diga rischio vajont - Tiscali Notizie: "L’allarme lanciato dagli esperti è di quelli che fanno paura e ripropongono lo spettro di una tragedia che ha segnato la storia d’Italia.
“Nella zona di Campotosto , in Abruzzo, c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago, per dirla semplice è 'l'effetto Vajont'".
Lo ha detto (confermando quanto scritto su Tiscali il primo novembre del 2016) al Tg3 Sergio Bertolucci, presidente della Commissione Grandi Rischi, aggiungendo che "se si avverte un aumento del rischio, bisogna immediatamente renderlo trasparente alle autorità e alla popolazione".
"Sarebbe - ha aggiunto l'esperto - pericolosissimo abbassare la guardia, soprattutto per scuole, ospedali e, appunto, le dighe". Nella riunione dell'altro ieri la Commissione Grandi rischi aveva messo in guardia dalla possibilità di nuove scosse, anche fino a magnitudo 6-7, nelle zone contigue all'ultimo terremoto.
Pezzopane: panico Grandi Rischi, farò interrogazione
"Viviamo momenti drammatici in Abruzzo. Molte frazioni dell'aquilano e di altre province abruzzesi sono ancora isolate, senza luce e riscaldamento. Tra emergenza neve e un numero impressionante di scosse in atto, sono ore di angoscia e di paura". "In questo clima di estrema precarietà e di alta tensione, il comunicato della Commissione Grande Rischi, che annuncia con poche righe, future scosse di magnitudo tra 6 e 7, ha gettato la gente nel panico e molti amministratori nel più completo abbandono. Domani presento un'interrogazione al Presidente del Consiglio, affinché venga chiarito il senso di questa comunicazione e quali provvedimenti verranno assunti di conseguenza". Lo afferma Stefania Pezzopane, senatrice Pd, ex presidente della Provincia dell'Aquila all'epoca del sisma del 2009.
Cosa successe al Vajont
Il disastro del Vajont fu l'evento occorso la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante e omonimo bacino lacustre alpino realizzato con l'omonima diga. La conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, e il superamento della diga, provocarono l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di ben 1 910 persone. Il disastro causato dalla frana coinvolse anche Erto e Casso, cittadine geograficamente opposte a Longarone, vicino alla riva del nuovo lago artificiale del Vajont dopo la costruzione della diga. L'onda si divise in due, e la parte meno disastrosa corse verso monte in zona Erto - Casso e località minori nel percorso, opposta a quella che precipitò nella stretta vallata e investì Longarone ove procurò la maggior parte delle vittime"
“Nella zona di Campotosto , in Abruzzo, c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago, per dirla semplice è 'l'effetto Vajont'".
Lo ha detto (confermando quanto scritto su Tiscali il primo novembre del 2016) al Tg3 Sergio Bertolucci, presidente della Commissione Grandi Rischi, aggiungendo che "se si avverte un aumento del rischio, bisogna immediatamente renderlo trasparente alle autorità e alla popolazione".
"Sarebbe - ha aggiunto l'esperto - pericolosissimo abbassare la guardia, soprattutto per scuole, ospedali e, appunto, le dighe". Nella riunione dell'altro ieri la Commissione Grandi rischi aveva messo in guardia dalla possibilità di nuove scosse, anche fino a magnitudo 6-7, nelle zone contigue all'ultimo terremoto.
Pezzopane: panico Grandi Rischi, farò interrogazione
"Viviamo momenti drammatici in Abruzzo. Molte frazioni dell'aquilano e di altre province abruzzesi sono ancora isolate, senza luce e riscaldamento. Tra emergenza neve e un numero impressionante di scosse in atto, sono ore di angoscia e di paura". "In questo clima di estrema precarietà e di alta tensione, il comunicato della Commissione Grande Rischi, che annuncia con poche righe, future scosse di magnitudo tra 6 e 7, ha gettato la gente nel panico e molti amministratori nel più completo abbandono. Domani presento un'interrogazione al Presidente del Consiglio, affinché venga chiarito il senso di questa comunicazione e quali provvedimenti verranno assunti di conseguenza". Lo afferma Stefania Pezzopane, senatrice Pd, ex presidente della Provincia dell'Aquila all'epoca del sisma del 2009.
Cosa successe al Vajont
Il disastro del Vajont fu l'evento occorso la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont, a causa della caduta di una colossale frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del sottostante e omonimo bacino lacustre alpino realizzato con l'omonima diga. La conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, e il superamento della diga, provocarono l'inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di ben 1 910 persone. Il disastro causato dalla frana coinvolse anche Erto e Casso, cittadine geograficamente opposte a Longarone, vicino alla riva del nuovo lago artificiale del Vajont dopo la costruzione della diga. L'onda si divise in due, e la parte meno disastrosa corse verso monte in zona Erto - Casso e località minori nel percorso, opposta a quella che precipitò nella stretta vallata e investì Longarone ove procurò la maggior parte delle vittime"
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