Anno giudiziario, "La mafia tra noi: guardia alta sul post-terremoto" - Cronaca - lanazione.it: "Perugia, 29 gennaio 2017- Il pensiero e l’attenzione della magistratura vanno anche al terremoto, con il monito a non abbassare la guardia dalle infiltrazioni della criminalità. All’inaugurazione dell’anno giudiziario non poteva mancare il richiamo al sisma. All’attenzione «massima che riserveremo a queste zone e interverremo laddove sarà necessario», dice il presidente della Corte d’appello, Vincenzo d’Aprile.
Gli fa eco il procuratore generale, Fausto Cardella quando parla di mafie: l’Umbria «è caratterizzata dalla presenza ed operatività di alcune proiezioni delle organizzazioni mafiose tradizionali, soprattutto ‘ndrangheta e camorra, benché non siano da sottovalutare alcuni recenti indicatori della presenza di Cosa Nostra. Le attività d’indagine indicano che le mafie – è sempre l’intervento di Cardella – tendono ad insinuarsi nell’economia legale, attraverso il reinvestimento e reimpiego dei proventi delle attività criminali in attività imprenditoriali e commerciali nei settori edile, della gestione dei rifiuti, della ristorazione, dell’intrattenimento e dei servizi, avviando le relative attività ex novo, servendosi di prestanome, e approfittando delle situazioni di crisi o di minore liquidità di cui certe imprese soffrono».
Secondo il Pg «manca un vero e proprio radicamento nel territorio e ciò dipende non soltanto dalla attenta vigilanza e dalla pronta azione delle forze di polizia (che il Pg ha elogiato ndr), ma anche dal virtuoso comportamento dei cittadini».
Quanto alla piaga della droga, in Umbria «operano sodalizi criminali di matrice etnica, talvolta in collaborazione con soggetti italiani dediti al traffico di stupefacente. «Un contributo concretamente destabilizzante e tale da favorire l’insediamento a Perugia» di spacciatotori «fu determinato probabilmente dal sistema degli affitti e dallo sviluppo urbanistico a questo finalizzato». Oggi il fenomeno, nelle parole di Cardella, è «diminuito» e gli spacciatori «si trovano in zone e quartieri meno esposti», rispetto al centro. Il problema della droga riguarda anche la giustizia minorile con ben 56 ragazzini responsabili di spaccio, reato che secondo la Procura «continua a suscitare il maggiore allarme sociale: il consumo fa da sfondo a molti altri reati».
In cima alla classifica dei minori rimane comunque il furto (101 indagati). «La cessione di droga – è spiegato nella relazione – non è più mercato esclusivo di tunisini o marocchini ma anche di albanesi, romeni o minori russi e domenicani, residenti in Italia. Stesso discorso per i furti».
Ma «la sensazione è che non si tratti più di ‘reati del bisogno’ ma che tale devianza abbia come causa principale la necessità per il giovane di uniformarsi al gruppo per avere smartphone, abiti firmati e soldi per comprare alcol o droga». Storicamente la solenne cerimonia è il momento in cui si mettono in luce i «mali» del sistema giustizia. Che in Umbria sembrano ripetersi anno dopo anno: drammatica scopertura degli organici, soprattutto amministrativi (23%) che richiede «urgenti rimedi», sedi insicure e spezzettate in troppi uffici, il miraggio di una ‘cittadella giudiziaria’ che, ora, dopo gli accordi romani, sembra più vicina. E ora pure l’arretrato economico per saldare i conti dei difensori d’ufficio o il gratuito patrocinio: sono circa 2,5 milioni."
Gli fa eco il procuratore generale, Fausto Cardella quando parla di mafie: l’Umbria «è caratterizzata dalla presenza ed operatività di alcune proiezioni delle organizzazioni mafiose tradizionali, soprattutto ‘ndrangheta e camorra, benché non siano da sottovalutare alcuni recenti indicatori della presenza di Cosa Nostra. Le attività d’indagine indicano che le mafie – è sempre l’intervento di Cardella – tendono ad insinuarsi nell’economia legale, attraverso il reinvestimento e reimpiego dei proventi delle attività criminali in attività imprenditoriali e commerciali nei settori edile, della gestione dei rifiuti, della ristorazione, dell’intrattenimento e dei servizi, avviando le relative attività ex novo, servendosi di prestanome, e approfittando delle situazioni di crisi o di minore liquidità di cui certe imprese soffrono».
Secondo il Pg «manca un vero e proprio radicamento nel territorio e ciò dipende non soltanto dalla attenta vigilanza e dalla pronta azione delle forze di polizia (che il Pg ha elogiato ndr), ma anche dal virtuoso comportamento dei cittadini».
Quanto alla piaga della droga, in Umbria «operano sodalizi criminali di matrice etnica, talvolta in collaborazione con soggetti italiani dediti al traffico di stupefacente. «Un contributo concretamente destabilizzante e tale da favorire l’insediamento a Perugia» di spacciatotori «fu determinato probabilmente dal sistema degli affitti e dallo sviluppo urbanistico a questo finalizzato». Oggi il fenomeno, nelle parole di Cardella, è «diminuito» e gli spacciatori «si trovano in zone e quartieri meno esposti», rispetto al centro. Il problema della droga riguarda anche la giustizia minorile con ben 56 ragazzini responsabili di spaccio, reato che secondo la Procura «continua a suscitare il maggiore allarme sociale: il consumo fa da sfondo a molti altri reati».
In cima alla classifica dei minori rimane comunque il furto (101 indagati). «La cessione di droga – è spiegato nella relazione – non è più mercato esclusivo di tunisini o marocchini ma anche di albanesi, romeni o minori russi e domenicani, residenti in Italia. Stesso discorso per i furti».
Ma «la sensazione è che non si tratti più di ‘reati del bisogno’ ma che tale devianza abbia come causa principale la necessità per il giovane di uniformarsi al gruppo per avere smartphone, abiti firmati e soldi per comprare alcol o droga». Storicamente la solenne cerimonia è il momento in cui si mettono in luce i «mali» del sistema giustizia. Che in Umbria sembrano ripetersi anno dopo anno: drammatica scopertura degli organici, soprattutto amministrativi (23%) che richiede «urgenti rimedi», sedi insicure e spezzettate in troppi uffici, il miraggio di una ‘cittadella giudiziaria’ che, ora, dopo gli accordi romani, sembra più vicina. E ora pure l’arretrato economico per saldare i conti dei difensori d’ufficio o il gratuito patrocinio: sono circa 2,5 milioni."
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