Cosa dicono in privato i musulmani ai missionari cattolici | Tempi.it: GRAZIE ANCORA UNA VOLTA PER QUANTO COMINCIAMO A LEGGERE ... AUSPICANDOCI A BREVE ... TEMPI MIGLIORI .!!!! ???... IL MONDO MUSULMANO DOVREBBE SAPERE ED INSEGNARE A QUELLO CRISTIANO CHE "I BUONI E SAGGI FIGLI DI UN PADRE ma di MADRI DIVERSE ... SI PARLANO, AMANO E RISPETTANO ...SEMPRE " "Il primo che risponde è molto fedele al Corano, ma come lo interpreta lui. Dice per esempio: «Ormai siamo amici, ma non potrei darti la mano, perché sei un cristiano, un miscredente. E poi, poveretto, non potrai salvarti! Dio vuole solo credenti nell’Islam. Gli altri sono esclusi dalla convivenza umana. L’umanità non potrà mai essere una sola famiglia, lo proibisce il Corano!».
Il secondo, o meglio la seconda, è una donna e un po’ più aperta ad accettare il dialogo con appartenenti ad altre culture e religioni. Spesso racconta le difficoltà della convivenza anche all’interno del suo ambiente musulmano e della sua stessa famiglia. In realtà lei nota un moltiplicarsi di posizioni sempre più differenziate all’interno degli stessi musulmani, uno spirito e uno sguardo di giudizio, quasi di controllo sulla fedeltà degli altri alle tradizioni e pratiche di preghiera, ramadan, elemosina e doni cultuali, portamento del velo, eccetera. Questo è dovuto a un certo indottrinamento da parte di persone venute da altri paesi.
Il missionario aggiunge: «Infatti io vedo crescere il razzismo nei confronti di persone di colore diverso e di religione diversa, un crescendo di secolarismo e di comportamenti di ipocrisia anche in persone semplici, che non sono mai state così».
La signora risponde decisamente: «Oggi è impossibile che l’umanità diventi una sola famiglia, non siamo uniti nemmeno noi musulmani e temo che ci divideremo sempre più, vedendo dove porta un certo modo radicale ed estremista di vivere l’islam!».
Il terzo è un professore che negli incontri mantiene il ruolo di ascolto rispettoso e spesso concilia e avvicina le posizioni divergenti. Legge molto e ama informarsi ed estendere le sue conoscenze. La sua risposta è questa: «La cosa va studiata. Anche all’interno dell’Islam, ci sono persone che si impegnano alla convivenza rispettosa con i non musulmani, atteggiamento che suscita divisioni fra noi. Non mi sento di prevedere il futuro, che comunque è sempre nelle mani di Allah».
«Le tre risposte – conclude il missionario – mostrano che all’interno del mondo musulmano le divergenze possono aiutare a una riflessione più profonda sull’islam, alla rilettura dello stesso Corano e all’ascolto rispettoso delle altre esperienze religiose. E capisco meglio il mio servizio di accompagnamento nell’ascolto reciproco, nella riflessione e nello scambio di esperienze e di valori».
Il missionario, vivendo in paese islamico, leggendo anche la stampa locale e frequentando molti musulmani, anche persone autorevoli in campo religioso-culturale, è convinto che il terrorismo islamico è certamente contro l’Occidente cristiano («ma voi siete sempre meno cristiani!», mi dice), ma è ancora più convinto che la battaglia finale sarà tra musulmani violenti e intolleranti e musulmani veramente amanti della pace e della convivenza tra popoli di diversa religione e cultura.
La soluzione del terrorismo islamico non verrà quindi, secondo lui, dalla guerra dell’Occidente contro l’islam e dal rifiuto dei musulmani come tali, ma dal dialogo e dall’appoggio e sostegno delle iniziative che nascono nell’islam, contrarie alla “guerra per Dio”. Un conto è “fermare l’ingiusto aggressore”, un altro è dimenticare che l’islam è una grande e nobile religione (è un discorso che va approfondito) e condannare tutti i musulmani come nemici dell’Occidente. Questa mentalità, se si diffonde anche fra noi cristiani, porta inevitabilmente alla guerra totale, mondiale, che non avrà né vinti né vincitori."
Il secondo, o meglio la seconda, è una donna e un po’ più aperta ad accettare il dialogo con appartenenti ad altre culture e religioni. Spesso racconta le difficoltà della convivenza anche all’interno del suo ambiente musulmano e della sua stessa famiglia. In realtà lei nota un moltiplicarsi di posizioni sempre più differenziate all’interno degli stessi musulmani, uno spirito e uno sguardo di giudizio, quasi di controllo sulla fedeltà degli altri alle tradizioni e pratiche di preghiera, ramadan, elemosina e doni cultuali, portamento del velo, eccetera. Questo è dovuto a un certo indottrinamento da parte di persone venute da altri paesi.
Il missionario aggiunge: «Infatti io vedo crescere il razzismo nei confronti di persone di colore diverso e di religione diversa, un crescendo di secolarismo e di comportamenti di ipocrisia anche in persone semplici, che non sono mai state così».
La signora risponde decisamente: «Oggi è impossibile che l’umanità diventi una sola famiglia, non siamo uniti nemmeno noi musulmani e temo che ci divideremo sempre più, vedendo dove porta un certo modo radicale ed estremista di vivere l’islam!».
Il terzo è un professore che negli incontri mantiene il ruolo di ascolto rispettoso e spesso concilia e avvicina le posizioni divergenti. Legge molto e ama informarsi ed estendere le sue conoscenze. La sua risposta è questa: «La cosa va studiata. Anche all’interno dell’Islam, ci sono persone che si impegnano alla convivenza rispettosa con i non musulmani, atteggiamento che suscita divisioni fra noi. Non mi sento di prevedere il futuro, che comunque è sempre nelle mani di Allah».
«Le tre risposte – conclude il missionario – mostrano che all’interno del mondo musulmano le divergenze possono aiutare a una riflessione più profonda sull’islam, alla rilettura dello stesso Corano e all’ascolto rispettoso delle altre esperienze religiose. E capisco meglio il mio servizio di accompagnamento nell’ascolto reciproco, nella riflessione e nello scambio di esperienze e di valori».
Il missionario, vivendo in paese islamico, leggendo anche la stampa locale e frequentando molti musulmani, anche persone autorevoli in campo religioso-culturale, è convinto che il terrorismo islamico è certamente contro l’Occidente cristiano («ma voi siete sempre meno cristiani!», mi dice), ma è ancora più convinto che la battaglia finale sarà tra musulmani violenti e intolleranti e musulmani veramente amanti della pace e della convivenza tra popoli di diversa religione e cultura.
La soluzione del terrorismo islamico non verrà quindi, secondo lui, dalla guerra dell’Occidente contro l’islam e dal rifiuto dei musulmani come tali, ma dal dialogo e dall’appoggio e sostegno delle iniziative che nascono nell’islam, contrarie alla “guerra per Dio”. Un conto è “fermare l’ingiusto aggressore”, un altro è dimenticare che l’islam è una grande e nobile religione (è un discorso che va approfondito) e condannare tutti i musulmani come nemici dell’Occidente. Questa mentalità, se si diffonde anche fra noi cristiani, porta inevitabilmente alla guerra totale, mondiale, che non avrà né vinti né vincitori."
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