@ - «Libertà garantita». Due parole seducenti che combaciano spesso, giuridicamente, con progressi civili. Ma il 4 marzo i parlamentari francesi intendono iscrivere nella Costituzione una «libertà garantita» che negli altri Paesi democratici nessuna maggioranza ha mai cercato fino in fondo di costituzionalizzare.
L'aborto entra nella Costituzione francese. La tristezza dei vescovi
© Fornito da Avvenire
Per paradosso, con un’unica frase: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza».
A chiedere la costituzionalizzazione dell’aborto è stato il presidente Emmanuel Macron, accampando pure quest’argomento: l’iscrizione ostacolerà ogni tentativo futuro di «ritorno indietro». Sottinteso: a differenza di quanto è accaduto in America. Per il capo dell’Eliseo è una scelta associata all’uguaglianza fra uomini e donne, proclamata come «grande causa» della legislatura. L’aborto, dunque, solo come facoltà per le donne di «disporre del proprio corpo», come ama ripetere pure il guardasigilli Éric Dupond-Moretti: questa la logica dell’esecutivo, presto avallata da una larga maggioranza di parlamentari. Il 30 gennaio i deputati all’Assemblea Nazionale, con 493 voti favorevoli e 30 contrari. Mercoledì scorso, i senatori, con 267 pro e 50 contro: un avallo secco, che ha destato sorpresa, essendo la camera alta controllata dal centrodestra neogollista alleato dei centristi, ovvero dall’opposizione conservatrice a Macron. Il quale, su simili temi, ama presentarsi come un «progressista».
In affanno su tanti fronti e preoccupato dall’imminente scrutinio europeo, il presidente sperava in un ‘lasciapassare’ politico sull’aborto. E i numeri non gli hanno dato torto. Ma le approvazioni bipartisan appena viste sembrano dar ragione soprattutto a quanti additano in queste ore una specificità francese dai contorni inquietanti: anno dopo anno, almeno nei dibattiti politici, una visione dell’aborto vieppiù astratta e accuratamente dissociata da quegli interrogativi etici e da quelle difficoltà che costituiscono, nella realtà della vita di tutti i giorni, l’umanissima trama anche psicologica di un atto dalle conseguenze tanto irreparabili. In sintesi, l’aborto solo come «progresso» e «conquista». L’aborto, pure, evocato con un acronimo fulmineo: “Ivg”, interruzione volontaria di gravidanza.
Esprimendo nelle ultime ore «tristezza», la Conferenza dei vescovi francesi (Cef) ha nuovamente messo a fuoco queste scissioni abusive: «Volgendosi verso chi pensa di ricorrere all’aborto, in particolare alle donne in situazione di malessere, la Cef ribadisce che l’aborto, che attenta alla vita fin dal suo inizio, non può essere visto sotto l’unica angolazione del diritto delle donne. La Cef deplora che il dibattito intrapreso non abbia evocato i dispositivi di aiuto a chi vorrebbe tenere il bambino».
In effetti, gli interessi del nascituro, come le questioni etiche inerenti alla figura paterna, sono stati ampiamente rimossi dal dibattito politico. I vescovi hanno così osservato: «Proprio mentre sono messe in luce le numerose violenze verso le donne e i bambini, la Costituzione del nostro Paese si sarebbe onorata iscrivendo la protezione delle donne e dei bambini».
Sullo sfondo, in controtendenza rispetto a Germania e Italia, cresce un indicatore statistico che solo alcune associazioni a difesa della vita cercano regolarmente di ricordare ai francesi: il rapporto fra gli aborti e il numero di nascite. Con 234.300 aborti su 726mila nascite nel 2022, ovvero un aborto ogni 3 nascite, questo dato è cresciuto di oltre il 10% rispetto al 2021. Cifre che sembrano attestare crudamente la banalizzazione in corso.
Più volte, negli ultimi anni, i vescovi francesi hanno già interrogato la coscienza del Paese: «Come potremmo vedere questa realtà drammatica come il solo esercizio di un diritto per le donne, o ancora come un progresso? Non è forse soprattutto il segno del fallimento di tutta la società nell’educare e accompagnare, nel sostenere a livello sociale, economico e umano quelli che ne hanno bisogno?».
Nelle ultime ore hanno preso nuovamente posizione pure alcune associazioni abituate ogni giorno a incontrare la vulnerabilità e la solitudine di tante donne poste di fronte a una gravidanza che le ha spiazzate.
Per Alliance Vita la costituzionalizzazione «è non solo ingiustificata e pericolosa, ma anche totalmente incoerente con l’emergenza sociale». Al riguardo, la nota ong per la vita chiede «un’inchiesta sulle cause e conseguenze dell’Ivg e l’organizzazione di una vera politica di prevenzione».
Sul piano giuridico, non mancano forti timori a proposito di future relativizzazioni dell’obiezione di coscienza del personale medico e ospedaliero, che trarrebbero spunto proprio dal dettato costituzionale. In proposito, ha sottolineato la Fondazione Jérôme Lejeune, «le conseguenze sulla libertà di coscienza dei medici possono essere disastrose». Inoltre, la costituzionaliz-zazione «accelera la deriva eugenista nella società» francese.
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