Danimarca, Madsen ammette di aver smembrato Kim Wall. Ma insiste sulla morte accidentale della giornalista - Repubblica.it: "COPENHAGEN - Era lui l'indiziato principale, per settimane ha negato parlando di incidente, alla fine posto alle strette dagli inquirenti di Copenhagen ha confessato. Peter Madsen, l'eccentrico e secondo alcuni paranoide ricco inventore danese, ha infine ammesso di aver fatto a pezzi il cadavere della povera giornalista investigativa Kim Wall che era a bordo del suo minisottomarino, e di aver avvolto le membra in sacchetti di plastica che poi ha disperso in mare.
Ma nega ancora di averla uccisa: prima diceva che Kim era stata mortalmente colpita al capo da una putrella caduta dalle strutture del sommergibile. Adesso offre una nuova versione, anch'essa sembra ben poco convincente alla polizia danese: Kim sarebbe morta uccisa da esalazioni tossiche a bordo del piccolo sub.
Fa cosí un passo avanti enorme l'inchiesta su uno dei piú tragici delitti compiuti nel mondo scandinavo, una tragedia che aveva appassionato, appassiona e indigna l'opinione pubblica di quei Paesi, tanto piú perché abituata a leggere i libri dei suoi migliori giallisti di qualità e di successo mondiale, e perché omicidi e altri delitti gravi sono piú rari in Scandinavia che in ogni altra parte del mondo.
"Lei era a bordo del mio sottomarino da tempo per intervistarmi, avevo accolto la sua richiesta", ha detto Madsen agli inquirenti della polizia reale. E poi ha continuato, passando alla confessione, almeno parziale, di colpevolezza. "Io ero sopra, sul ponte, navigavamo in emersione. Kim era dentro, nell'abitacolo del Nautilus UC-3, il piccolo sottomarino da me costruito e tenuto in ordine di funzionare. Purtroppo un'esalazione di monossido di carbonio si è improvvisamente sprigionata dal sistema idraulico del sub, e l'ha uccisa. Quando sono sceso dalla botola della torretta e sono rientrato a bordo, l'ho trovata giá morta, non c'era piú nulla da fare, invano ho tentato di rianimarla".
E allora egli, evidentemente preso dal panico e da un senso di coscienza sporca e rimorso, riferiscono i portavoce della Politi, si è deciso al peggio e oggi lo ha confessato dopo averlo negato per settimane. "Ho voluto celare il fatto, preso da istinto di disperazione. Ho tagliato a pezzi il suo corpo, l'ho decapitato e amputato degli arti. Ho diviso le membra, le ho chiuse bene in sacchi di plastica e ho gettato e disperso i sacchi uno a uno in mare, al largo della baia di Koge dove poi li avete trovati".
La sentenza a carico di Madsen era attesa per martedì 31 ottobre, ma la nuova confessione può cambiare molte cose nel decorso delle indagini e della procedura giudiziaria. La signora avvocato che difende Madsen, Bettina Hald Engmark, ha detto che martedì egli non si presenterá in nessun caso in aula. E che la sua detenzione preventiva è prolungata a questo punto almeno fino al 15 novembre.
Il torso della povera Kim Wall era stato scoperto nella terza decade di agosto in mare da un pescatore, poi uno dopo l'altro la polizia ha fatto gli altri atroci reperimenti. Le gambe, la testa, le braccia. E nelle autopsie effettuate dai medici legali delle forze dell'ordine danesi si parla chiaramente di ferite di coltello multiple, specie nell'area dei genitali, e di segni di strangolamento attorno al collo. Madsen è detenuto e indagato con l'accusa di omicidio, profanazione e occultamento di cadavere. Ma la polizia ha formalizzato un'altra accusa: aggressione a sfondo sessuale, senza un rapporto completo. Crimine ricollegato alle 14 coltellate accertate all'esterno e all'interno dei genitali di Kim Wall.
Tutti indizi di un omicidio volontario della crudeltá piú bestiale, che Madsen non vuole ancora ammettere. Ma passo dopo passo, forse sta per crollare nell'animo e non si esclude che alla fine confessi tutto."
Ma nega ancora di averla uccisa: prima diceva che Kim era stata mortalmente colpita al capo da una putrella caduta dalle strutture del sommergibile. Adesso offre una nuova versione, anch'essa sembra ben poco convincente alla polizia danese: Kim sarebbe morta uccisa da esalazioni tossiche a bordo del piccolo sub.
Fa cosí un passo avanti enorme l'inchiesta su uno dei piú tragici delitti compiuti nel mondo scandinavo, una tragedia che aveva appassionato, appassiona e indigna l'opinione pubblica di quei Paesi, tanto piú perché abituata a leggere i libri dei suoi migliori giallisti di qualità e di successo mondiale, e perché omicidi e altri delitti gravi sono piú rari in Scandinavia che in ogni altra parte del mondo.
"Lei era a bordo del mio sottomarino da tempo per intervistarmi, avevo accolto la sua richiesta", ha detto Madsen agli inquirenti della polizia reale. E poi ha continuato, passando alla confessione, almeno parziale, di colpevolezza. "Io ero sopra, sul ponte, navigavamo in emersione. Kim era dentro, nell'abitacolo del Nautilus UC-3, il piccolo sottomarino da me costruito e tenuto in ordine di funzionare. Purtroppo un'esalazione di monossido di carbonio si è improvvisamente sprigionata dal sistema idraulico del sub, e l'ha uccisa. Quando sono sceso dalla botola della torretta e sono rientrato a bordo, l'ho trovata giá morta, non c'era piú nulla da fare, invano ho tentato di rianimarla".
E allora egli, evidentemente preso dal panico e da un senso di coscienza sporca e rimorso, riferiscono i portavoce della Politi, si è deciso al peggio e oggi lo ha confessato dopo averlo negato per settimane. "Ho voluto celare il fatto, preso da istinto di disperazione. Ho tagliato a pezzi il suo corpo, l'ho decapitato e amputato degli arti. Ho diviso le membra, le ho chiuse bene in sacchi di plastica e ho gettato e disperso i sacchi uno a uno in mare, al largo della baia di Koge dove poi li avete trovati".
La sentenza a carico di Madsen era attesa per martedì 31 ottobre, ma la nuova confessione può cambiare molte cose nel decorso delle indagini e della procedura giudiziaria. La signora avvocato che difende Madsen, Bettina Hald Engmark, ha detto che martedì egli non si presenterá in nessun caso in aula. E che la sua detenzione preventiva è prolungata a questo punto almeno fino al 15 novembre.
Il torso della povera Kim Wall era stato scoperto nella terza decade di agosto in mare da un pescatore, poi uno dopo l'altro la polizia ha fatto gli altri atroci reperimenti. Le gambe, la testa, le braccia. E nelle autopsie effettuate dai medici legali delle forze dell'ordine danesi si parla chiaramente di ferite di coltello multiple, specie nell'area dei genitali, e di segni di strangolamento attorno al collo. Madsen è detenuto e indagato con l'accusa di omicidio, profanazione e occultamento di cadavere. Ma la polizia ha formalizzato un'altra accusa: aggressione a sfondo sessuale, senza un rapporto completo. Crimine ricollegato alle 14 coltellate accertate all'esterno e all'interno dei genitali di Kim Wall.
Tutti indizi di un omicidio volontario della crudeltá piú bestiale, che Madsen non vuole ancora ammettere. Ma passo dopo passo, forse sta per crollare nell'animo e non si esclude che alla fine confessi tutto."
'via Blog this'
Nessun commento:
Posta un commento