sabato 11 ottobre 2025

Decalogo Alzheimer. Regole per proteggere la salute del cervello

 @In occasione della XXXII Giornata Mondiale Alzheimer la Federazione Alzheimer Italia presenta un ’Decalogo per la prevenzione della demenza’, elaborato da Simone Salemme, neurologo e consulente dell’Istituto Superiore di Sanità, e da Davide Mangani, ricercatore immunologo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona.

Decalogo Alzheimer. Regole per proteggere la salute del cervello

Il documento raccoglie le più recenti evidenze scientifiche e traduce la ricerca in indicazioni concrete, con una doppia prospettiva: quella del singolo, che può adottare comportamenti protettivi nella vita quotidiana, e quella della società. Governi e Istituzioni, infatti, sono chiamati a mettere in campo politiche pubbliche e scelte strutturali a tutela della salute cerebrale collettiva.

"Oggi sappiamo che la prevenzione è una leva potente – afferma Simone Salemme – fino al 40% dei casi di demenza potrebbe essere evitato o ritardato intervenendo sui fattori di rischio modificabili". "Il decalogo unisce responsabilità individuali e responsabilità collettive – aggiunge Davide Mangani – È un invito a ciascuno di noi, ma anche alla politica, alle Istituzioni e a tutta la comunità, ad agire per costruire un futuro con un minore impatto della demenza".

La prima regola è tenere la pressione arteriosa sotto controllo proteggendo cuore e cervello. Il singolo può misurare regolarmente la pressione, seguire le cure prescritte, ridurre l’uso del sale, mantenere uno stile di vita attivo, tenere sotto controllo il peso. La società deve promuovere screening diffusi, facilitare l’accesso ai farmaci, progettare città che incoraggino il movimento, con parchi e piste ciclabili. Il secondo avvertimento riguarda il colesterolo Ldl che se alto aumenta il rischio di demenza e ictus. Il singolo può tenere sotto controllo i livelli dei lipidi, seguire una dieta mediterranea, fare attività fisica, non fumare e limitare l’alcol. La società può aiutarli offrendo check-up cardiovascolari accessibili, garantire l’accesso a farmaci e terapie.

Terzo comandamento’ proteggere l’udito la cui perdita favorisce isolamento e declino cognitivo. Il singolo può fare screening dopo i 60 anni e usare gli apparecchi acustici aiutato dalla società che ha il dovere di renderli più accesibili. Quarta regola proteggere la vista, anche in questo caso il consiglio è di sottoporsi regolarmente a visite oculistiche, avvalersi di occhiali o lenti adeguati. La società può ridurre le liste d’attesa per gli interventi, promuovere screening visivi.

Quinto consiglio fare attività fisica regolare, il movimento è una delle armi più efficaci per la salute del cervello. Sesto adottare un’alimentazione di tipo mediterraneo che protegge da infiammazione e declino cognitivo. Occorre consumare frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce, olio d’oliva e limitare zuccheri e cibi processati. Settima regola smettere di fumare e contenere l’uso dell’alcol. Tabacco e alcol danneggiano i vasi, alzano la pressione e favoriscono infiammazione e atrofia cerebrale.

All’ottavo posto ci sono l’attenzione a patologie come il diabete e monitorare peso e salute metabolica. Il diabete di tipo 2 e l’obesità aumentano il rischio di demenza. Il singolo può monitorare glicemia e peso, seguire le terapie, adottare uno stile di vita sano, dormire a sufficienza e fare attenzione allo stress eccessivo. La società deve attivare programmi di prevenzione, facilitare l’accesso a nutrizionisti, adottare politiche che limitino il consumo di bevande zuccherate, promuovere politiche per garantire equità nell’accesso a cibi sani. Al nono posto la necessità di mantere una mente attiva e le relazioni sociali, infatti gli stimoli mentali rafforzano la riserva cognitiva. Il singolo può imparare cose nuove, coltivare hobby, partecipare ad attività sociali, chiedere aiuto in caso di depressione. La società deve garantire un’istruzione di qualità fin dall’infanzia, promuovere centri comunitari e biblioteche, sostenere università della terza età, garantire servizi di salute mentale accessibili.

Infine attenzione ai rischi ambientali e ai traumi: incidenti e inquinamento atmosferico pesano anche sulla salute cerebrale. Il singolo deve proteggersi indossando il casco in bici o in monopattino e usare protezioni adeguate, la società deve proteggerlo dell’inquinamento.

mercoledì 1 ottobre 2025

Benedetta Scuderi sulla Flotilla: «So bene di rischiare l’arresto»

@«So bene di rischiare l’arresto, lo avevamo messo nel conto, ma andremo avanti». Sono ore concitate quando risponde al telefono, a sera, Benedetta Scuderi , 34enne eurodeputata di Avs, espressione di Europa Verde.

Benedetta Scuderi sulla Flotilla: «So bene di rischiare l’arresto»© Fornito da Avvenire

A bordo della nave Morgana è ormai vicinissima alla zona a rischio che il nostro governo ha ricollocato a 150 miglia dalla costa. «E noi siamo a solo 180 miglia», ci dice. Questo vuol dire che in piena notte, dopo che la fregata Alpino riterrà conclusa la sua missione, chi vorrà proseguire senza più la scorta assicurata ai nostri connazionali dalla Marina lo farà a suo rischio e pericolo.

Emerge una differente valutazione sul da farsi con i colleghi del Pd che sono sulla nave Karma e che si fermeranno al primo alt.

Non direi. Al di là delle differenze che possono esserci, o apparire tali sul piano verbale, sul piano sostanziale abbiamo lo stesso obiettivo: arrivare fino a Gaza per rompere un blocco e aprire un canale umanitario stabile.

Ma di fronte all’intimazione dell’alt da Israele, con il governo che a 150 miglia dalla costa vi invita a non proseguire e Mattarella che vi ha invitato ad affidare gli aiuti al Patriarcato di Gerusalemme, si preannunciano decisioni diverse fra voi. Lei prosegue?

Nessun dubbio, ci atterremo alle decisioni che verranno prese dalla direzione della missione, intenzionata ad andare fino in fondo. Agiremo con i mezzi della non violenza, convinti di avere dalla nostra il diritto internazionale, essendo la nostra una missione umanitaria.

Israele la pensa diversamente e ha pensato bene di accusarvi di essere finanziati da Hamas.

Nei confronti di Hamas c’è la nostra totale presa di distanza. Quanto a Israele, non è una novità che pensi questo senza averne alcuna prova. La novità è che lo dica a chiare lettere in un giorno in cui ci si poteva aspettare qualche parola distensiva. Non so dire se così si stia preparando la strada per trarre in arresto qualcuno che considera legato ad Hamas.

Temete attacchi?

Israele ha escluso mezzi violenti.

Ma l’arresto lo ha messo nel conto?

Assolutamente sì, è una delle cose considerate già all’atto d imbarcarci, anche se non so prevedere che cosa potrà accadere di qui a poco.

Ma come giudica la decisione del governo di fissare a 150 miglia la zona a rischio, oltre la quale non vi garantisce più protezione?

Una decisione assurda, inaccettabile. Ci avevano promesso protezione entro le acque internazionali, ora invece si fermano più di 100 miglia prima, perché è da lì che sono avvenuti episodi precedenti. In pratica è come se si trasformassero i soprusi di Israele in una prassi da rispettare.

Mattarella non andava ascoltato?

Siamo qui per sopperire all’inerzia delle istituzioni europee. Ho molto apprezzato le sue parole di considerazione del valore della missione. E se attraverso la Chiesa sarà possibile ripristinare un canale umanitario stabile noi saremo felici. Vorrà dire che il nostro scopo sarà stato raggiunto.

Il piano della Casa Bianca per Gaza può contribuire ad alleggerire la tensione?

È stato un incontro sbilanciato e d’altronde la nostra situazione non mi pare sia stata affrontata. Il tempo è pochissimo per poter sperare in novità dall’esito di quel negoziato appena avviato.

domenica 28 settembre 2025

Dombrovskis: Mosca e Ue già in una guerra ibrida. Lavrov: pronti a rispondere

@ -  Nuove provocazioni, nei cieli sulla sterminata frontiera dell’Est Europa. Venerdì sera, ha riferito la polizia, «uno o due droni» sono stati avvistati sopra la base militare di Karup, la più grande della Danimarca. Per le autorità danesi un «attacco ibrido» durato alcune ore. I droni, ha precisato l’ufficiale Simon Skelsjaer «non sono stati abbattuti».

Dombrovskis: Mosca e Ue già in una guerra ibrida. Lavrov: pronti a rispondere© 
Fornito da Avvenire

Nessuna dichiarazione, invece, sulla loro provenienza. Per alcune ore, per precauzione, la base militare è stata chiusa come pure il vicino aeroporto civile di Midtjylland.

Nei giorni scorsi episodi simili erano già stati denunciati da Copenaghen: giovedì il premier danese Mette Frederiksen aveva parlato di «attacchi ibridi» puntando esplicitamente il dito sul Cremlino. Pure la Norvegia ha fatto sapere di stare indagando su «possibili avvistamenti di droni» ieri mattina nei pressi della base militare di Orland, la più grande e che ospita i suoi F-35. Le indagini su quanto accaduto, ha precisato il governo di Oslo, sono ancora in corso.

Segnali evidenti di una pressione militare crescente: anche di questo si occuperà il vertice informale dei capi di stato e di governo in programma mercoledì e giovedì a Copenaghen, capitale della Danimarca presidente di turno dell’Ue. Una vigilia di tensione, con il commissario Ue alla Difesa Valdis Dombrovskis che non usa mezzi termini: quello che il Cremlino sta mettendo in campo «disinformazione», «sabotaggio», «uso dell’immigrazione clandestina come arma» ha avvertito il commissario Ue intervistato da France24: questa «è già una guerra ibrida con Mosca» che «parla apertamente di invadere altri Paesi, anche Ue e Nato» ha aggiunto il politico lettone. Da qui per il commissario Ue, l’urgenza del “muro di droni” sul fianco Est dell’Unione. Non meno esplicito il ministro dell’Interno tedesco Alexander Dobrindt: «Stiamo assistendo a una costante minaccia ibrida», ha detto. La Germania, secondo la Bild, è intenzionata a modificare la legge sulla sicurezza per consentire, in precise circostanze, alle Forze armate di abbattere droni che violino lo spazio aereo.

Allerta strategica condivisa. L’altra notte il presidente Usa Donald Trump, incontrando Volodymyr Zelensky a margine dell’Assemblea generale Onu, faceva sapere di essere pronto a togliere il veto all’uso di missili a lungo raggio in grado di colpire il territorio della Russia. Ieri pomeriggio anche la Nato ha alzato i toni. Le violazioni da parte della Russia dello spazio aereo di numerosi Paesi Nato, sono «atti sconsiderati» che «mettono in pericolo vite umane» e di cui «la Russia ne ha la piena responsabilità» ha dichiarato a Riga l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza , alla vertice dei capi di Stato maggiore. «La risposta dell'Alleanza è stata vigorosa e continuerà a rafforzarsi» ha concluso l’ammiraglio.

Dall’Assemblea generale Onu è giunta la replica di Sergeij Lavrov. Per il ministro degli Esteri russo non vi è alcun piano di attacco a Paesi Nato ed Ue: «La Russia non ha e non ha mai avuto tali intenzioni». Anzi, «nutriamo qualche speranza per la continuazione del dialogo russo-americano, soprattutto dopo il vertice in Alaska». E riferendosi al Medio Oriente ha accusato Israele di volere una sorta di «colpo di Stato» per «seppellire le decisioni dell’Onu sulla creazione di uno Stato palestinese». Ma, ha avvertito rivolto alla Nato, «qualsiasi aggressione avrà una risposta decisa».

Da segnalare, sempre nella guerra dei cieli, la denuncia di Zelensky di un misterioso sconfinamento fra Ucraina e Ungheria «di droni da ricognizione, probabilmente ungheresi». L’obiettivo, pare, un monitorare di alcune industrie militari. Secca la smentita di Budapest: Zelensky «sta perdendo la testa» ha scritto il ministro degli Esteri ungherese Szijjarto su X. Ma sempre su X il ministro degli Esteri ucraino Sybiha replicava di avere le rotte esatte dei droni ungheresi e di aspettare chiarimenti da Budapest.

Prosegue pure lo scontro tra Kiev e Mosca. L’Ucraina ha neutralizzato l’altra notte 97 dei 115 droni lanciati dalla Russia che hanno colpito obiettivi in 6 diverse località. Colpiti da Mosca pure gli impianti energetici nel Cernihiv mentre il Cremlino ha rivendicato la conquista dei villaggi di Derylove e Maiske nel Donetsk, e dell'insediamento di Stepove nel Dnipropetrovsk. E si torna a parlare con preoccupazione della centrale atomica di Zaporizhzhia: Kiev ha accusato la Russia di aver provocato per il quarto giorno di fila un black-out La centrale dal 23 settembre è alimentata da generatori diesel di riserva e non ha scorte infinite. A Zaporizhzhia, ha detto giovedì il presidente dell’Aiea Rafael Grossi, in visita a Mosca, «si gioca col fuoco». Infine una partita politica decisiva si gioca pure in Moldavia, oggi al voto. La presidente Maia Sandu ha denunciato «pressioni crescenti di Mosca» mentre due partiti filorussi sono stati estromessi dalla consultazione.

domenica 21 settembre 2025

Ponte sullo Stretto, cosa dice la nuova lettera inviata dall’Ue e come ha risposto il governo

 @La Commissione europea ha inviato una nuova lettera al ministero dell'Ambiente per chiedere altri chiarimenti sul Ponte sullo Stretto, in particolare sull'impatto ambientale dell'opera sponsorizzata da Matteo Salvini.

Ponte sullo Stretto, cosa dice la nuova lettera inviata dall’Ue e come ha risposto il governo

Secondo quanto riporta Bloomberg, che ha visionato il contenuto della lettera, Bruxelles ha "individuato aree in cui sono necessari chiarimenti, nonché ulteriori misure che dovrebbero aiutare le autorità italiane" a sistemare alcune "carenze" prima di autorizzare l'avvio dei lavori.

L'interesse delle istituzioni europee si concentra sopratutto sull'impatto del Ponte su habitat, animali ed eventuali rischi di inquinamento atmosferico, acustico e idrico. In particolare la Commissione ha riferito di aver ricevuto diversi reclami in merito alla violazione dei vincoli ambientali del progetto e che le informazioni richieste le permetteranno di valutare l'opera nel modo più appropriato.

"Poche ore fa l'Unione europea ha trasmesso all'Italia una nuova lettera dura di chiarimenti riguardo al Ponte sullo Stretto di Messina, per le procedure attinenti ai vincoli ambientali, e anche un'altra alcuni giorni fa anche in risposta a una mia richiesta in materia di appalti", ha raccontato Angelo Bonelli, di Avs, a margine di un incontro elettorale per le regionali venete. "Salvini aveva gridato vittoria – ha aggiunto Bonelli – ma io chiedo a Giorgia Meloni come è stato possibile approvare una delibera al Cipess quando il governo era a conoscenza che c'erano problemi legati ai vincoli ambientali europei".

Il portavoce di Europa Verde ha quindi precisato che "il Dipartimento Ambiente dell'Unione Europea ha chiesto all'Italia la ragione per la quale ha proceduto sul Ponte sullo Stretto nonostante ci fossero dei vincoli ambientali europei. È una lettera che è stata trasmessa al governo italiano ieri insieme alla lettera di alcuni giorni fa, trasmessa sempre al governo italiano, per la violazione in materia di appalti pubblici", ha proseguito. "Siamo a una svolta: coloro i quali gridavano vittoria oggi devono spiegare agli italiani, in particolar modo la premier Meloni, la ragione per la quale sono andati avanti sapendo di violare le leggi e le direttive europee".
La risposta del Mit: "Dialogo positivo, Bruxelles avrà tutte le risposte"

Dall'altra parte il governo minimizza. Il ministero delle Infrastrutture ha espresso entusiasmo per il contenuto della lettera e ha assicurato che presto arriveranno tutti i chiarimenti richiesti. "La Commissione Europea ha ribadito la rilevanza strategica del Ponte sullo Stretto ed espresso soddisfazione per il positivo dialogo avviato con le autorità italiane: sono ottime notizie. Bruxelles riceverà tutte le risposte necessarie", hanno fatto sapere fonti del Mit. Mentre l'amministratore delegato dello Stretto di Messina, Pietro Ciucci, parla di "normale e prevista dialettica tra lo Stato italiano e l'Unione Europea". Dialettica che "è un chiaro sintomo di un virtuoso dialogo e, ancor di più, è la conferma della rilevanza strategica di un'opera che completa il più rilevante corridoio europeo nord-sud", ha aggiunto.

Secondo Bonelli invece, il Ponte sullo Stretto "si sta infrangendo contro le norme europee". "E nonostante Salvini ne fosse pienamente consapevole, ha impegnato 13,5 miliardi di euro di soldi pubblici, azzerando i fondi per il trasporto pubblico sostenibile, tagliando 1,6 miliardi dal fondo per la manutenzione di strade e ponti e dirottando oltre 6 miliardi di fondi di sviluppo e coesione destinati a ferrovie, scuole e sanità". Il deputato è sicuro che il Ponte "non si farà" perché è "un'opera illegale, insostenibile e dannosa per l'Italia. Destiniamo 13,5 mld per sanità, trasporto pubblico e la casa", ha ribadito.

Anziani non Soli: I 10 segnali precoci dell’Alzheimer: riconoscere i...

Anziani non Soli: I 10 segnali precoci dell’Alzheimer: riconoscere i...: @ -  Il 21 settembre si celebra la XXXII Giornata mondiale dell’Alzheimer, una patologia che in Italia affligge oltre un milione e 200mila...

mercoledì 17 settembre 2025

Mine, lanciarazzi e imboscate: i 2000 uomini di Hamas preparano la risposta a Israele

@Sono ore cruciali per il futuro della Striscia di Gaza. Le forze di difesa israeliane (Idf) sono entrate a Gaza City con l'obiettivo dichiarato di neutralizzare il "il covo di Hamas" nella città più grande e popolosa della Striscia. Pare che i militari di Tel Aviv ne controllino almeno il 40%.

Mine, lanciarazzi e imboscate: i 2000 uomini di Hamas preparano la risposta a Israele

"Se Hamas non rilascia gli ostaggi la Striscia sarà distrutta", ha avvertito il ministro della difesa israeliano, Israel Katz. Il piano - ha aggiunto - è quello di prendere Gaza City in quanto "principale simbolo di governo di Hamas" e se la città dovesse cadere "cadranno anche loro". In un simile contesto l'organizzazione filo palestinese è pronta a combattere fino all'ultimo uomo mettendo in atto una nuova strategia.

La strategia di Hamas
Come fa notare Il Corriere della Sera, Hamas è in attesa che termini il primo assalto israeliano per poi rispondere a suon di imboscate. L'appello sarebbe arrivato dai vertici dell'organizzazione, adesso guidata da quattro dirigenti: il numero uno Ezzedine al Haddad; Raed Saad, responsabile degli armamenti e dell'area operativa; Mohammed Odeh, intelligence; Mohand Rajab, comandante dei reparti a Gaza City. Sotto di loro ci sarebbero numerose unità autonome, cellule incaricate di attendere il nemico per poi colpirlo.

Le imboscate sono organizzate utilizzando mine, granate magnetiche, ma anche lanciarazzi a doppia carica prodotti localmente, ordigni rudimentali e sfruttando la ragnatela dei tunnel sotterranei. Le Idf faranno di tutto per evitare di restare immobili. Quando, infatti, i militari israeliani si fermano a presidiare postazioni fisse hanno sempre dovuto fare i conti con le cellule rivali. Che spuntano dal nulla, colpiscono e molto spesso riescono pure a infliggere ingenti danni. Le autorità di Tel Aviv ritengono che le Brigate Ezzedine al Qassam abbiano perso la maggior parte dei battaglioni e che tutto, o quasi, ruoti attorno a nuclei ridotti.

L'avanzata delle Idf
L'esercito israeliano valuta che per portare a buon esito l'operazione serviranno "diversi mesi", ma "non ci sono limiti di tempo". Il portavoce delle Idf, Effie Defrin, ha dichiarato che le forze armate faranno "del loro meglio" per proteggere gli ostaggi ma Hamas "sfrutta la popolazione civile come scudo umano". Pesanti bombardamenti hanno colpito Gaza City e le truppe hanno iniziato ad avanzare dalla periferia dopo settimane di attacchi aerei e di preparazione al nuovo assalto.

Un funzionario militare israeliano, intercettato dall'Associated Press, ha affermato che la "fase principale" dell'operazione nella città di Gaza è iniziata e che le truppe hanno iniziato a muoversi. La fonte ha quindi spiegato che l'esercito israeliano ritiene che a Gaza City siano rimasti dai 2.000 ai 3.000 militanti di Hamas, oltre ai tunnel utilizzati dal gruppo.

Le capacità militari dell'organizzazione filo palestinese sono state notevolmente ridotte. Ora – è la conferma del funzionario dell'Idf - condurebbe principalmente attacchi di guerriglia, con piccoli gruppi di combattenti che piazzano esplosivi o attaccano avamposti militari prima di disperdersi. Una minaccia che Israele intende comunque spazzare via.

martedì 16 settembre 2025

quali sono le origini e/o la discendenza del popolo palestinese

A.I. - Le origini del popolo palestinese sono complesse e affondano le radici in millenni di storia, intrecciandosi con le vicende di molte civiltà del Levante mediterraneo.

Origini antiche
Il termine “Palestina” deriva dal greco Palaistine, che traduce il nome ebraico Peleshet, riferito alla terra dei Filistei, un popolo di origine probabilmente cretese che si stabilì lungo la costa meridionale del Levante intorno al XII secolo a.C..
La regione ha visto insediamenti umani fin da epoche preistoriche, con popolazioni cananee, israelite, filistee e successivamente greche, romane, bizantine, arabe e ottomane.

Discendenza e identità moderna
La maggior parte dei palestinesi odierni discende da popolazioni arabe che vivevano in Palestina durante il periodo dell’Impero Ottomano (1516–1917). Queste comunità erano composte da agricoltori, commercianti e clan familiari, prevalentemente musulmani sunniti, ma anche cristiani e drusi.
Il concetto moderno di “popolo palestinese” comincia a consolidarsi nel tardo XIX secolo e nei primi decenni del XX, in risposta all’immigrazione sionista e alla crescente tensione politica nella regione.

Elementi identitari fondamentali includono:
La lingua araba palestinese
L’appartenenza a villaggi e clan locali
La religione (principalmente islam sunnita)
L’attaccamento alla terra storica di Filasṭīn, considerata sacra

Rappresentanza e diaspora
Il popolo palestinese è rappresentato a livello internazionale dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), fondata nel 1964 e riconosciuta dall’ONU nel 1974.
Oggi, i palestinesi vivono non solo nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, ma anche in Israele, Giordania, Libano, Siria e in una vasta diaspora globale.

tutte le discendenze

La discendenza del popolo palestinese è il risultato di un lungo intreccio storico e culturale che coinvolge molte civiltà del Levante. Non esiste una “lista chiusa” di discendenze, ma possiamo ricostruire le principali influenze etniche e culturali che hanno contribuito alla formazione dell’identità palestinese.

Principali discendenze del popolo palestinese

1. Cananei (circa 3000–1200 a.C.)
Popolazione semitica autoctona del Levante.
Considerati tra i primi abitanti stabili della regione.

2. Filistei (circa 1200–600 a.C.)
Popolo probabilmente di origine egea (forse da Creta).
Si stabilirono lungo la costa meridionale (Gaza, Ashkelon, Ashdod).

3. Israeliti e Giudei antichi
Presenti nella regione in epoca biblica.
Alcuni gruppi palestinesi moderni potrebbero avere antenati ebrei convertiti all’Islam o al cristianesimo nel corso dei secoli.

4. Assiri, Babilonesi, Persiani
Dominatori successivi che influenzarono la cultura e la composizione etnica locale.

5. Greci e Romani
Dopo le conquiste di Alessandro Magno e l’Impero Romano, la regione fu profondamente ellenizzata e romanizzata.

6. Bizantini (IV–VII secolo)
Periodo cristiano con forte influenza greco-cristiana.

7. Arabi musulmani (dal VII secolo)
Con la conquista islamica, la lingua araba e la religione islamica divennero dominanti.
La maggior parte dei palestinesi moderni discende da queste popolazioni arabe.

8. Crociati e Mamelucchi
Brevi dominazioni europee e turco-egiziane che lasciarono tracce culturali.

9. Ottomani (1516–1917)
Lunga dominazione turca che consolidò l’identità araba della popolazione locale.
Molti clan palestinesi si formarono in questo periodo.

10. Popolazioni beduine e nomadi
Gruppi arabi nomadi che si stabilirono nella regione e contribuirono alla cultura palestinese.

Eredità culturale e genetica
Studi genetici mostrano una forte continuità con le popolazioni levantine antiche.
La cultura palestinese è un mosaico di influenze semitiche, mediterranee, islamiche e cristiane.

Posso approfondire una di queste discendenze o mostrarti come si riflettono nella cultura palestinese moderna—dalla musica alla cucina, dai dialetti alle tradizioni familiari. Vuoi esplorare qualche aspetto in particolare?

Qual è l'impatto della cultura araba sulla Palestina? Puoi fornire esempi della cultura palestinese moderna? Come si è evoluta l'identità palestinese nel tempo?

lunedì 15 settembre 2025

La Russia schiera i missili Iskander ai confini della Nato, capitali europee a rischio attacco: ecco quali e dove sono posizionati

@ - Che l'esercitazione congiunta di Russia e Bielorussia ai confini della Nato fosse solo un pretesto per una nuova provocazione? Mosca ha posizionato i sistemi missilistici Iskander-M nella regione di Kaliningrad durante l'operazione militare Zapad-2025, come ricostruito dal sito militare United-24. La minaccia è reale, perché sono armi che, dove sono state portate, possono colpire diversi paesi dell'Alleanza.

La Russia schiera i missili Iskander ai confini della Nato, capitali europee a rischio attacco: ecco quali e dove sono posizionati© - licenza temporanea -

Dove sono stati posizionati
Il 13 settembre almeno due lanciatori che trasportavano missili balistici 9M723 sono stati avvistati sull'autostrada E28 nei pressi di Kudryavtsevo, a circa 35 chilometri dal confine polacco. Secondo quanto riportato da Defense Express, è il gruppo OSINT “CyberBoroshno” ha geolocalizzato il dispiegamento e ha confermato che i sistemi erano diretti verso ovest, verso la Polonia.

I Paesi sotto minaccia
Il missile 9M723 ha una gittata massima stimata di 500 chilometri. Questo vuol dire che potrebbe colpire gran parte della Lituania, compresa Vilnius, la Lettonia con Riga, e circa un terzo dell'Estonia. Ma la Polonia, compresa Varsavia, rientra nel raggio d'azione, così come alcune parti della Germania, l'isola di Bornholm in Danimarca e la Svezia meridionale. Berlino e Stoccolma restano a poco meno di 100 chilometri dalla portata del missile.

Il Messaggero
Le immagini delle esercitazioni militari russe "Zapad-2025"
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Il video
Il filmato che mostra i missili trasportati lungo l'autostrada è stato pubblicato da Clash Report. Nella clip si vedono i lanciatori Iskander a Kaliningrad, che i ricercatori OSINT avevano identificato come diretti verso Varsavia e Lublino. La Russia, come ricorda Defense Express, ha inizialmente dislocato temporaneamente i sistemi Iskander a Kaliningrad nel 2007. Mentre il dispiegamento permanente è iniziato nel 2018, dopo il riarmo della 152ª Brigata missilistica. Le ragioni? Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva giustificato la mossa come una risposta a quelle che Mosca definì "azioni distruttive della NATO".

La minaccia
Gli analisti sottolineano che la mobilità dell'Iskander ne complica il rilevamento e ne consente un rapido riposizionamento. La Nato non ha tardato a muoversi, dopo l'invasione su vasta scala dell'Ucraina ha elaborato piani di emergenza per neutralizzare le minacce provenienti da Kaliningrad.

«La Russia ci pone di fronte a una sfida in termini di massa e velocità - ha detto il generale Christopher Donahue del Comando Europeo degli Stati Uniti -, e abbiamo sviluppato soluzioni che ci consentono di contrastare efficacemente questa minaccia».

sabato 13 settembre 2025

Nato, risposta alla Russia: via all'operazione Sentinella Orientale

 @ -  La Nato schiera la 'Sentinella Orientale' dopo la violazione dello spazio aereo della Polonia. L'alleanza lancia l'operazione 'Eastern Sentry' che inizia "immediatamente", anche se ci vorrà qualche giorno per arrivare alla piena operatività. Lo spiegano, in conferenza stampa a Bruxelles, il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Mark Rutte, e il comandante supremo alleato per l'Europa (Saceur), Alexus G. Grynkewich.

Nato, risposta alla Russia: via all'operazione Sentinella Orientale

"Siamo preparati e pronti a difendere ogni centimetro di territorio – afferma il politico olandese – abbiamo schierato la Sentinella Baltica all'inizio di quest'anno, per aiutare a salvaguardare le infrastrutture critiche da comportamenti sconsiderati nel Mar Baltico. Il generale Grynkewich e io siamo qui per annunciare che la Nato lancia la Sentinella Orientale, per rafforzare ulteriormente la nostra posizione lungo il nostro fianco orientale".

Questa attività militare, aggiunge Rutte, "inizierà nei prossimi giorni e coinvolgerà una serie di risorse da alleati tra cui Danimarca, Francia, Regno Unito, Germania e altri. Oltre alle capacità militari più tradizionali, questo sforzo includerà anche elementi progettati per affrontare le sfide particolari associate all'uso dei droni. La Sentinella Orientale aggiungerà flessibilità e forza alla nostra posizione e chiarirà che come alleanza difensiva siamo sempre pronti a difendere" il territorio alleato. La svolta è necessaria perché la Russia è sempre più "spericolata" nella sua condotta sul fianco orientale della Nato, anche se l'Alleanza non ha ancora appurato se la violazione dei cieli polacchi ad opera di droni russi l'altroieri sia stata "intenzionale" oppure no. Anche se quella verificatasi in Polonia "è stata la maggiore concentrazione di violazione dello spazio aereo" ad opera della Russia registrata finora dalla Nato, afferma Rutte, "quello che è successo mercoledì non è stato un incidente isolato. L'incoscienza della Russia nei cieli lungo il nostro fianco orientale sta aumentando di frequenza. Abbiamo visto droni violare i nostri cieli in Romania, Estonia, Lettonia e Lituania. E' inaccettabile. Che sia stato intenzionale o meno, è pericoloso", conclude. Grynkewich spiega che l'operazione partirà "subito", poiché gli ordini sono già stati dati, anche se occorrerà qualche tempo per raggiungere la piena operatività. "Ho emesso l'ordine stasera per l'inizio di Eastern Sentry – spiega – l'ordine è stato emesso all'inizio di questa conferenza stampa e quindi le operazioni partono immediatamente sotto la mia autorità". Per il generale, "ci vorrà del tempo per mettere tutto insieme, con i nuovi contributi che sono arrivati. Continueremo a lavorare su questo e a perfezionare la progettazione dell'operazione andando avanti, ma inizia immediatamente" L'operazione "coprirà l'intero fianco orientale dell'alleanza, dall'estremo nord al Mar Nero e al Mediterraneo, ovunque potremmo vedere una minaccia da parte dei russi. Sarà modellata sulla Baltic Sentry, che è un'operazione di grande successo", conclude. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

giovedì 11 settembre 2025

Perché i droni russi hanno sconfinato in Polonia

@ - Nella notte appena trascorsa, durante l'ennesimo massiccio attacco di droni russi in Ucraina, una parte di essi ha sconfinato penetrando in Polonia.


Parlando prima di una riunione di emergenza del governo, il primo ministro polacco Donald Tusk ha affermato che lo spazio aereo è stato violato da un numero “enorme” di droni russi, mentre l'aeronautica militare ucraina riferisce che 8 di essi hanno sconfinato verso la Polonia. Tusk ha anche affermato che i droni, di tipo Geran-2, che rappresentavano una minaccia sono stati abbattuti da piloti polacchi e della NATO (con l'aiuto di F-35 olandesi). “Questa è la prima volta che droni russi vengono abbattuti sul territorio di un Paese della NATO. Tutti i nostri alleati stanno prendendo la situazione molto seriamente. Non abbiamo registrato vittime”, ha affermato il primo ministro polacco, aggiungendo che si è trattato probabilmente di una “provocazione su vasta scala” da parte della Russia.

La tensione tra Polonia e la Russia è aumentata, e non solo per via dell'intrusione dei droni come vedremo, al punto che la Forza di Difesa Territoriale polacca ha annunciato la riduzione dei tempi di presentazione per i soldati. La forza, composta da soldati professionisti e volontari part-time, ha chiesto ai soldati di quattro province orientali di presentarsi entro sei ore qualora ricevessero una richiesta. Una modifica dei tempi di mobilitazione effettuata in risposta a quella che il reparto definisce una “violazione dello spazio aereo polacco e dispiegamento di squadre di ricerca e soccorso a terra”.

La Polonia, nella giornata di martedì, ha annunciato la chiusura totale del confine con la Bielorussia a partire da giovedì 11 in risposta a un'importante esercitazione militare russa. Mosca sta per dare il via all'esercitazione Zapad 2025, un'esercitazione congiunta con la Bielorussia, che si tiene circa ogni quattro anni per simulare uno scontro con i paesi NATO nell'Europa orientale. L'edizione del 2023 è stata rinviata, per motivazioni belliche, e il suo recupero quest'anno ha destato allarmi nelle cancellerie dei Paesi orientali dell'Alleanza Atlantica con la motivazione che la mobilitazione delle forze russe durante l'edizione del 2021 ha preceduto l'invasione dell'Ucraina.

Tusk ha affermato che le esercitazioni “molto aggressive” hanno spinto Varsavia a chiudere il confine con la Bielorussia, aggiungendo che “stiamo affrontando un numero crescente di provocazioni da parte di Russia e Bielorussia”. Zapad 2025 (Ovest in russo), che si svolgerà dal 12 al 16 settembre, coinvolgendo decine di migliaia di soldati russi e bielorussi in manovre nei pressi di Polonia e Lituania.

Tornando allo sconfinamento dei droni russi di stanotte, è difficile pensare che si sia trattato di un incidente considerando il numero dei Geran-2 coinvolti: le stime più verosimili parlano di una decina di loitering munitions (munizioni vaganti) che hanno violato lo spazio aereo polacco e si sono addentrati per chilometri nel Paese, provocando anche la chiusura temporanea dell'aeroporto di Varsavia per sicurezza. Un incidente avrebbe coinvolto, come già accaduto, qualche singolo drone, invece da quello che sappiamo da fonti OSINT (Opern Source Intelligence), è stato un piccolo sciame di droni a sconfinare dal territorio ucraino.

Molto probabilmente la Russia ha voluto rispondere, in modo alquanto provocatorio, alla chiusura del confine polacco con la Bielorussia e al contempo dimostrare una volta di più che non è solo lo spazio aereo russo a essere permeabile a questo tipo di minaccia – particolarmente insidiosa – ma anche quello dell'Alleanza Atlantica. Abbattere un drone di piccole dimensione, come una loitering munition, è complicato e richiede lo schieramento di una serie di assetti per la sua individuazione, tracciamento e abbattimento. Assetti che la NATO non ha dispiegato lungo il suo fronte orientale, pertanto è ragionevole pensare che si sia trattato di un atto dimostrativo rivolto anche a saggiare le difese dell'Alleanza da questo tipo di minaccia.