Il viaggio del Papa in America latina -Nuovo umanesimo: "Il viaggio appena concluso di Papa Francesco lascia una eredità preziosa per la Chiesa e proietta uno sguardo profetico sul mondo. Questo lungo itinerario tra Ecuador, Bolivia e Paraguay non rappresenta soltanto una «ventata di freschezza per l’America latina», come ha detto il presidente ecuadoriano Rafael Correa, ma delinea un orizzonte più vasto che investe l’umanità e si configura come una nuova stagione, autentica primavera della Chiesa. Tempo che ricorda quel mormorio di un vento leggero attraverso il quale il Signore si manifesta al profeta Elia: un vento docile che porta la vita dove vi era soltanto sofferenza e nella solitudine o nell’abbandono fa rinascere la speranza.
Questa stagione prende forma, in primo luogo, nei luoghi visitati dal Pontefice e, muovendo da queste periferie pressoché sconosciute all’opinione pubblica mondiale, delinea una nuova prospettiva con cui guardare la cosiddetta questione sociale. Partendo dal basso, dalle condizioni degli ultimi, siamo chiamati infatti a mettere in una relazione feconda grandi temi che finora hanno camminato per strade parallele senza incontrarsi mai.
In altre parole, oggi, anche grazie alla pubblicazione della Laudato si’, non si possono più disgiungere la difesa della dignità umana dalla custodia del creato e la valorizzazione della famiglia dalla denuncia di un’economia iniqua. E tutto è unito nel mistero dell’incarnazione, in quel Dio che si fa uomo, in Gesù – ha ricordato più volte Francesco – che non «bussa alla porta del nostro cuore solo per entrare» ma soprattutto «per essere liberato»: dalle nostre sovrastrutture culturali, dai nostri schemi teologici, dai nostri progetti pastorali. Questa è la Chiesa in uscita.
Infine, siamo di fronte a una primavera che sembra essere l’avveramento di una profezia. Il 19 marzo 1958 Pio xii invitò i giovani dell’Azione cattolica «a vivere col massimo impegno la primavera che Dio sta donando al mondo, sta donando alla Chiesa». Una primavera intesa come «tempo di rinnovamento, tempo di fiduciosa attesa, tempo di speranza». Giorgio La Pira interpretò queste parole come l’avvento di un «primavera missionaria» verso i popoli dell’Asia e dell’Africa.
E infatti La Pira, scrivendo a Papa Pacelli, asserì con entusiasmo che «una stagione nuova è spuntata nella storia della Chiesa e delle nazioni: la stagione delle ‘genesi’ di popoli e nazioni che cercano il Signore!». Quella stagione avrebbe trovato, poco dopo, un provvidenziale e inaspettato compimento: l’annuncio del concilio da parte di Giovanni xxiii. La cui ispirazione – come scrisse lo stesso Papa Roncalli – non era maturata dentro di lui «come il frutto di una prolungata meditazione, ma come il fiore spontaneo di una primavera insperata».
Il Vaticano ii ha rappresentato e rappresenta tuttora una nuova stagione per la Chiesa: una primavera che non ha temuto e non teme i profeti di sventura, che guarda con sapienza e discernimento ai segni dei tempi e che, senza cedimenti alla mondanità, aspira alla medicina della misericordia. I grandi temi conciliari sono, indiscutibilmente, i temi di oggi. «L’antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del concilio» come disse Paolo vi nel discorso di chiusura. Nel prendersi cura degli ultimi, nella «scoperta dei bisogni umani» – è sempre Papa Montini che parla – si fonda il «nostro nuovo umanesimo».
Si tratta insomma di un nuovo umanesimo, dunque, che ha molto da imparare dalla freschezza umana e spirituale delle periferie visitate dal Pontefice in America latina. In quelle periferie risplende, infatti, la primavera della Chiesa: non soltanto un proposito per il futuro, ma prodotto storico di uno sguardo profetico sul mondo che nasce da lontano."
Questa stagione prende forma, in primo luogo, nei luoghi visitati dal Pontefice e, muovendo da queste periferie pressoché sconosciute all’opinione pubblica mondiale, delinea una nuova prospettiva con cui guardare la cosiddetta questione sociale. Partendo dal basso, dalle condizioni degli ultimi, siamo chiamati infatti a mettere in una relazione feconda grandi temi che finora hanno camminato per strade parallele senza incontrarsi mai.
In altre parole, oggi, anche grazie alla pubblicazione della Laudato si’, non si possono più disgiungere la difesa della dignità umana dalla custodia del creato e la valorizzazione della famiglia dalla denuncia di un’economia iniqua. E tutto è unito nel mistero dell’incarnazione, in quel Dio che si fa uomo, in Gesù – ha ricordato più volte Francesco – che non «bussa alla porta del nostro cuore solo per entrare» ma soprattutto «per essere liberato»: dalle nostre sovrastrutture culturali, dai nostri schemi teologici, dai nostri progetti pastorali. Questa è la Chiesa in uscita.
Infine, siamo di fronte a una primavera che sembra essere l’avveramento di una profezia. Il 19 marzo 1958 Pio xii invitò i giovani dell’Azione cattolica «a vivere col massimo impegno la primavera che Dio sta donando al mondo, sta donando alla Chiesa». Una primavera intesa come «tempo di rinnovamento, tempo di fiduciosa attesa, tempo di speranza». Giorgio La Pira interpretò queste parole come l’avvento di un «primavera missionaria» verso i popoli dell’Asia e dell’Africa.
E infatti La Pira, scrivendo a Papa Pacelli, asserì con entusiasmo che «una stagione nuova è spuntata nella storia della Chiesa e delle nazioni: la stagione delle ‘genesi’ di popoli e nazioni che cercano il Signore!». Quella stagione avrebbe trovato, poco dopo, un provvidenziale e inaspettato compimento: l’annuncio del concilio da parte di Giovanni xxiii. La cui ispirazione – come scrisse lo stesso Papa Roncalli – non era maturata dentro di lui «come il frutto di una prolungata meditazione, ma come il fiore spontaneo di una primavera insperata».
Il Vaticano ii ha rappresentato e rappresenta tuttora una nuova stagione per la Chiesa: una primavera che non ha temuto e non teme i profeti di sventura, che guarda con sapienza e discernimento ai segni dei tempi e che, senza cedimenti alla mondanità, aspira alla medicina della misericordia. I grandi temi conciliari sono, indiscutibilmente, i temi di oggi. «L’antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del concilio» come disse Paolo vi nel discorso di chiusura. Nel prendersi cura degli ultimi, nella «scoperta dei bisogni umani» – è sempre Papa Montini che parla – si fonda il «nostro nuovo umanesimo».
Si tratta insomma di un nuovo umanesimo, dunque, che ha molto da imparare dalla freschezza umana e spirituale delle periferie visitate dal Pontefice in America latina. In quelle periferie risplende, infatti, la primavera della Chiesa: non soltanto un proposito per il futuro, ma prodotto storico di uno sguardo profetico sul mondo che nasce da lontano."
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