Il mini-boom delle vocazioni per le suore di Galles e Inghilterra - Vatican Insider: "La Gran Bretagna sta assistendo a un fenomeno singolare: in un paese che sta diventando sempre meno religioso (il 51% degli abitanti così si dichiarano) e sempre meno cristiano – ormai sono solo il 42% mentre solo vent’anni fa erano il 62% – cresce in maniera costante il numero delle donne che entrano negli ordini religiosi cattolici. Il loro numero si è moltiplicato di sette volte in dieci anni, raggiungendo nel 2014 il massimo toccato nell’ultimo quarto di secolo. Si tratta sempre di cifre modeste, in termini assoluti; ma il fatto che quarantacinque donne nell’anno scorso abbiano deciso di cominciare il cammino per professare i voti costituisce sicuramente una tendenza.
Parliamo dell’Inghilterra e del Galles, il cui Ufficio per le Vocazioni (le due regioni sono unite in una sola Conferenza episcopale) ha reso pubblici di recente questi dati, e descrive la vita religiosa come «una scelta attraente per un numero crescente di donne, giovani e meno giovani, dinamiche e istruite». Naturalmente i responsabili dell’Ufficio attribuiscono questo successo alla crescita di una cultura delle vocazioni nella Chiesa, da una parte, e a una capacità di iniziativa degli ordini religiosi, che hanno promosso negli anni passati weekend nei monasteri e nei conventi, ed erano presenti nei festival giovanili, offrendo una visione attraente della vita nelle loro comunità. Naturalmente alla base c’è per molte una profonda insoddisfazione per quanto riguarda la società attuale, la sua frequente mancanza di senso, il desiderio e la ricerca di un significato esistenziale.
Per quanto piccoli, i numeri sono un segnale incoraggiante. Bisogna tornare al 1990 per trovare un ingresso così numeroso di donne nei conventi. Anche se le cifre globali sono in calo; se nel 2003 c’erano 7450 religiose cattoliche in Galles e Inghilterra, nel 2012 se ne contavano solo 5567. È indubbio, come abbiamo scritto che il Paese stia gradatamente dando sempre meno importanza ai fattori religiosi; tanto che la media di persone presenti a una funzione domenicale, anglicana, cattolica o di altre confessioni non supera il 5% del totale.
Le suore spesso vivono e lavorano fuori del convento, e tornano la sera e cucinano e mangiano insieme. Alcuni ordini hanno un approccio flessibile al modo in cui ci si veste; se vestirsi «da suore» aiuta nella missione, si indossa l’abito; se no ci si veste come persone qualsiasi; anche se il voto di povertà formulato fa sì che gli abiti siano di seconda mano, e provengano dai negozi di carità.
Il fenomeno ha attratto l’attenzione di commentatori ed esperti. Molti ritengono che questo mini-boom sia dovuto al fatto che la Chiesa cattolica ha fatto uno sforzo negli ultimi anni, per mostrare come obsoleta l’immagine della vita religiosa, e delle sue protagoniste, presente nel grande pubblico. Le comunità religiose hanno fatto la loro parte nell’operazione, aprendo le porte ai visitatori e ai turisti, in particolare ai giovani, per far vedere che cosa era la vita all’interno di una comunità. I conventi negli ultimi anni hanno proposto «taster week-ends», week-end più gustosi, un’iniziativa impensabile solo un decennio fa, per offrire ai giovani la possibilità di vedere e riflettere; e hanno addirittura ospitato festival giovanili. L’anno scorso un terzo delle vocazioni – 15 su 45 – era di giovani sotto i 30 anni.
C’è poi l’opinione di altri esperti vocazionali che attribuiscono l’adesione crescente alla vita monastica con la debolezza strutturale, da un punto di vista di senso, della vita ordinaria. Parlano di «vuoto nel mercato del significato nella nostra cultura», iper-sessualizzata, materialistica e dipendente in maniera crescente dalle tecnologie; e sottolineano il fascino per qualcuno di una vita più ritirata, di studio e preghiera. È vero per una piccola parte di esse; perché le suore cattoliche stanno invece interpretando ruoli più attivi e visibili nelle scuole, nell’assistenza sanitaria e anche in aiuto alla polizia, occupandosi di donne vittime del traffico di esseri umani, liberate dai bordelli. La visita di papa Benedetto XVI nel 2010 pare abbia aiutato a ridare vigore al fuoco vocazionale, con i cattolici più attivi nel rivendicare la loro identità religiosa. E non poche delle nuove vocazioni hanno lauree di università prestigiose e carriere aperte davanti; ma poco prima, o dopo la trentina, hanno deciso che la carriera non era tutto, anzi. La loro capacità di interagire con il mondo è ampiamente dimostrata dalla presenza di molti conventi e comunità su Facebook, Twitter e Instagram.
È un fenomeno che ha una certa, parziale rispondenza nella Chiesa anglicana. Se nel 2002 c’erano 504 donne che avevano intrapreso la vita religiosa fra gli anglicani, nel 2012 erano solo 310. Ma stanno nascendo nuove comunità in cui anche se non si prendono voti, l’immagine di un ordine religioso è viva e presente; oblati, terziari, associati ed «esterni» frati e suore part time sono arrivati a contare 5300 aderenti negli ultimi quattro anni."
Parliamo dell’Inghilterra e del Galles, il cui Ufficio per le Vocazioni (le due regioni sono unite in una sola Conferenza episcopale) ha reso pubblici di recente questi dati, e descrive la vita religiosa come «una scelta attraente per un numero crescente di donne, giovani e meno giovani, dinamiche e istruite». Naturalmente i responsabili dell’Ufficio attribuiscono questo successo alla crescita di una cultura delle vocazioni nella Chiesa, da una parte, e a una capacità di iniziativa degli ordini religiosi, che hanno promosso negli anni passati weekend nei monasteri e nei conventi, ed erano presenti nei festival giovanili, offrendo una visione attraente della vita nelle loro comunità. Naturalmente alla base c’è per molte una profonda insoddisfazione per quanto riguarda la società attuale, la sua frequente mancanza di senso, il desiderio e la ricerca di un significato esistenziale.
Per quanto piccoli, i numeri sono un segnale incoraggiante. Bisogna tornare al 1990 per trovare un ingresso così numeroso di donne nei conventi. Anche se le cifre globali sono in calo; se nel 2003 c’erano 7450 religiose cattoliche in Galles e Inghilterra, nel 2012 se ne contavano solo 5567. È indubbio, come abbiamo scritto che il Paese stia gradatamente dando sempre meno importanza ai fattori religiosi; tanto che la media di persone presenti a una funzione domenicale, anglicana, cattolica o di altre confessioni non supera il 5% del totale.
Le suore spesso vivono e lavorano fuori del convento, e tornano la sera e cucinano e mangiano insieme. Alcuni ordini hanno un approccio flessibile al modo in cui ci si veste; se vestirsi «da suore» aiuta nella missione, si indossa l’abito; se no ci si veste come persone qualsiasi; anche se il voto di povertà formulato fa sì che gli abiti siano di seconda mano, e provengano dai negozi di carità.
Il fenomeno ha attratto l’attenzione di commentatori ed esperti. Molti ritengono che questo mini-boom sia dovuto al fatto che la Chiesa cattolica ha fatto uno sforzo negli ultimi anni, per mostrare come obsoleta l’immagine della vita religiosa, e delle sue protagoniste, presente nel grande pubblico. Le comunità religiose hanno fatto la loro parte nell’operazione, aprendo le porte ai visitatori e ai turisti, in particolare ai giovani, per far vedere che cosa era la vita all’interno di una comunità. I conventi negli ultimi anni hanno proposto «taster week-ends», week-end più gustosi, un’iniziativa impensabile solo un decennio fa, per offrire ai giovani la possibilità di vedere e riflettere; e hanno addirittura ospitato festival giovanili. L’anno scorso un terzo delle vocazioni – 15 su 45 – era di giovani sotto i 30 anni.
C’è poi l’opinione di altri esperti vocazionali che attribuiscono l’adesione crescente alla vita monastica con la debolezza strutturale, da un punto di vista di senso, della vita ordinaria. Parlano di «vuoto nel mercato del significato nella nostra cultura», iper-sessualizzata, materialistica e dipendente in maniera crescente dalle tecnologie; e sottolineano il fascino per qualcuno di una vita più ritirata, di studio e preghiera. È vero per una piccola parte di esse; perché le suore cattoliche stanno invece interpretando ruoli più attivi e visibili nelle scuole, nell’assistenza sanitaria e anche in aiuto alla polizia, occupandosi di donne vittime del traffico di esseri umani, liberate dai bordelli. La visita di papa Benedetto XVI nel 2010 pare abbia aiutato a ridare vigore al fuoco vocazionale, con i cattolici più attivi nel rivendicare la loro identità religiosa. E non poche delle nuove vocazioni hanno lauree di università prestigiose e carriere aperte davanti; ma poco prima, o dopo la trentina, hanno deciso che la carriera non era tutto, anzi. La loro capacità di interagire con il mondo è ampiamente dimostrata dalla presenza di molti conventi e comunità su Facebook, Twitter e Instagram.
È un fenomeno che ha una certa, parziale rispondenza nella Chiesa anglicana. Se nel 2002 c’erano 504 donne che avevano intrapreso la vita religiosa fra gli anglicani, nel 2012 erano solo 310. Ma stanno nascendo nuove comunità in cui anche se non si prendono voti, l’immagine di un ordine religioso è viva e presente; oblati, terziari, associati ed «esterni» frati e suore part time sono arrivati a contare 5300 aderenti negli ultimi quattro anni."
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