Da quell’ostia profanata partì la caccia all’ebreo - Tempo Libero - Il Piccolo: "Le sei formelle della predella del Sacrilegio dell'Ostia di Urbino, dipinte da Paolo Uccello intorno al 1468 su commissione della confraternita locale del Corpus Domini, rappresentano una storia, quella della dissacrazione da parte degli ebrei dell'ostia consacrata, che all'epoca ha già una lunga storia nel mondo cristiano. Una calunnia che ha dato vita a processi e roghi contro singoli ebrei ed intere comunità, che si è diffusa in gran parte dell'Occidente cristiano e che è intimamente connessa alla devozione eucaristica e ai dibattiti teologici che l'hanno accompagnata.
La storia raccontata da Paolo Uccello riprende una vicenda avvenuta a Parigi nel XIII secolo, tranne che per il rogo finale di tutta la famiglia dell'ebreo, dove la storia diverge dal modello originale, in cui la famiglia si sarebbe invece convertita. È un canovaccio che è molto simile a quello dell'accusa di sacrilegio rituale che si sarebbe verificata a Trani intorno al 1000, ancora ricordata nella processione pasquale che a tutt'oggi vi si svolge dell'ostia fritta. Nella prima formella di Paolo Uccello una donna cristiana consegna ad un prestatore ebreo nella sua bottega (è una delle poche immagini che abbiamo di un banco di prestito ebraico) un'ostia sottratta alla comunione in cambio della restituzione del suo mantello, dato in pegno. Nella seconda formella l'ebreo è intento a friggere l'ostia, con tutta la famiglia intorno, ma dall'ostia comincia ad uscire un fiume di sangue, il sangue del Cristo presente nell'ostia. Le guardie sfondano la porta e arrestano gli ebrei sacrileghi. Nella terza formella l'ostia viene solennemente riconsacrata davanti all'altare. Successivamente vediamo l'impiccagione della donna cristiana, ormai pentita. La quinta formella consacra il rogo dei quattro ebrei, i genitori e i due bambini. L'ultima formella mostra il demonio e l'angelo che si contendono l'anima della donna cristiana, che sarà salvata.
La pala sotto cui sono collocate le formelle fu dipinta più tardi, tra il 1472 e il 1474, dal pittore fiammingo Giusto di Gand e raffigura l'istituzione dell'Eucarestia da parte di Cristo durante l'ultima cena. La predella commenta cioè, con la profanazione dell'ebreo e il miracolo che testimonia la presenza del Cristo, la celebrazione eucaristica. La profanazione è qui un'ulteriore conferma della presenza del Cristo nell'ostia, dal momento che l'intento dell'ebreo è proprio quello di ripetere, "uccidendo" l'ostia, l'uccisione di Gesù.
Molte sono le leggende nate intorno alla profanazione dell'ostia consacrata, e non tutte hanno come presunto autore un ebreo. In altri episodi, come in un caso che sarebbe avvenuto a Bolsena nel 1263, è un prete invaso dai dubbi sull'Eucarestia a lasciar cadere l'ostia, che comincia a sanguinare. Il miracolo ha dunque la funzione di ribadire la presenza reale del Cristo e si collega solo in alcuni casi alla propaganda antiebraica, sottolineando che proprio il fatto che un infedele creda nell'Eucarestia fino al punto di profanarla ribadisce nel modo più netto la presenza reale.
Tra le acc. use antiebraiche, quella di Praga nel 1389, quando l'intera comunità ebraica viene massacrata, quella di Poznan in Polonia nel 1399, quella di Passau, in Austria, nel 1477, dove molti membri della locale comunità ebraica furono messi a morte. Con l'affermarsi in Germania della Riforma protestante e la sua polemica contro l'eucarestia, le accuse di sacrilegio dell'ostia diminuirono sensibilmente. Strettamente connessa, dal punto di vista della struttura dell'accusa, a quella di sacrilegio dell'ostia è quella di omicidio rituale rivolta agli ebrei. La prima documentata è quella di Norwich, in Inghilterra, del 1144, probabile invenzione di un monaco che aveva l'intento di dotare l'abbazia di un nuovo Santo. Secondo l'accusa, gli ebrei sarebbero soliti, nei giorni della loro Pasqua, uccidere ritualmente un bambino cristiano per usarne il sangue a scopo magico, medicinale o per mescolarlo al pane azzimo. Lo scopo è quello, anche qui, di ripetere ritualmente l'uccisione di Cristo. Molto diffusa in area tedesca, spagnola e francese, l'accusa conobbe minor fortuna in Italia. A Roma fu totalmente assente, mentre la ritroviamo nel 1475 a Trento (città sottoposta al dominio del principe vescovo tedesco Giovanni Hinderbach) dove l'intera comunità fu processata e tutti gli uomini arsi sul rogo, mentre le donne furono obbligate alla conversione. Il culto del piccolo Simonino da Trento, la presunta vittima degli ebrei, fu abolito dalla Chiesa solo nel 1965, il giorno stesso della pubblicazione della Dichiarazione Nostra Aetate che mutava profondamente i rapporti tra Chiesa ed ebrei. Ma sussiste a Trento, ricca di siti su Internet, un'accesa propaganda antiebraica volta a far restaurare il culto di Simonino."SEGUE >>>
La storia raccontata da Paolo Uccello riprende una vicenda avvenuta a Parigi nel XIII secolo, tranne che per il rogo finale di tutta la famiglia dell'ebreo, dove la storia diverge dal modello originale, in cui la famiglia si sarebbe invece convertita. È un canovaccio che è molto simile a quello dell'accusa di sacrilegio rituale che si sarebbe verificata a Trani intorno al 1000, ancora ricordata nella processione pasquale che a tutt'oggi vi si svolge dell'ostia fritta. Nella prima formella di Paolo Uccello una donna cristiana consegna ad un prestatore ebreo nella sua bottega (è una delle poche immagini che abbiamo di un banco di prestito ebraico) un'ostia sottratta alla comunione in cambio della restituzione del suo mantello, dato in pegno. Nella seconda formella l'ebreo è intento a friggere l'ostia, con tutta la famiglia intorno, ma dall'ostia comincia ad uscire un fiume di sangue, il sangue del Cristo presente nell'ostia. Le guardie sfondano la porta e arrestano gli ebrei sacrileghi. Nella terza formella l'ostia viene solennemente riconsacrata davanti all'altare. Successivamente vediamo l'impiccagione della donna cristiana, ormai pentita. La quinta formella consacra il rogo dei quattro ebrei, i genitori e i due bambini. L'ultima formella mostra il demonio e l'angelo che si contendono l'anima della donna cristiana, che sarà salvata.
La pala sotto cui sono collocate le formelle fu dipinta più tardi, tra il 1472 e il 1474, dal pittore fiammingo Giusto di Gand e raffigura l'istituzione dell'Eucarestia da parte di Cristo durante l'ultima cena. La predella commenta cioè, con la profanazione dell'ebreo e il miracolo che testimonia la presenza del Cristo, la celebrazione eucaristica. La profanazione è qui un'ulteriore conferma della presenza del Cristo nell'ostia, dal momento che l'intento dell'ebreo è proprio quello di ripetere, "uccidendo" l'ostia, l'uccisione di Gesù.
Molte sono le leggende nate intorno alla profanazione dell'ostia consacrata, e non tutte hanno come presunto autore un ebreo. In altri episodi, come in un caso che sarebbe avvenuto a Bolsena nel 1263, è un prete invaso dai dubbi sull'Eucarestia a lasciar cadere l'ostia, che comincia a sanguinare. Il miracolo ha dunque la funzione di ribadire la presenza reale del Cristo e si collega solo in alcuni casi alla propaganda antiebraica, sottolineando che proprio il fatto che un infedele creda nell'Eucarestia fino al punto di profanarla ribadisce nel modo più netto la presenza reale.
Tra le acc. use antiebraiche, quella di Praga nel 1389, quando l'intera comunità ebraica viene massacrata, quella di Poznan in Polonia nel 1399, quella di Passau, in Austria, nel 1477, dove molti membri della locale comunità ebraica furono messi a morte. Con l'affermarsi in Germania della Riforma protestante e la sua polemica contro l'eucarestia, le accuse di sacrilegio dell'ostia diminuirono sensibilmente. Strettamente connessa, dal punto di vista della struttura dell'accusa, a quella di sacrilegio dell'ostia è quella di omicidio rituale rivolta agli ebrei. La prima documentata è quella di Norwich, in Inghilterra, del 1144, probabile invenzione di un monaco che aveva l'intento di dotare l'abbazia di un nuovo Santo. Secondo l'accusa, gli ebrei sarebbero soliti, nei giorni della loro Pasqua, uccidere ritualmente un bambino cristiano per usarne il sangue a scopo magico, medicinale o per mescolarlo al pane azzimo. Lo scopo è quello, anche qui, di ripetere ritualmente l'uccisione di Cristo. Molto diffusa in area tedesca, spagnola e francese, l'accusa conobbe minor fortuna in Italia. A Roma fu totalmente assente, mentre la ritroviamo nel 1475 a Trento (città sottoposta al dominio del principe vescovo tedesco Giovanni Hinderbach) dove l'intera comunità fu processata e tutti gli uomini arsi sul rogo, mentre le donne furono obbligate alla conversione. Il culto del piccolo Simonino da Trento, la presunta vittima degli ebrei, fu abolito dalla Chiesa solo nel 1965, il giorno stesso della pubblicazione della Dichiarazione Nostra Aetate che mutava profondamente i rapporti tra Chiesa ed ebrei. Ma sussiste a Trento, ricca di siti su Internet, un'accesa propaganda antiebraica volta a far restaurare il culto di Simonino."SEGUE >>>
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