mercoledì 6 luglio 2016

L'Arabia Saudita è nel mirino dello Stato islamico? - Formiche.net

L'Arabia Saudita è nel mirino dello Stato islamico? - Formiche.net: "Tre attentati suicidi hanno colpito lunedì l’Arabia Saudita. Il primo, senza precedenti, s’è verificato ad un posto di polizia nei pressi della moschea del Profeta a Mediana (il secondo sito più importante nella simbologia teologica musulmana), un altro ha preso di mira la zona antistante al consolato americano a Jeddah, il terzo una luogo di culto sciita nella città di Qatif.

È STATO L’IS?

Nessuno, per il momento, ne ha rivendicato la paternità: Daniele Raineri, giornalista del Foglio esperto di fondamentalismo islamico, ha riportato su Twitter un tweet di un chierico qaedista dell’affiliazione siriana Jabhat al Nusra, che ha condannato l’attacco a Medina definendolo “un atto criminale” che deve essere condannato dagli islamici (“Allah distruggerà chi diffonde la discordia e il caos”). Al Qaeda (che non ha comunque grande considerazione di Riad, si ricorderà la serie di attacchi tra il 2003 e il 2006) e Is sono in lotta per la supremazia nel mondo jihadista e si sono vicendevolmente accusate di apostasia. Per questo quella del chierico è un’informazione in più per pensare che si sia trattato di azioni connesse con lo Stato islamico, che ha già colpito nel territorio saudita contro le forze di sicurezza e gli sciiti. Abu Sulayman al Muhajir, questo il suo nome, calca la mano su una considerazione fatta da diversi analisti come Michael Horowitz del Levantine Group: se è stato l’Is ha superato una red line, perché le immagini che circolano dimostrano che non è stata colpita l’Arabia Saudita, ma sono stati colpiti i fedeli musulmani.

RIAD È SICURA

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Nayef, ministro dell’Interno, ha cercato di minimizzare la situazione assicurando che la sicurezza del paese non è mai stata così tanto sotto controllo e l’incolumità dei cittadini non è a rischio, ma è chiaro che si tratta di dichiarazioni politiche, perché il Regno è tra gli obiettivi in cima alla lista dei baghdadisti. Nota: colpire la moschea di Nabawi a Medina è un atto geopolitico, perché significa mettere in dubbio le capacità saudite di garantire l’integrità di uno dei due luoghi sacri di cui è custodi: e infatti l’Iran ha già manifestato preoccupazione ufficialmente sulla situazione di sicurezza per i credenti (c’è appesa una diatriba secolare, riaccesa anche dai fatti legati alla strage dell’Hajj di un anno fa). Riad e Ankara sono le due capitali dell’Islam politico che più di tutte si sono “confuse” con il costume, il sistema, l’economia, occidentale, e nonostante enormi contraddizioni rappresentano le alleanze più solide nella regione per l’Europa e gli Stati Uniti (insieme a Israele). Per questa ragione la giunta militarista teologica di Abu Bakr al Baghdadi ne ha condannato a morte governi e cittadini: questi ultimi hanno ancora la possibilità di pentirsi, secondo la narrativa califfale, e lasciare la via dell’impurezza occidentale, mentre gli establishment, che sono coloro che hanno promosso e inculcato quell’impurezza nella popolazione, hanno già sulla testa una sentenza passata in giudicato. Colpire le sensibilità politico-economiche è una strategia: il turismo in Turchia, per esempio, la sicurezza in Arabia Saudita.

IL RUOLO SAUDITA NEL CALIFFATO"
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