Domani la Turchia sceglie se lasciare mano libera all’islamico Erdogan - Il Sole 24 ORE: "È da anni che si definisce la Turchia un Paese al bivio fra «autoritarismo e fragile democrazia». Domani ci potrebbe essere una rottura di questo equilibrio comunque preferibile a quello che potrebbe succedere: una vittoria del presidente islamico Erdogan che vuole cambiare una costituzione certo non perfetta ma comuque laica. Domani ci sono le elezioni politiche: se Erdogan vince, cioè se ottiene dagli elettori una maggioranza di 330 deputati su 550 per cambiare la costituzione e imporre un regime superpresidenziale, che gli dia pieni poteri. Una “dittatura islamica” tuona l'opposizione.
Dalla rivolta di Gezi Park e dalla Tangentopoli del Bosforo di due anni fa Erdogan, leader di un partito islamico in un Paese in cui esercito e magistratura sono tenacemente laici, ha imposto al Paese una stretta autoritaria e islamica.«La democrazia è come un tram, sali e ti fai portare dove vuoi arrivare, poi scendi», diceva venti anni fa il giovane sindaco islamico di Istanbul Recep Tayyip Erdogan, astro nascente della politica turca. Oggi è “il sultano”, padrone incontrastato del aese dal 2002. E molti turchi si chiedono se per lui non potrebbe essere arrivata l'ora di «scendere dal tram».
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Secondo il politologo Usa John Tures sarà il voto più importante per la Turchia da quasi 100 anni, da quando Mustafa Kemal Ataturk fondò nel 1923 la repubblica laica e democratica sulle rovine dell'impero ottomano e islamico.
Intanto però come molti temevano la tensione è salita alle stelle con un probabile attentato che ha insanguinato l'ultimo comizio a Diyarbakir, capitale del Kurdistan turco, del leader del Hdp Selahattin Demirtas, “l'Obama curdo”, il cui risultato potrebbe essere decisivo per il futuro assetto politico del Paese. Due esplosioni in un cestino dei rifiuti e in una centralina elettrica hanno fatto almeno quattro morti e 350 feriti gettando nel panico la folla che aspettava Demirtas. Dinamica e motivi della strage ancora non sono chiari, anche se il ministro dell'Energia ha escluso l'esplosione accidentale. Ma suona come una provocazione, che potrebbe innescare sanguinosi disordini alla vigilia del voto. Una situazione di caos nel Kurdistan potrebbe riportare verso il partito islamico di Erdogan parte dell'elettorato nazionalista che i sondaggi danno in fuga dall'Akp. Demirtas ha lanciato un immediato appello alla calma, a non rispondere alle provocazioni. Potrebbe essere, scrive l'analista Yusuf Kanli, «l'ultima uscita prima della dittatura»."
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