Papa Gregorio Magno: 1_La Globalizzazione nuovo orizzonte del Mondo: "
1_La Globalizzazione nuovo orizzonte del Mondo
La globalizzazione sfida e opportunità per l’annuncio evangelico.
Giovanni Dalpiaz osb cam
INDICE DEL CONTENUTO
INTRODUZIONE
1-La globalizzazione nuovo orizzonte del mondo.
2-Verso una nuova geografia della presenza ecclesiale.
3-Marginalità del discorso religioso nello spazio sociale europeo.
4-ltre la secolarizzazione verso una cattolicità multiculturale.
5-Fedeli/magistero: l’odore delle pecore e il richiamo del pastore.
1. La globalizzazione nuovo orizzonte del mondo.
Sta nel nucleo fondativo dell’esperienza cristiana il dinamismo che sollecita ad andare oltre il localismo, oltre i confini che custodiscono e separano le differenze di storia e cultura, per aprirsi all'incontro, al dialogo, al confronto. La “totalità della creazione” come orizzonte dell'azione evangelizzatrice unifica in una unica immagine “natura” ossia ciò che esiste al di fuori ed al di là dell’agire umano (elementi fisici, chimici, biologici) con la “cultura” ossia con le molteplici e complesse manifestazioni della creatività umana (linguaggi, valori, norme, ma anche modelli di organizzazione del lavoro, tecniche di produzione, di approvvigionamento alimentare, ecc.). L’attenzione alla creazione non è allora una concessione alla moda ambientalista, ma il riconoscimento di una speranza di liberazione che percorre il cosmo intero (Rm., 8,18-22). Un’apertura universalistica che, pur con i limiti propri di ogni “visione del mondo” (weltanschauung), sorprende per l’ampiezza di orizzonte e visione che comunica. Un popolo chiuso entro i confini del proprio territorio riesce a pensare una “totalità” del “mondo” che raggiunge “a nord il Mar Nero, ad oriente l’altopiano iranico, a sud le coste della Somalia e ad occidente le coste mediterranee della Spagna” [1].
Per noi è molto, anzi radicalmente diverso. La totalità si identifica con la complessità e molteplicità delle culture, attraverso le quali nelle diverse società si indicano i comportamenti “corretti” , si danno criteri di valutazione, e più in generale si fornisce all’individuo un modo (condiviso dagli altri membri del gruppo) di vedere, interpretare, conoscere ed interagire con la realtà fisica e sociale. Ogni identità personale si costituisce all’interno di una cultura e nei suoi tratti più profondi ad essa rimane legata nel tempo anche quando, nello svilupparsi della personalità, vi sarà una reinterpretazione del dato culturale. Fino a che le persone rimangono nell’ambito della cultura di origine, o si muovono nel contesto di culture affini, le differenze possono essere ricondotte a modalità diverse di interpretare una “partitura” condivisa. I problemi sorgono e si fanno più acuti quando l’incontro è tra culture diverse o tra individui educati in culture differenti. Si aprono scenari diversi che vanno dall’incontro/dialogo che fonda la collaborazione al conflitto/scontro per l’incapacità/impossibilità di comunicare. Il problema è antico quanto la storia dell’umanità e trova plastica rappresentazione nel racconto biblico della torre di Babele. Da sempre l'incontro/confronto tra le culture costituisce simultaneamente un problema perché la diversità dell'altro/degli altri pone in discussione l'integrità (o la purezza) della mia/della nostra identità culturale, ma è anche opportunità per la possibilità di scambiare informazioni e conoscenze, attivando in tal modo processi di innovazione e cambiamento sociale. L'incontro (magari nella forma estrema dello scontro), l'assimilazione come integrazione nel proprio spazio culturale di ciò che viene da fuori, la gestione dei processi di mutamento che ne derivano sono tratti che segnano la storia dell'umanità. Anzi si potrebbe dire che la "natura" dell'uomo stia proprio nella sua capacità di fare "cultura" interagendo da un lato con l'ambiente fisico e dall'altro confrontandosi con altri "umani" per individuare (o scambiare) quelle competenze, abilità, modalità organizzative che meglio garantiscono sia un più efficace uso delle risorse materiali sia una migliore risposta ai bisogni individuali e collettivi."
1_La Globalizzazione nuovo orizzonte del Mondo
La globalizzazione sfida e opportunità per l’annuncio evangelico.
Giovanni Dalpiaz osb cam
INDICE DEL CONTENUTO
INTRODUZIONE
1-La globalizzazione nuovo orizzonte del mondo.
2-Verso una nuova geografia della presenza ecclesiale.
3-Marginalità del discorso religioso nello spazio sociale europeo.
4-ltre la secolarizzazione verso una cattolicità multiculturale.
5-Fedeli/magistero: l’odore delle pecore e il richiamo del pastore.
1. La globalizzazione nuovo orizzonte del mondo.
Sta nel nucleo fondativo dell’esperienza cristiana il dinamismo che sollecita ad andare oltre il localismo, oltre i confini che custodiscono e separano le differenze di storia e cultura, per aprirsi all'incontro, al dialogo, al confronto. La “totalità della creazione” come orizzonte dell'azione evangelizzatrice unifica in una unica immagine “natura” ossia ciò che esiste al di fuori ed al di là dell’agire umano (elementi fisici, chimici, biologici) con la “cultura” ossia con le molteplici e complesse manifestazioni della creatività umana (linguaggi, valori, norme, ma anche modelli di organizzazione del lavoro, tecniche di produzione, di approvvigionamento alimentare, ecc.). L’attenzione alla creazione non è allora una concessione alla moda ambientalista, ma il riconoscimento di una speranza di liberazione che percorre il cosmo intero (Rm., 8,18-22). Un’apertura universalistica che, pur con i limiti propri di ogni “visione del mondo” (weltanschauung), sorprende per l’ampiezza di orizzonte e visione che comunica. Un popolo chiuso entro i confini del proprio territorio riesce a pensare una “totalità” del “mondo” che raggiunge “a nord il Mar Nero, ad oriente l’altopiano iranico, a sud le coste della Somalia e ad occidente le coste mediterranee della Spagna” [1].
Per noi è molto, anzi radicalmente diverso. La totalità si identifica con la complessità e molteplicità delle culture, attraverso le quali nelle diverse società si indicano i comportamenti “corretti” , si danno criteri di valutazione, e più in generale si fornisce all’individuo un modo (condiviso dagli altri membri del gruppo) di vedere, interpretare, conoscere ed interagire con la realtà fisica e sociale. Ogni identità personale si costituisce all’interno di una cultura e nei suoi tratti più profondi ad essa rimane legata nel tempo anche quando, nello svilupparsi della personalità, vi sarà una reinterpretazione del dato culturale. Fino a che le persone rimangono nell’ambito della cultura di origine, o si muovono nel contesto di culture affini, le differenze possono essere ricondotte a modalità diverse di interpretare una “partitura” condivisa. I problemi sorgono e si fanno più acuti quando l’incontro è tra culture diverse o tra individui educati in culture differenti. Si aprono scenari diversi che vanno dall’incontro/dialogo che fonda la collaborazione al conflitto/scontro per l’incapacità/impossibilità di comunicare. Il problema è antico quanto la storia dell’umanità e trova plastica rappresentazione nel racconto biblico della torre di Babele. Da sempre l'incontro/confronto tra le culture costituisce simultaneamente un problema perché la diversità dell'altro/degli altri pone in discussione l'integrità (o la purezza) della mia/della nostra identità culturale, ma è anche opportunità per la possibilità di scambiare informazioni e conoscenze, attivando in tal modo processi di innovazione e cambiamento sociale. L'incontro (magari nella forma estrema dello scontro), l'assimilazione come integrazione nel proprio spazio culturale di ciò che viene da fuori, la gestione dei processi di mutamento che ne derivano sono tratti che segnano la storia dell'umanità. Anzi si potrebbe dire che la "natura" dell'uomo stia proprio nella sua capacità di fare "cultura" interagendo da un lato con l'ambiente fisico e dall'altro confrontandosi con altri "umani" per individuare (o scambiare) quelle competenze, abilità, modalità organizzative che meglio garantiscono sia un più efficace uso delle risorse materiali sia una migliore risposta ai bisogni individuali e collettivi."
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