sabato 15 ottobre 2016

«Le regole per lavorare felici? Seguite il talento, non la passione. E non sacrificate la libertà per il successo» - Linkiesta.it

«Le regole per lavorare felici? Seguite il talento, non la passione. E non sacrificate la libertà per il successo» - Linkiesta.it: "«Mio padre, a tavola, dopo il mio primo giorno di scuola non mi ha chiesto quel che avevo fatto, ma se amavo quel che stavo facendo. Quella domanda, apparentemente banale, è diventata la bussola della mia vita. Per venticinque anni l’ho usata per orientare la vita degli altri. Ora mi piacerebbe imparassero a usarla». Paolo Gallo ha cinquantatre anni ed è il responsabile delle risorse umane del World Economic Forum - quello di Davos, per intenderci - e prima ancora faceva lo stesso lavoro alla Banca Mondiale. Dire che è un’autorità in materia in tema di colloqui di lavoro e di selezione del personale è quasi limitativo. Ma non è per questo che ha scritto “La bussola del successo” - edito da Rizzoli, sottotitolo: le regole per essere vincenti restando liberi. A spingerlo, dice, sono state due domande che erano diventate ossessioni: « «Da una posizione come la mia vedi passare tanta gente, li assumi, gli dai una posizione in azienda, li segui come dei figli - spiega -. Il problema è che tanti, troppi falliscono. E allora ti chiedi perché. E, soprattutto, che cosa significhi, in fondo, avere successo in un’organizzazione, sul lavoro».

Partiamo dalla prima domanda, Gallo, perché falliscono? Non sarà mica colpa sua che li ha assunti?
Un po’ sì, in fondo. La cosa buffa dei processi di selezioni, soprattutto nelle grandi realtà americane, è che sono lunghi, sofisticati, analitici. Ma alla fine offrono i medesimi risultati di un processo di selezione superficiale, basato sull’istinto o sull’empatia.

Come mai?
Io la vedo così: in America falliscono il 65% dei matrimoni. Ma tutti o quasi, il giorno delle nozze, pensano di essere tra quelli che dureranno tutta la vita. Sul lavoro è uguale.

Conta quanto ami davvero il tuo lavoro?
Un po’ sì. Se non ami quello che fai, ad esempio, ma lo stipendio o la stabilità, o la job description, o il prestigio che ti offre sei destinato al fallimento. Esattamente come se ti sposi qualcuno che non ti piace. Ma non è solo amore e passione, sul lavoro. Anzi…

Anzi?
Per me il talento conta molto più della passione. Io ho una grande passione per il tennis, ma nessun talento. Mia moglie ha un talento per le lingue, ne parla sei. Ma prima di riconoscere il proprio talento ci ha messo anni. La passione offusca il talento. E il talento offusca la passione.

Perché conta di più il talento della passione?
Perché la passione è soggettiva, il talento è oggettivo. Basta guardare X Factor per capirlo. È quando ti confronti con gli altri che capisci che la tua passione non è necessariamente il tuo talento. Certo, bisogna sempre credere ai sogni, ma bisogna anche saperli validare in maniera oggettiva, con persone serie e competenti in grado di dirti la verità. Quando capisci che la tua passione non sarà la tua professione, hai gia fatto un passo avanti.

«Per me il talento conta molto più della passione. Io ho una grande passione per il tennis, ma nessun talento. Mia moglie ha un talento per le lingue, ne parla sei. Ma prima di riconoscere il proprio talento ci ha messo anni. La passione offusca il talento».
E come si capisce in cosa si ha talento, se nessuno te lo dice?
Te ne accorgi dall’energia con cui fai determinate cose. Se hai talento, trovi energia e tempo per coltivarlo, anche quando sembra non essercene. Flavia Pennetta aveva 35 anni quando ha vinto gli Us Open. L’ultimo punto è stato un longilinea bellissimo. Dopo la partita il giornalista le ha detto che quel colpo era stato un colpo di fortuna Lei si è arrabbiata: gli ha risposto che era vent’anni che lavorava su quel colpo. Non era la sua passione e basta. Era qualcosa di più.

Il talento è per pochi, però…
Non è vero. Non voglio fare retorica spicciola, ma lo dico dopo venticinque anni passati a selezionare persone: io sono convinto che tutti abbiano un talento. Il problema è che i talenti sono tesori nascosti e molto spesso c’è chi non se ne accorge per una vita intera.

Come mai?
Per mille motivi. Perché hai una famiglia o un partner che li soffoca, ad esempio. Molto più spesso, però, è la paura di uscire dalla confort zone che soffoca il talento. E poi ci sono i fallimenti di mercato.

Cosa intendi?
Che c’è chi riesce a convincere il mondo di avere un talento che non ha e lo vende al doppio del prezzo che vale. E chi trova gente che non lo riconosce nemmeno quando ce l’ha davanti." SEGUE >>>

'via Blog this'

Nessun commento: