lunedì 19 giugno 2017

Londra e Parigi, opposti terrorismi

Londra e Parigi, opposti terrorismi: "Opposti terrorismi. L'Europa vive un altro giorno di terrore e attentati, seppur così diversi fra loro. Da una parte il padre di famiglia gallese Darren Osborne, che dopo aver passato il pomeriggio in cucina con i figli sale su un furgone noleggiato vicino a casa e va a Londra in nottata per investire persone al grido di "odio tutti i musulmani". Dall'altra a Parigi un giovane radicalizzato e ben conosciuto dai servizi segreti francesi che entra liberamente con l'auto piena di bombole di gas sugli Champs-Elysées ma per fortuna viene fermato prima di uccidere. Il bianco 47enne con vicini di casa musulmani che all'improvviso, dopo non aver dato "mai particolari segnali di razzismo" - raccontano quelli della porta accanto - punta sulla moschea più nota di Londra per compiere un atto inusuale di terrore. Il 31enne francese nato a Argenteuil (Val-d'Oise) che si arma di pistola e segue le istruzioni di Daesh per i lupi solitari ma finirà morto su un marciapiede senza nemmeno riuscire a farsi saltare in aria. Cronache di (stra)ordinari attentati in due capitali, Londra e Parigi, stanche e ferite, provate da mesi di attacchi e continuamente sotto massima allerta.
In queste città stressate le forme di terrore si diversificano, così come i modi di agire e le strategie. Chi ha colpito a Parigi, un giovane noto ai servizi segreti e "fortemente radicalizzato", ha scelto un luogo turistico per farsi esplodere: la sua auto era piena di bombole di gas e probabilmente sarebbe saltato in aria se fosse riuscito completamente nel suo obiettivo di uccidere agenti. La polizia lo ha fermato e l'attentato non ha fatto nessuna vittima, nemmeno feriti, soltanto il terrorista è morto. Ha agito, come chiesto da mesi da Daesh nella sua propaganda, da lupo solitario dando vita a un attentato potenzialmente molto pericoloso ma fortunatamente inoffensivo ed è stato qualcosa, per modalità e operatività, di già visto, ma che lascia comunque nuovi dubbi sui servizi segreti francesi. Se era già noto per la sua radicalizzazione come ha potuto muoversi indisturbato e armato fino al cuore di Parigi? Domande lecite in una Francia in cui Macron si prepara a varare leggi specifiche legate al terrorismo.

Altro discorso per una Gran Bretagna che fatica a uscire da una spirale di terrore: siamo al quarto attentato in quattro mesi, da quello del Parlamento a Manchester fino al London Bridge. Ma questa volta ad agire è stato un "british", 47anni, nato a Singapore all'anagrafe ma cresciuto in Galles, sconosciuto alla polizia: lo ha fatto per odio contro i muslmani. Era un padre di famiglia normale, 4 figli, a passeggio con i cani, da poco separato, "che ama i suoi cari" dice chi lo conosce.

Eppure col suo furgone è piombato su un gruppo di fedeli musulmani a Finsbury Park a nord di Londra e una persona è morta, anche se potrebbe essere deceduta per infarto.

Un fatto che, seppur non collegato, si inserisce in un'allarme per episodi di razzismo e xenofobia registrato in questi lunghi giorni di terrore. Anche per questo, alle prese con una ripartenza politica difficile dopo il post elezioni, Theresa May si è affrettata a dire che "Londra non si arrende all'odio e nemmeno tutto il Regno Unito". Ha definito l'episodio come "disgustoso" contro "la libertà di culto e i nostri valori", un atto "ripugnante esattamente come gli altri atti di terrorismo che hanno colpito il Regno Unito". Ma è chiaro che il moto di questo nuovo attacco è differente, perché va in direzione opposta rispetto all'ordinario. Il gigante gallese - è alto 1,93 - ha voluto colpire proprio la moschea di Finsbury Park: per anni culla dello jihadismo britannico dove si sono radicalizzati molti terroristi ma negli ultimi tempi diventata simbolo di un tentativo di unione e di iniziative per far convivere il credo musulmano con la vita occidentale.

Un attentato fortemente condannato dalle forze politiche ma che - in sparuti casi - sui social ha strappato anche applausi a chi si nutre di razzismo e odio per i musulmani. Per la May un lavoro in salita nel tentativo di tenere sempre più unita una comunità già divisa; per Macron, in vista della legge anti terrorismo, la necessità di tappare subito le falle del suo sistema sicurezza. Anche in giorni di attentati così inusuali."

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