Angela Merkel non ce la fa. Salta l'accordo per il governo tedesco: "C'era una volta Angela Merkel, la Cancelliera che agli occhi del mondo garantiva stabilità ad una Germania egemone in Europa. Oggi, a due mesi dalle elezioni federali, quei vecchi equilibri sembrano un ricordo lontano. Dopo giorni di incessanti trattative con i suoi alleati bavaresi della Csu e i rappresentanti del partito dei Verdi e quello dei Liberali, la Mutti non è riuscita a formare una coalizione di governo. La nascita di un cosiddetto 'governo Jamaica' (che avrebbe preso il nome dai colori dei suoi protagonisti) è definitivamente naufragata nel cuore della notte quando la delegazione dei Liberali ha abbandonato il tavolo delle trattative dicendo per bocca del suo leader Christian Lindner che non ci sono "né le basi né la fiducia per formare un governo". La Merkel ha annunciato la capitolazione definendo quello odierno come "il giorno del profondo ripensamento del futuro della Germania. Nelle prossime settimane definiremo un percorso che oggi non possiamo descrivere con precisione".
Le ipotetiche alternative al governo giamaicano sono tre: il ritorno alle urne con lo scioglimento del relativo parlamento, la formazione di un governo di minoranza o la riedizione della Grande Coalizione.
A prescindere da quale sarà l'esito finale emerge fin da subito un dato incontrovertibile. Colei che era considerata la donna più potente del mondo non è riuscita a imporre la sua volontà a due partitini entrati a malapena in parlamento (i Verdi con il 4,7%, i Liberali con il 7,3%). La storia della Germania e dell'Europa vive pertanto una nuova fase di incertezza che segna chiaramente la fine di una stagione politica in cui sembrava che il potere della Cancelliera potesse fugare ogni debolezza e instabilità.
Già fin dal giorno dopo le elezioni dello scorso settembre molti analisti concordano sul fatto di stare entrando in una nuova fase di incertezze a prescindere da ogni ipotetica formazione di governo. "Il merkelismo per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi è finito" ha detto Gian Enrico Rusconi intervistato da Huffington Post spiegando che l'egemonia tedesca in Europa era tale perché la Merkel riusciva a fornire stabilità su uno scacchiere internazionale spesso instabile. Difficilmente ciò sopravviverà se la Cancelliera dovrà, come sta già facendo, scendere ad accordi e rendersi ricattabile da due imprevedibili partiti di minoranza che propongono visioni esistenziali antitetiche l'uno rispetto all'altro. Neanche la mediazione della potente Cancelliera e riuscita a conciliare le esigenze dei suoi piccoli alleati che hanno compromesso la formazione del governo del Paese leader in Europa.
I punti di incomprensione tra Unione, Verdi e Liberali che hanno condotto all-attuale situazione di stallo sono profondi, sia pratici che esistenziali. Il principale pomo della discordia è la gestione dell'emergenza migratoria. Fin da settembre tutti gli osservatori si sono chiesti come la Merkel avrebbe potuto, in caso di governo giamaicano, sintetizzare l'intransigenza dei Verdi con quella dei suoi alleati della Csu. I primi credono nella società multiculturale e fanno dell'accoglienza e dell'abbattimento delle frontiere europee un cavallo di battaglia. I bavaresi, invece, da tempo criticano le politiche sull'immigrazione della Cancelliera arrivando addirittura a sfidarla apertamente. Nel 2015, a seguito dell'abbattimento dei confini, invitarono in Baviera il presidente ungherese Viktor Orban ricevendolo con tutti gli onori ed esaltandone le politiche di respingimento dei flussi. Da allora i leader della Csu non hanno mai smesso di esaltare l'intransigenza della vicina Austria nel barricare i confini con la Slovenia e lungo in Brennero, manifestando la volontà di voler agire indipendentemente da Berlino.
Durante le trattative il litigio sull'immigrazione è incentrato sulla possibilità di permettere il ricongiungimento famigliare ai profughi titolari di una protezione sussidiaria entrati nel Paese a partire dal 2015. I Verdi sono voluti scendere a compromessi. "Abbiamo già concesso molto, siamo arrivati al limite del dolore" ha commentato il verde Jurgen Trittin definendo le posizioni della Csu come "disumane". Anche i bavaresi, infatti, sono rimasti intransigenti rifiutando ogni apertura verso politiche migratorie più flessibili. L'affermazione elettorale della destra di Alternative fuer Deutschland anche in Baviera, dove la Csu ha avuto per decenni il monopolio del voto conservatore, stanno spingendo il partito sempre più verso destra e con lui anche la Cdu che in sede di trattativa non si è quasi mai allontanato dalle posizione degli alleati. Il tentativo di mediazione dei liberali non e stato abbastanza efficace."
Le ipotetiche alternative al governo giamaicano sono tre: il ritorno alle urne con lo scioglimento del relativo parlamento, la formazione di un governo di minoranza o la riedizione della Grande Coalizione.
A prescindere da quale sarà l'esito finale emerge fin da subito un dato incontrovertibile. Colei che era considerata la donna più potente del mondo non è riuscita a imporre la sua volontà a due partitini entrati a malapena in parlamento (i Verdi con il 4,7%, i Liberali con il 7,3%). La storia della Germania e dell'Europa vive pertanto una nuova fase di incertezza che segna chiaramente la fine di una stagione politica in cui sembrava che il potere della Cancelliera potesse fugare ogni debolezza e instabilità.
Già fin dal giorno dopo le elezioni dello scorso settembre molti analisti concordano sul fatto di stare entrando in una nuova fase di incertezze a prescindere da ogni ipotetica formazione di governo. "Il merkelismo per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi è finito" ha detto Gian Enrico Rusconi intervistato da Huffington Post spiegando che l'egemonia tedesca in Europa era tale perché la Merkel riusciva a fornire stabilità su uno scacchiere internazionale spesso instabile. Difficilmente ciò sopravviverà se la Cancelliera dovrà, come sta già facendo, scendere ad accordi e rendersi ricattabile da due imprevedibili partiti di minoranza che propongono visioni esistenziali antitetiche l'uno rispetto all'altro. Neanche la mediazione della potente Cancelliera e riuscita a conciliare le esigenze dei suoi piccoli alleati che hanno compromesso la formazione del governo del Paese leader in Europa.
I punti di incomprensione tra Unione, Verdi e Liberali che hanno condotto all-attuale situazione di stallo sono profondi, sia pratici che esistenziali. Il principale pomo della discordia è la gestione dell'emergenza migratoria. Fin da settembre tutti gli osservatori si sono chiesti come la Merkel avrebbe potuto, in caso di governo giamaicano, sintetizzare l'intransigenza dei Verdi con quella dei suoi alleati della Csu. I primi credono nella società multiculturale e fanno dell'accoglienza e dell'abbattimento delle frontiere europee un cavallo di battaglia. I bavaresi, invece, da tempo criticano le politiche sull'immigrazione della Cancelliera arrivando addirittura a sfidarla apertamente. Nel 2015, a seguito dell'abbattimento dei confini, invitarono in Baviera il presidente ungherese Viktor Orban ricevendolo con tutti gli onori ed esaltandone le politiche di respingimento dei flussi. Da allora i leader della Csu non hanno mai smesso di esaltare l'intransigenza della vicina Austria nel barricare i confini con la Slovenia e lungo in Brennero, manifestando la volontà di voler agire indipendentemente da Berlino.
Durante le trattative il litigio sull'immigrazione è incentrato sulla possibilità di permettere il ricongiungimento famigliare ai profughi titolari di una protezione sussidiaria entrati nel Paese a partire dal 2015. I Verdi sono voluti scendere a compromessi. "Abbiamo già concesso molto, siamo arrivati al limite del dolore" ha commentato il verde Jurgen Trittin definendo le posizioni della Csu come "disumane". Anche i bavaresi, infatti, sono rimasti intransigenti rifiutando ogni apertura verso politiche migratorie più flessibili. L'affermazione elettorale della destra di Alternative fuer Deutschland anche in Baviera, dove la Csu ha avuto per decenni il monopolio del voto conservatore, stanno spingendo il partito sempre più verso destra e con lui anche la Cdu che in sede di trattativa non si è quasi mai allontanato dalle posizione degli alleati. Il tentativo di mediazione dei liberali non e stato abbastanza efficace."
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