Viaggio tra le comunità religiose | Gli ebrei a Modena, una lunga tradizione destinata a continuare nel tempo: "Dal caffè dell'Orologio, nel cuore del centro urbano, Piazza Mazzini appare come un ampio spazio drappeggiato da alcune file d'alberi, attraverso le quali si può ammirare lo splendido Tempio, comunemente chiamato Sinagoga, eretto nel 1873 in stile lombardesco. Per quanto, comunque, possa sembrare strano, non sempre l'edificio è stato visibile da lunga distanza. Numerosi erano, infatti, in passato i fabbricati costruiti dinnanzi alla sua imponente facciata e molti altri se ne aggiungevano nell'area circostante divenuta, con l'editto di Francesco I d'Este nel 1638, sede del ghetto locale, il luogo dove gli ebrei erano obbligati a vivere. Dall'accesso di vicolo Squallore alle vie Blasia, Coltellini, Torre all'adiacente Cesare Battisti, ogni angolo ha rappresentato qui una storia importante che ancora segna, malgrado la definitiva trasformazione dell'isolato, le profonde radici della nostra città.
Origini lontane. Della presenza israelita a Modena si hanno le prime tracce diversi secoli fa, quando cioè con apposito decreto, datato 15 novembre1366, il marchese Niccolò II d'Este concesse ad un ebreo di nome Mosè la facoltà di vendere o di acquistare un terreno ad uso cimiteriale. Da allora la comunità crebbe costantemente fino a che, dopo il bando di Ferdinando di Spagna del 1492 ed il successivo trasferimento della capitale ducale da Ferrara a Modena nel 1598, non toccò con l'arrivo di parecchi sefarditi iberici la quota di 2000 persone. Costretti a portare un segno giallo che li distinguesse dai cristiani, subito i "giudei" vennero reclutati per svolgere mansioni di prestatori di denaro e solo nel 1771 fu lasciata loro la possibilità di svolgere lavori diversi soprattutto nel commercio di abiti usati, oggetti, mobili e biancheria rammendata.
L'INTERVISTA - PARLA IL RABBINO BENIAMINO GOLDSTEIN
Fino ai giorni nostri. Con l'annessione di Modena al Regno d'Italia le autorità pubbliche decisero la perpetua chiusura del ghetto alla quale seguì, nel 1904, una progressiva distruzione degli edifici situati al centro di Piazza Mazzini. Sebbene tali provvedimenti paressero dare, all'epoca, l'inizio di un'auspicata eguaglianza, l'avvento del fascismo e nel 1938 delle leggi razziali, riportarono inesorabilmente ai tempi più oscuri dell'inquisizione. Molti furono gli ebrei deportati ed altri si rifugiarono altrove, partendo spesso per lo Stato d'Israele, migrazione che continuò, anche nell'immediato dopoguerra, assieme a quella per le più grandi città italiane, in primis Milano e Roma. A differenza di altre minoranze religiose, la popolazione israelita modenese è attualmente alquanto esigua, ma dalla sua conserva una tradizione culturale di altissimo livello a cui non poco hanno contribuito personaggi come l'editore Angelo Fortunato Formiggini, un paladino della libertà. Di una libertà che, in nessun modo, dobbiamo sottovalutare. "
Origini lontane. Della presenza israelita a Modena si hanno le prime tracce diversi secoli fa, quando cioè con apposito decreto, datato 15 novembre1366, il marchese Niccolò II d'Este concesse ad un ebreo di nome Mosè la facoltà di vendere o di acquistare un terreno ad uso cimiteriale. Da allora la comunità crebbe costantemente fino a che, dopo il bando di Ferdinando di Spagna del 1492 ed il successivo trasferimento della capitale ducale da Ferrara a Modena nel 1598, non toccò con l'arrivo di parecchi sefarditi iberici la quota di 2000 persone. Costretti a portare un segno giallo che li distinguesse dai cristiani, subito i "giudei" vennero reclutati per svolgere mansioni di prestatori di denaro e solo nel 1771 fu lasciata loro la possibilità di svolgere lavori diversi soprattutto nel commercio di abiti usati, oggetti, mobili e biancheria rammendata.
L'INTERVISTA - PARLA IL RABBINO BENIAMINO GOLDSTEIN
Fino ai giorni nostri. Con l'annessione di Modena al Regno d'Italia le autorità pubbliche decisero la perpetua chiusura del ghetto alla quale seguì, nel 1904, una progressiva distruzione degli edifici situati al centro di Piazza Mazzini. Sebbene tali provvedimenti paressero dare, all'epoca, l'inizio di un'auspicata eguaglianza, l'avvento del fascismo e nel 1938 delle leggi razziali, riportarono inesorabilmente ai tempi più oscuri dell'inquisizione. Molti furono gli ebrei deportati ed altri si rifugiarono altrove, partendo spesso per lo Stato d'Israele, migrazione che continuò, anche nell'immediato dopoguerra, assieme a quella per le più grandi città italiane, in primis Milano e Roma. A differenza di altre minoranze religiose, la popolazione israelita modenese è attualmente alquanto esigua, ma dalla sua conserva una tradizione culturale di altissimo livello a cui non poco hanno contribuito personaggi come l'editore Angelo Fortunato Formiggini, un paladino della libertà. Di una libertà che, in nessun modo, dobbiamo sottovalutare. "
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