La violenza non è mai una risposta - Caritas internationalis sulla crisi mediorientale: "Dall’Iraq alla Siria e alla Striscia di Gaza: la soluzione dei conflitti deve passare per il «dialogo», o comunque per «una via altra» rispetto a «una ulteriore violenza». È quanto ha detto il cardinale arcivescovo di Tegucigalpa, Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, aprendo ieri, lunedì 15, a Roma l’incontro di alto livello dedicato alla crisi in Medio Oriente con i presidenti e i direttori delle Caritas dei Paesi coinvolti e i loro partner internazionali.
Nella consapevolezza "di essere di fronte alla più grande crisi che il mondo si trovi ad affrontare dopo la seconda guerra mondiale, il porporato ha invitato tutti i Governi «alla totale cessazione dei trasferimenti di armi nei Paesi del Medio Oriente», ribadendo che «la pace non può essere imposta dall’esterno, ma deve nascere dall’interno» sulla base della «giustizia sociale tra tutte le persone».
Al centro dei lavori, che si concludono mercoledì 17, la drammatica situazione della popolazione, con l’obiettivo, come ha spiegato Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, di «riflettere insieme su quale possa essere la migliore risposta, nei prossimi mesi e anni, alla tragedia che colpisce il Medio Oriente, e su come si possa collaborare con altre organizzazioni della Chiesa cattolica o al di fuori di essa per promuovere la pace e la stabilità nella regione». Attualmente, ha ricordato il porporato, «ogni minuto quattro bambini siriani sono forzati a lasciare le proprie case. Gli estremisti in Iraq e nella Siria orientale stanno diffondendo la pulizia etnica e religiosa in una vasta zona sotto il loro controllo. A Gaza, mezzo milione di bambini non possono tornare a scuola perché le loro classi sono state distrutte. A Mosul, in Iraq, la lettera ‘n’ che significa Nazareno, è stata dipinta sulle porte delle case per identificare i cristiani e poi picchiarli o ucciderli». Circa 1,3 milioni di iracheni hanno dovuto abbandonare le loro case, gli stessi operatori di Caritas Iraq sono dovuti fuggire. E dall’inizio della crisi in Siria, oltre 13 milioni di siriani sono in condizioni disperate e 3 milioni sono rifugiati fuori dal Paese, in Giordania, Libano, Turchia."
Nella consapevolezza "di essere di fronte alla più grande crisi che il mondo si trovi ad affrontare dopo la seconda guerra mondiale, il porporato ha invitato tutti i Governi «alla totale cessazione dei trasferimenti di armi nei Paesi del Medio Oriente», ribadendo che «la pace non può essere imposta dall’esterno, ma deve nascere dall’interno» sulla base della «giustizia sociale tra tutte le persone».
Al centro dei lavori, che si concludono mercoledì 17, la drammatica situazione della popolazione, con l’obiettivo, come ha spiegato Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, di «riflettere insieme su quale possa essere la migliore risposta, nei prossimi mesi e anni, alla tragedia che colpisce il Medio Oriente, e su come si possa collaborare con altre organizzazioni della Chiesa cattolica o al di fuori di essa per promuovere la pace e la stabilità nella regione». Attualmente, ha ricordato il porporato, «ogni minuto quattro bambini siriani sono forzati a lasciare le proprie case. Gli estremisti in Iraq e nella Siria orientale stanno diffondendo la pulizia etnica e religiosa in una vasta zona sotto il loro controllo. A Gaza, mezzo milione di bambini non possono tornare a scuola perché le loro classi sono state distrutte. A Mosul, in Iraq, la lettera ‘n’ che significa Nazareno, è stata dipinta sulle porte delle case per identificare i cristiani e poi picchiarli o ucciderli». Circa 1,3 milioni di iracheni hanno dovuto abbandonare le loro case, gli stessi operatori di Caritas Iraq sono dovuti fuggire. E dall’inizio della crisi in Siria, oltre 13 milioni di siriani sono in condizioni disperate e 3 milioni sono rifugiati fuori dal Paese, in Giordania, Libano, Turchia."
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