@ - La bandiera bianca invocata dal Papa, e in parte ribadita nell'Angelus della domenica, si è trasformata in un vessillo della discordia che ha generato polemiche quasi bipartisan sull'asse Mosca-Kiev.
Kiev al Papa: "Mai bandiera bianca"© Fornito da Il Giornale
A sferrare il primo colpo contro Bergoglio è stato l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, che in un post sul social X ha scritto: «Quando si parla di tre guerre mondiali, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla Seconda guerra: qualcuno ha parlato allora seriamente di pace parlando con Hitler di bandiera bianca per soddisfarlo?». E ancora, in diretta su RaiNews24: «Non si può negoziare con chi è riconosciuto criminale dal diritto internazionale. Putin sta scatenando la terza guerra mondiale, e forse ha ragione Macron a chiedere passi concreti verso una presenza della Nato sul territorio ucraino, come garante di una vittoria su quel male che è fonte dei problemi del mondo». Yurash in settimana incontrerà Bergoglio per un chiarimento invocato da entrambe le diplomazie.
Le reazioni si susseguono. Compresa quella della comunità di Kiev in Italia. Per il presidente Oles Horodetskyy le parole del pontefice sono «sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa». E aggiunge: «Proprio in questo momento difficile, quando gli aiuti americani sono bloccati e l'Ucraina rischia di rimanere isolata, sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente». Secondo Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa greco-cattolica di Kiev, «l'Ucraina non ha la possibilità di arrendersi», e Zelensky ritiene che solo con l'uso delle armi si potrà chiudere la partita: «La nostra voglia di sopravvivere e di vivere può far perdere la guerra a Mosca».
Il ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba, scaccia via dalla mente qualsiasi idea di bandiere bianche, ribadendo che l'unico vessillo rimarrà quello giallo e blu. «Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non ne isseremo mai altre». Kuleba ringrazia Bergoglio «per le sue costanti preghiere per la pace», lo invita in visita pastorale a Kiev, ma non si sottrae dal lanciare un dardo: «Il più forte è colui che, nella battaglia tra il bene e il male, si schiera dalla parte del bene anziché tentare di metterli sullo stesso piano chiamandoli negoziati».
L'appello del Papa apre invece una piccola breccia nella muraglia russa. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, sentita dall'Ansa, ritiene che nell'appello per i negoziati Bergoglio sta parlando con l'Occidente e non con Kiev. «Per come la vedo io, il Papa chiede all'Occidente di mettere da parte le proprie ambizioni e ammettere che sono stati commessi degli errori. Noi non abbiamo mai bloccato i negoziati». In serata, dopo aver sentito il ministro degli Esteri polacco Sikorski affermare che alcuni alleati Nato hanno già inviato le loro truppe a Kiev, la Zakharova ha chiesto esplicitamente a Stoltenberg di «uscire allo scoperto e smettere di negare l'evidenza».
Nel fuoco incrociato delle dichiarazioni, il presidente lettone Rinkevics invita il Vaticano a incoraggiare Mosca a ritirare le truppe. «La pace arriverebbe immediatamente senza bisogno di negoziati. Non dobbiamo capitolare davanti al male, ma combatterlo e sconfiggerlo», mentre il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, difende le frasi del Papa e ribadisce l'offerta di Erdogan a ospitare un vertice di pace in cui sia presente anche la Russia.
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