si occupano di questioni sociali ed economiche. Sono sostenuti da molti giovani sauditi e anche da parte del clero waahabita, il più minacciato e preoccupato dal piano di riforme annunciato e avviato da MbS. E soprattutto servono al principe ereditario per avere più libertà in politica estera, dove da qualche tempo ha iniziato una campagna dura e aggressiva contro l’Iran, nemico numero uno dei sauditi.
E cosa c’entra il Libano?
Ci sono diversi paesi in Medio Oriente dove Iran e Arabia Saudita si contendono il potere. Per esempio c’è la Siria: nella guerra siriana, iniziata nel 2011, gli iraniani si sono schierati dalla parte del presidente Bashar al Assad, mentre i sauditi dalla parte dei ribelli, i principali nemici di Assad. C’è lo Yemen, dove gli iraniani stanno dalla parte dei ribelli Houthi e i sauditi da quella dell’ex presidente sunnita Abdrabbuh Mansur Hadi. C’è l’Iraq, paese nel quale il governo saudita sta cercando di limitare l’enorme influenza raggiunta dall’Iran nel corso degli ultimi anni, grazie soprattutto alle conseguenze della guerra contro lo Stato Islamico. C’è il Qatar, isolato diplomaticamente dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati soprattutto per il suo appoggio semi-tacito ad alcune politiche iraniane. E poi c’è il Libano, un paese con una storia recente travagliata, fatta da un susseguirsi di occupazioni militari e ingombranti influenze esterne." SEGUE >>>
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