mercoledì 7 giugno 2017

Uno degli attentatori - Londra, la madre italiana di Youssef: «Dal suo sguardo ho capito che si era radicalizzato» | mondo | Il Secolo XIX

Uno degli attentatori - Londra, la madre italiana di Youssef: «Dal suo sguardo ho capito che si era radicalizzato» | mondo | Il Secolo XIX: "Bologna - «Nell’ultimo anno quando sono andata in Inghilterra era più rigido, poi dal suo sguardo ho capito che c’era stata una radicalizzazione sui principi e sulla fede dell’Islam. E questo è avvenuto in Inghilterra. Aveva uno sguardo più cupo».

Lo ha detto Valeria Collina, la madre di Youssef Zaghba, l’italo-marocchino, attentatore morto a Londra durante l’attacco del 3 giugno, ricevendo nella sua casa di Fagnano, sulle colline bolognesi i giornalisti.

«Lui - ha aggiunto la madre di Youssef Zaghba - pretendeva molto da se stesso, non riusciva ad essere quello che voleva e gli serviva una struttura esterna che gli desse sicurezza, penso che sia stato quello che l’ha spinto».


«All’inizio il terrore di Youssef era quello di essere arrestato, poi ha riavuto il passaporto e gli ho detto: tu a questo punto devi essere perfetto, non devi guardare neanche mezza cosa strana in internet, devi conoscere le persone giuste, fare le cose giuste. Lui lavorava molto: era questo che mi faceva stare tranquilla».

«Io sono grata alla polizia per il lavoro che faceva: ogni volta che mio figlio veniva qui c’era uno della Digos che lo seguiva. Credo che abbiano fatto un lavoro incredibile. Sapevano benissimo quanto io fossi preoccupata e attenta a quello che succedeva».

«Anche quando voleva partire per Istanbul per poi andare in Siria - ha raccontato la donna - ho detto loro di trattenerlo». E alla domanda se sia vero che quando all’aeroporto Marconi il figlio venne fermato e la polizia le telefonò e lei disse di non farlo partire, di farlo restare in Italia, la donna risponde «Sì sì, quando loro mi hanno telefonato io ero fuori Bologna. Mi hanno detto “qui c’è suo figlio che vuole partire per Istanbul, lei lo sa?”. Ho detto no. Mi hanno chiesto “cosa facciamo, lo fermiamo?”, ho detto sì, assolutamente sì, adesso vengo».

Alla donna viene chiesto anche se abbia mai chiesto al figlio cosa stesse facendo: «No, no... Cioè lo si sapeva, non so come rispondere a questa domanda».

Sapeva che era sotto indagine per questioni di terrorismo? «Certo, certo, esattamente così. Gli ho detto “tu sei libero... Perchè all’inizio il suo terrore era di essere arrestato, poi c’è stata questa cosa, mi pare del tribunale di sorveglianza, del blocco del passaporto e gli ho detto “a questo punto tu devi essere perfetto, non ci deve essere neanche mezza cosa strana, internet. Devi conoscere le persone giuste, fare le cose giuste” e mi sembrava che lo facesse».

Non andrà in Inghilterra: «Non me la sento, non voglio vedere mio figlio in queste condizioni».

«Io conosco l’Islam, e non è questo qua... In questo momento è impossibile dire qualcosa che abbia senso: capisco cosa possa provare una madre, ma io non posso chiedere perdono per un altro, non posso nemmeno chiedere perdono a nome dell’Islam, perché l’Islam non è questo. Io li posso capire attraverso la mia tragedia, ma non ho il coraggio di compararla, è come se mi vergognassi di dire anche io sono una madre, anche io soffro» ha risposto a chi gli chiedeva cosa avesse da dire ai familiari delle vittime."

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