venerdì 14 luglio 2017

L'Intifada dei lupi solitari fa ripiombare Gerusalemme nella spirale di sangue e vendetta (di U. De Giovannangeli)

L'Intifada dei lupi solitari fa ripiombare Gerusalemme nella spirale di sangue e vendetta (di U. De Giovannangeli): "Non cercate un progetto, uno straccio di strategia, per quanto estremista. Non pensate a una proiezione del califfo Ibrahim, al secolo Abu Bakr al-Baghdadi, in Terrasanta. Pensate invece alla rabbia, alla disperazione, a chi scambia la vendetta per giustizia. Non guardate al passato, alla prima Intifada, la rivolta delle pietre (1987), né alla seconda, tragica Intifada (2000), quella dei kamikaze.

Niente di tutto questo c'è nella "terza Intifada", che ha fatto di Gerusalemme la sua "capitale". Città contesa, Città insanguinata. Quella che si è scatenata, non da oggi, è l'Intifada dei "lupi solitari", sconosciuti ai pur efficienti servizi di sicurezza israeliani. Una lunga scia di sangue: da quando nell'ottobre del 2015 è scoppiata l'"Intifada dei coltelli" sono stati uccisi 43 israeliani, due turisti americani e un britannico. Nello stesso periodo, le forze israeliane hanno ucciso 254 palestinesi, la maggior parte dei quali definiti da Israele terroristi pronti ad attaccare. A porre fine a questo continuo "stop and go" del terrorismo fai-da-te palestinese non è servita la contestata (da Israele) risoluzione dell'Unesco che ha indicato la Tomba dei patriarchi nella città vecchia di Hebron - in Cisgiordania - tra i patrimoni dell'umanità palestinesi. "Negata la connessione con l'ebraismo, questa decisione è una sozzura morale", ha tuonato il governo israeliano. Non ha stemperato il clima di odio che permea Gerusalemme il rilancio, anche da parte dell'amministrazione Trump, della prospettiva di una soluzione di pace fondata sul principio "due popoli, due Stati".

A pesare, semmai è lo scontro all'interno del campo politico palestinese, con Hamas che ha accusato l'Autorità nazionale palestinese di Mahmoud Abbas di aver messo in ginocchio, assieme a Israele, la Striscia di Gaza, e con al-Fatah dilaniato da una lotta interna per la leadership. In occasione del decimo anniversario della presa di potere nella Striscia di Gaza da parte di Hamas una dichiarazione dell'Anp ha parlato di "seconda Nabka" (Catastrofe) del popolo palestinese. Il leader di Hamas a Damasco, Khaled Meshaal, ha proposto di essere nominato vice di Mahmoud Abbas, e di diventare capo dell'Olp dopo il suo congedo. Abbas non ha respinto l'offerta, ma è il suo intero partito a non voler mollare la presa sul potere: capiscono che lasciare l'Olp ad Hamas significherebbe la fine di al-Fatah come rappresentante del popolo palestinese. Uno scontro che ha i suoi sponsor regionali: Hamas può contare sul sostegno di Iran e Qatar, a fianco di Abbas si è schierato l'Egitto di al-Sisi.

Quanto al campo israeliano, a dominare sono i falchi dell'ultra destra nazionalista e religiosa, legata a doppio filo con l'ala più oltranzista del movimento dei coloni. La guerra all'Isis ha scalzato il conflitto israelo-palestinese tra le priorità dell'agenda internazionale. Non si possono schedare centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, neanche da parte di un Paese, Israele, che da sempre vive in trincea. Uno dei tre terroristi è stato identificato come un cittadino arabo-israeliano residente nella città di Umm al-Fahm. In Israele ci sono circa 1,7 milioni di arabi con cittadinanza israeliana che si possono muove liberamente sul territorio a differenza dei palestinesi. Stavolta non si tratta di sgominare cellule di Hamas o della Jihad islamica, o fare i conti con il nuovo nemico salafita, sempre più forte, soprattutto nella Striscia di Gaza. Stavolta, le retate dei "soliti noti" non bastano più. Perché il "lupo solitario" può annidarsi ovunque. E per agire non ha bisogno di imbottirsi di esplosivo o saper usare un kalashnikov.

I tre attentatori entrati in azione alla Porta dei Leoni, come i palestinesi della "Car intifada" sono animati dall'odio, dalla frustrazione. E sono armati di asce, mannaie, coltelli da cucina, pistole. Una foto pubblicata sul sito israeliano "Israel Breaking", mostra le armi degli assalitori: una mitraglietta e due pistole automatiche, a prima vista di produzione artigianale. In Cisgiordania sono state scoperte negli ultimi due anni molte officine che producevano armi artigianali. Ora Hamas li chiama a sé, cerca di cavalcare qualcosa che l'ha spiazzata. Poche ore dopo, l'attacco è stato esaltato da Hamas e dalla Jihad islamica, che tuttavia non ne rivendicano la paternità. Abdel Latif Qanou (Hamas) ha detto alla stampa che "la benedetta operazione di martirio mette in evidenza la determinazione del nostro popolo a resistere alla brutale occupazione" e che essa è anche "una conseguenza naturale di una serie di crimini" attribuiti dai palestinesi ad Israele." SEGUE >>>

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