I soldi buttati dell’accoglienza. Migliaia di coop improvvisate spremono i migranti e lo Stato - La Stampa: "La Lancia Delta si ferma sullo sterrato davanti al grosso cubo di cemento e fa scendere la ragazza nera. L’autista ingrana la prima sollevando un polverone che si deposita sul vestito della giovane nigeriana. Ha un volto appesantito e magro. Le fa sembrare gli occhi ancora più grandi. Sono venuti a prenderla alle dieci del mattino, l’hanno portata a battere e adesso, sei ore dopo, la riconsegnano a domicilio. «Senti, scusa…». La ragazza gira impercettibilmente la testa e abbassa gli occhi, perché la paura scaccia ogni emozione ma non la vergogna.
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Supera il cancello e si confonde fra uomini e donne ospiti di quella che era una discoteca e ora è un Cas: centro straordinario di accoglienza. Uno dei 120 sparsi per la Sardegna e sbucati come funghi negli ultimi due anni. Un mediatore culturale si avvicina al gruppo di persone guidate da una senatrice 5 Stelle arrivata per un’ispezione. Dice: «Vi stavamo aspettando». Ha intenzione di mostrare il meglio del servizio per i richiedenti asilo. Ma quel meglio non c’è. Centodiciannove persone. Venti minorenni. Molte donne. Quattro aspettano un bambino. Gli altri sono maschi adulti che ciondolano.
La legge dice che donne, minori e uomini devono stare separati. Il mediatore senegalese scuote le spalle. «Siamo in emergenza, no?». Lo sanno bene le prefetture, costrette a reperire alloggi in fretta e furia. Poche strutture pubbliche e molte cavallette private confuse fra decine di cooperative sane. Servirebbero controlli. Ma ci vuole tempo. E soprattutto personale. Che non c’è.
Il cubo di cemento ha due piani, camere arrangiate da dieci, dodici posti, letti a castello, lenzuola sottili che sembrano carta vetrata, bagni lasciati andare - «questi non sanno cos’è la pulizia» - uno stanzone dove sono raggruppati gli under 18. E, in fondo a quella che doveva essere la pista da ballo, oggi perfettamente pulita, una tv. «Qui facciamo lezioni d’italiano», dice fiero il mediatore. Quando? «Due volte a settimana». Partecipano tutti? «Mica li possiamo obbligare». Uno dei minorenni si avvicina nervoso. Viene dal Gambia, usa un inglese basico ma chiaro. «Qui divento pazzo». Si picchia la testa con l’indice. «Sono arrivato sette mesi fa e non so una parola d’italiano. Non mi mandano a scuola. Il mio tutor non risponde neanche al telefono». E’ aggressivo. Sa di essere fastidioso. Ma l’ansia ha comunque la meglio. La lamentela diventa corale. I minorenni arrivano tutti e venti, non ce la fanno più. «Vogliamo un futuro. Se no era meglio morire in mare». Il mediatore prova ad allontanarsi. Perché non li portate a scuola, non è obbligatorio? «Mica dipende da noi». E’ la sua risposta fissa. Lo sapete che cosa fanno le ragazze nigeriane? «I maggiorenni sono liberi di entrare e uscire come credono. Non dipende da noi». Che cosa dipende da voi? «Il cibo, i vestiti, un medico due volte a settimana. I corsi di lingua. Ma tutto è complicato». Poco complicato è contare i soldi. Un richiedente asilo adulto vale 35 euro al giorno. Un minorenne 45. Per l’ex discoteca fa poco più di 130 mila euro al mese. Un milione e mezzo l’anno. Tutto regolare. «Siamo qui per il loro bene».
In un ristorante poco lontano, di fronte alla parlamentare 5 Stelle e a un piatto di pesce fresco, il commercialista che gestisce il cubo di cemento parla di sé e della nuova impresa come fosse Madre Teresa di Calcutta. «Ogni mese spendo 30 mila euro per il cibo e 40 mila per le 24 persone che ho assunto. Più 7.500 euro di affitto e qualche migliaio di euro per le bollette». Facendo finta che abbia uscite impreviste per altri diecimila euro, ne mancano ancora quarantamila per arrivare all’assegno che la collettività stacca per l’opera benemerita. Ruba? No. Ma il sistema fa schifo. Più ammassi immigrati, più incassi. E destreggiarsi in mezzo agli obblighi imprecisi dei bandi pubblici è un gioco. Risparmi su un insegnante, su una nutella, compri più frutta che pasta, prendi stock di lenzuola usate e i margini di guadagno esplodono. «Sa che penso quando vedo i ragazzi tristi?», dice il commercialista. Che avrebbero bisogno di scuola, formazione, bagni e letti civili? «Che dovrei prendere un intrattenitore per divertirli un po’». Ordina il dolce. E’ un uomo felice. Nella discoteca dormitorio la ragazza nigeriana si stende sul letto. Tiene il capo reclinato. Ti va di parlare? Si gira dall’altra parte con l’atteggiamento passivo di chi ha già predigerito ogni cosa e si aspetta solo di continuare il naufragio.
Comuni in fuga
Lo Stato investe per l’accoglienza 4,5 miliardi l’anno. Difficile dire che siano soldi spesi razionalmente. Al ministero dell’Interno lo sanno. Un nuovo decreto prevede una task force per la verifica delle strutture di accoglienza. «Sono stati programmati 2500 controlli e l’autorità anti-corruzione spinge per una white list nella quale inserire cooperative al di sopra di ogni sospetto», dice Elena Carnevali, parlamentare Pd della Commissione Affari sociali. " SEGUE >>>
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Supera il cancello e si confonde fra uomini e donne ospiti di quella che era una discoteca e ora è un Cas: centro straordinario di accoglienza. Uno dei 120 sparsi per la Sardegna e sbucati come funghi negli ultimi due anni. Un mediatore culturale si avvicina al gruppo di persone guidate da una senatrice 5 Stelle arrivata per un’ispezione. Dice: «Vi stavamo aspettando». Ha intenzione di mostrare il meglio del servizio per i richiedenti asilo. Ma quel meglio non c’è. Centodiciannove persone. Venti minorenni. Molte donne. Quattro aspettano un bambino. Gli altri sono maschi adulti che ciondolano.
La legge dice che donne, minori e uomini devono stare separati. Il mediatore senegalese scuote le spalle. «Siamo in emergenza, no?». Lo sanno bene le prefetture, costrette a reperire alloggi in fretta e furia. Poche strutture pubbliche e molte cavallette private confuse fra decine di cooperative sane. Servirebbero controlli. Ma ci vuole tempo. E soprattutto personale. Che non c’è.
Il cubo di cemento ha due piani, camere arrangiate da dieci, dodici posti, letti a castello, lenzuola sottili che sembrano carta vetrata, bagni lasciati andare - «questi non sanno cos’è la pulizia» - uno stanzone dove sono raggruppati gli under 18. E, in fondo a quella che doveva essere la pista da ballo, oggi perfettamente pulita, una tv. «Qui facciamo lezioni d’italiano», dice fiero il mediatore. Quando? «Due volte a settimana». Partecipano tutti? «Mica li possiamo obbligare». Uno dei minorenni si avvicina nervoso. Viene dal Gambia, usa un inglese basico ma chiaro. «Qui divento pazzo». Si picchia la testa con l’indice. «Sono arrivato sette mesi fa e non so una parola d’italiano. Non mi mandano a scuola. Il mio tutor non risponde neanche al telefono». E’ aggressivo. Sa di essere fastidioso. Ma l’ansia ha comunque la meglio. La lamentela diventa corale. I minorenni arrivano tutti e venti, non ce la fanno più. «Vogliamo un futuro. Se no era meglio morire in mare». Il mediatore prova ad allontanarsi. Perché non li portate a scuola, non è obbligatorio? «Mica dipende da noi». E’ la sua risposta fissa. Lo sapete che cosa fanno le ragazze nigeriane? «I maggiorenni sono liberi di entrare e uscire come credono. Non dipende da noi». Che cosa dipende da voi? «Il cibo, i vestiti, un medico due volte a settimana. I corsi di lingua. Ma tutto è complicato». Poco complicato è contare i soldi. Un richiedente asilo adulto vale 35 euro al giorno. Un minorenne 45. Per l’ex discoteca fa poco più di 130 mila euro al mese. Un milione e mezzo l’anno. Tutto regolare. «Siamo qui per il loro bene».
In un ristorante poco lontano, di fronte alla parlamentare 5 Stelle e a un piatto di pesce fresco, il commercialista che gestisce il cubo di cemento parla di sé e della nuova impresa come fosse Madre Teresa di Calcutta. «Ogni mese spendo 30 mila euro per il cibo e 40 mila per le 24 persone che ho assunto. Più 7.500 euro di affitto e qualche migliaio di euro per le bollette». Facendo finta che abbia uscite impreviste per altri diecimila euro, ne mancano ancora quarantamila per arrivare all’assegno che la collettività stacca per l’opera benemerita. Ruba? No. Ma il sistema fa schifo. Più ammassi immigrati, più incassi. E destreggiarsi in mezzo agli obblighi imprecisi dei bandi pubblici è un gioco. Risparmi su un insegnante, su una nutella, compri più frutta che pasta, prendi stock di lenzuola usate e i margini di guadagno esplodono. «Sa che penso quando vedo i ragazzi tristi?», dice il commercialista. Che avrebbero bisogno di scuola, formazione, bagni e letti civili? «Che dovrei prendere un intrattenitore per divertirli un po’». Ordina il dolce. E’ un uomo felice. Nella discoteca dormitorio la ragazza nigeriana si stende sul letto. Tiene il capo reclinato. Ti va di parlare? Si gira dall’altra parte con l’atteggiamento passivo di chi ha già predigerito ogni cosa e si aspetta solo di continuare il naufragio.
Comuni in fuga
Lo Stato investe per l’accoglienza 4,5 miliardi l’anno. Difficile dire che siano soldi spesi razionalmente. Al ministero dell’Interno lo sanno. Un nuovo decreto prevede una task force per la verifica delle strutture di accoglienza. «Sono stati programmati 2500 controlli e l’autorità anti-corruzione spinge per una white list nella quale inserire cooperative al di sopra di ogni sospetto», dice Elena Carnevali, parlamentare Pd della Commissione Affari sociali. " SEGUE >>>
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