sabato 29 novembre 2014

Papa Francesco in Turchia: "Bandire ogni fondamentalismo e terrorismo" - Il Fatto Quotidiano

Papa Francesco in Turchia: "Bandire ogni fondamentalismo e terrorismo" - Il Fatto Quotidiano: "“Bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione”. È l’appello rivolto da Papa Francesco al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan nel primo discorso pronunciato da Bergoglio al suo arrivo ad Ankara. Per il Pontefice “occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale. Di questo – ha aggiunto Francesco – hanno bisogno, con speciale urgenza, i popoli e gli Stati del Medio Oriente, per poter finalmente ‘invertire la tendenza’ e portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione, mediante il ripudio della guerra e della violenza e il perseguimento del dialogo, del diritto, della giustizia”.

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“Cittadini di fedi diverse godano degli stessi diritti” – Bergoglio è stata la prima personalità internazionale a varcare la soglia della nuovissima e lussuosissima residenza del presidente turco: più di 1000 stanze con una superficie totale di oltre 350mila metri quadri, ben più della Casa Bianca, del Cremlino e di Buckingham Palace. A Erdogan il Papa ha detto che “è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani, tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa”. Il Papa, come ha anticipato anche ai giornalisti che erano con lui sul volo che lo ha portato da Roma ad Ankara, ha sottolineato l’accoglienza “generosa” di “una grande quantità di profughi” che avviene in Turchia, precisando che “la comunità internazionale ha l’obbligo morale di aiutarla nel prendersi cura” di loro.

“Combattere terrorismo, ma non si può affidare la soluzione a risposta militare” – Nel ribadire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, Francesco ha voluto “anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. È necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti, ma alle vere lotte degne dell’uomo: contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno”. Alle autorità turche il Papa ha sottolineato che “non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l’aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile”.

Francesco ha rivolto il suo sguardo anche ai “gravi conflitti” che persistono in particolare in Siria e Iraq dove “la violenza terroristica non accenna a placarsi. Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici; si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente, ma non solo, i cristiani e gli yazidi: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo”. Ma da Ankara il Papa ha voluto rivolgere un nuovo accorato appello per la pace in Terra Santa dopo il suo viaggio, nel maggio 2014, ad Amman, Betlemme e Gerusalemme: “Per quanto tempo – si è domandato Bergoglio – dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace?”. Una regione che, come ha sottolineato Francesco, “è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l’una dall’altra, come se l’unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza”."

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