lunedì 13 luglio 2015

Il discorso ai giovani che il Papa non ha pronunciato

Il discorso ai giovani che il Papa non ha pronunciato: "Di seguito pubblichiamo il discorso preparato per l’incontro con i giovani e che il Papa ha consegnato senza averlo pronunciato perché ha scelto di parlare interamente a braccio:

Cari giovani, mi dà grande gioia potermi incontrare con voi in questo clima di festa. Poter ascoltare le vostre testimonianze e condividere il vostro entusiasmo e amore per Gesù. Grazie a Mons. Ricardo Valenzuela, responsabile della pastorale giovanile, per le sue parole. Grazie, Manuel e Liz, per il coraggio nel condividere le vostre esperienze e le vostre testimonianze in questo incontro. Non è facile parlare di cose personali, meno ancora davanti a tanta gente. Voi avete condiviso il più grande tesoro che avete, le vostre storie, la vostra vita e come Gesù è entrato in essa. Per rispondere alle vostre domande mi piacerebbe sottolineare alcune delle cose che avete condiviso.

Manuel, tu ci hai detto qualcosa come: “Oggi sento un gran desiderio di servire gli altri, ho voglia di superarmi”. Hai passato momenti molto difficili, situazioni molto dolorose, però oggi hai molta voglia di servire, di uscire, di condividere la vita con gli altri.

Liz, non è per nulla facile fare da madre ai propri genitori e ancor meno quando uno è giovane, però, quanta saggezza e quanta maturità ci sono nelle tue parole quando ci hai detto: “Oggi gioco con lei, gli cambio i pannolini, sono tutte cose che oggi offro a Dio, e sto appena restituendo tutto quello che mia madre ha fatto per me”.

Voi giovani paraguayani siete davvero coraggiosi! Avete anche condiviso con gli altri come avete fatto per poter andare avanti, dove avete trovato le forze. Ambedue avete detto: “Nella parrocchia”. Negli amici della parrocchia e nei ritiri spirituali che lì venivano organizzati. Due chiavi molto importanti: gli amici e i ritiri spirituali.

Gli amici. L’amicizia è uno dei doni più grandi che una persona, che un giovane può avere e può offrire. È vero. Com’è difficile vivere senza amici! E notate che sarà una delle cose più belle che Gesù dice: «Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Uno dei segreti più grandi del cristiano si radica nell’essere amici, amici di Gesù. Quando uno vuole bene a qualcuno, gli sta accanto, se ne prende cura, lo aiuta, gli dice quello che pensa, sì, ma non lo abbandona. Così si comporta Gesù con noi, non ci abbandona mai. Gli amici si sopportano, si accompagnano, si proteggono. Così è il Signore con noi. Ci sopporta.

I ritiri spirituali. Sant’Ignazio fa una famosa meditazione chiamata delle due bandiere. Descrive da un lato la bandiera del demonio e dall’altro la bandiera di Cristo. Un po’ come due squadre con maglie diverse, e ci domanda in quale ci piacerebbe giocare.

Con questa meditazione, ci fa immaginare come sarebbe appartenere a una o all’altra squadra. Sarebbe come domandarci: Con chi vuoi giocare nella vita? E dice Sant’Ignazio che il demonio per reclutare giocatori promette a quelli che giocheranno con lui ricchezza, onori, gloria, potere. Saranno famosi. Tutti li adoreranno.

Dall’altra parte, ci presenta lo stile di gioco di Gesù. Non come qualcosa di fantastico. Gesù non ci presenta una vita da stelle, da celebrità, ma al contrario ci dice che giocare con Lui è un invito all’umiltà, all’amore, al servizio verso il prossimo. Gesù non ci mente. Ci prende sul serio.

Nella Bibbia, il demonio viene chiamato il padre della menzogna. Quello che ti prometteva, o meglio ti faceva credere che facendo determinate cose saresti felice. E poi ti rendevi conto che non eri per niente felice, che eri andato dietro a qualcosa che lungi dal procurarti la felicità, ti ha fatto sentire più vuoto, più triste. Amici: il diavolo è un “venditore di fumo”. Ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice. Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. E’ un gran “venditore di fumo” perché tutto quello che ci propone è frutto della divisione, del competere con gli altri, dello schiacciare la testa agli altri per ottenere le nostre cose. È un “venditore di fumo” perché, per raggiungere tutto questo, l’unica strada è mettere da parte i tuoi amici, non sopportare nessuno. Perché tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi.

Al contrario, abbiamo Gesù, che ci offre il suo gioco. Non ci vede fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. Non ci dice che la felicità si trova nella ricchezza, nel potere, nell’orgoglio. Al contrario. Ci mostra che la strada è un’altra. Questo Direttore Tecnico dice ai suoi giocatori: Beati, felici i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace, i perseguitati per la giustizia. E termina dicendo loro, rallegratevi per tutto questo (cfr Mt 5,1-12).
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